24/07/2011
La Piazza non va in vacanza e martedì 26 luglio si riunirà nuovamente alle ore 21 in Piazzale Rondani (Monumento delle Barricate) per poi snodarsi in un corteo fino ai Portici del Grano.
Nonostante la grave situazione finanziaria della città che non sa dove recuperare i 14 milioni di euro che mancano per far quadrare il bilancio, nonostante gli arresti avrebbero reso opportuno quanto meno la discussione sull’azione di responsabilità verso Costa e Calestani, nonostante tutto questo il Consiglio Comunale si barrica dietro infradito e ombrelloni e chiude i battenti. Un atto di grande responsabilità, non c’è che dire. In una lettera di lacrime da coccodrillo, Vignali ha detto che avrebbe portato la città fuori dal guado prima di lasciare. Ora invece si fa un bel bagno mentre la barca affonda. Può perdere tempo in un inutile lettera a Maroni per lamentarsi degli insulti che gli esponenti del governo locale hanno ricevuto. Cosa si aspettavano? Un mazzo di rose?
Gli stessi che hanno provocato appositamente la piazza, che hanno provocato gli scontri, che hanno insultato i manifestanti platealmente anche in consiglio comunale, gli stessi che non hanno vergogna di aver creato un sistema di corruttele e affarismo adesso chiedono il pugno di ferro contro chi protesta.
Non pensavamo di far così paura, secondo il sindaco siamo pochi, sempre i soliti, pilotati da qualcuno, eppure facciamo paura, diamo fastidio. Ed in effetti è una cosa straordinaria che oggi a Parma a fine Luglio ci siano persone capaci di stare nove ore in piazza, senza servizi di panini e bibite come i raduni pro-Silvio targati Pdl. SI ribatterà che 700 persone, sono poche in una città di 170mila abitanti, ed è vero. Ma non siamo in paese in cui andare in piazza va di moda. Per vent’anni chi scendeva in piazza è stato stigmatizzato, insultato, si è fatta strada l’idea che manifestare sia una cosa pericolosa, al limite inutile perché tutto èp uguale a prima e non può cambiare nulla. I mezzi di informazione hanno contribuito non poco a formare quest’idea nella coscienza collettiva, perché chi protesta senza padrini e padroni fa paura. C’è bisogno di tirare fuori etichette e bolli, per cercare spesso e volentieri di allontanare il sospetto che si tratti di persone reali, comuni. SI tratta dei soliti, dei centri sociali, dei facinorosi.
Le persone normali secondo la nostra classe dirigente sono dei consumatori, dei clienti, che possono dare valutazioni sul prodotto, lamentarsi al limite, esprimersi in un sondaggio, in un televoto, ma non possono intervenire sui processi decisionali, non possono avere un’idea politica che non sia legata ad un partito, non possono esprimere idee eretiche, altrimenti smettono di essere persone, diventano etichette. E la protesta diventa una questione tribale, che non riguarda la società, ma piccole minoranze residuali, originali, gli alieni di cui vaneggiava Moine in un triste intervento di qualche settimana fa in consiglio comunale.
Invece siamo persone vere, lavoriamo, viviamo in città ci potete incrociare per strada, a far spesa, alla sera. Non siamo fantasmi. Ci siamo e siamo capaci prendere decisioni autonome. Forse Vignali non riesce a pensare a una cittadinanza diversa da quella edonistica che ha frequentato nelle sfarzose feste al castello di Felino o in pregiati privè di discoteche per cui faceva il pierre. Eppure c’è. Sappiamo dove andare e cosa fare anche senza pilota. Il vero pilotato è lui. Pilotato dal ras Villani, pilotato dagli industriali per i quali –e sono parole sue al Corsera- ha costruito le opere pubbliche che ritenevano necessarie. E questo noi l’avevamo chiaro da un pezzo, Metro, Inceneritore, Ponti d’oro, non servono ai cittadini, servono a chi li costruisce, che può beneficiare di soldi pubblici in un periodo di crisi.
Martedì sera partiremo simbolicamente da Piazzale Rondani, dove il monumento alle barricate giace quasi abbandonato, ma ancora capace di trasmettere la forza di quelle eroiche giornate d’agosto che hanno scritto la pagine più bella della storia recente della nostra città. Da lì partiremo per arrivare ai Portici del grano, ancora per chiedere le dimissioni. Una scelta difficile, perchè a fine Luglio fare una manifestazione è rischioso. Però è doveroso farla, doveroso per dare una risposta a chi dovrebbe rimandare le vacanze davanti a impegni più importanti come i consiglieri comunali, doveroso per dare un’opportunità alla città di far vedere che è diversa da chi finora li ha rappresentati e amministrati. Una città migliore di quella dei cantieri inquinati, della polizia municipale armata fino ai denti ma debole coi forti e forte coi deboli, migliore della città delle mazzette, dei debiti per arricchire gli imprenditori amici, della Parma da bere tutta apparenza, che nasconde il rudo sotto un bel tappeto colorato.
Un tappeto ormai troppo piccolo per nascondere la verità.
Una verità che vogliamo contribuire a far venire fuori, senza sconti a nessuno. Senza sconti agli industriali che adesso criticano Vignali dopo avercelo pubblicizzato, dopo averlo difeso e sostenuto anche quando era impossibile, dopo aver approfittato e lucrato sull’operato della giunta. Senza sconti alle opposizioni che hanno la responsabilità di aver denunciato solo tardivamente e sempre e rigorosamente dentro i palazzi le nefandezze che adesso stiamo scoprendo. Non abbiamo padrini, non abbiamo padroni. Noi siamo il terzo incomodo tra le macerie della città cantiere.
La Piazza
La Piazza non va in vacanza e martedì 26 luglio si riunirà nuovamente alle ore 21 in Piazzale Rondani (Monumento delle Barricate) per poi snodarsi in un corteo fino ai Portici del Grano.
Nonostante la grave situazione finanziaria della città che non sa dove recuperare i 14 milioni di euro che mancano per far quadrare il bilancio, nonostante gli arresti avrebbero reso opportuno quanto meno la discussione sull’azione di responsabilità verso Costa e Calestani, nonostante tutto questo il Consiglio Comunale si barrica dietro infradito e ombrelloni e chiude i battenti. Un atto di grande responsabilità, non c’è che dire. In una lettera di lacrime da coccodrillo, Vignali ha detto che avrebbe portato la città fuori dal guado prima di lasciare. Ora invece si fa un bel bagno mentre la barca affonda. Può perdere tempo in un inutile lettera a Maroni per lamentarsi degli insulti che gli esponenti del governo locale hanno ricevuto. Cosa si aspettavano? Un mazzo di rose?
Gli stessi che hanno provocato appositamente la piazza, che hanno provocato gli scontri, che hanno insultato i manifestanti platealmente anche in consiglio comunale, gli stessi che non hanno vergogna di aver creato un sistema di corruttele e affarismo adesso chiedono il pugno di ferro contro chi protesta.
Non pensavamo di far così paura, secondo il sindaco siamo pochi, sempre i soliti, pilotati da qualcuno, eppure facciamo paura, diamo fastidio. Ed in effetti è una cosa straordinaria che oggi a Parma a fine Luglio ci siano persone capaci di stare nove ore in piazza, senza servizi di panini e bibite come i raduni pro-Silvio targati Pdl. SI ribatterà che 700 persone, sono poche in una città di 170mila abitanti, ed è vero. Ma non siamo in paese in cui andare in piazza va di moda. Per vent’anni chi scendeva in piazza è stato stigmatizzato, insultato, si è fatta strada l’idea che manifestare sia una cosa pericolosa, al limite inutile perché tutto èp uguale a prima e non può cambiare nulla. I mezzi di informazione hanno contribuito non poco a formare quest’idea nella coscienza collettiva, perché chi protesta senza padrini e padroni fa paura. C’è bisogno di tirare fuori etichette e bolli, per cercare spesso e volentieri di allontanare il sospetto che si tratti di persone reali, comuni. SI tratta dei soliti, dei centri sociali, dei facinorosi.
Le persone normali secondo la nostra classe dirigente sono dei consumatori, dei clienti, che possono dare valutazioni sul prodotto, lamentarsi al limite, esprimersi in un sondaggio, in un televoto, ma non possono intervenire sui processi decisionali, non possono avere un’idea politica che non sia legata ad un partito, non possono esprimere idee eretiche, altrimenti smettono di essere persone, diventano etichette. E la protesta diventa una questione tribale, che non riguarda la società, ma piccole minoranze residuali, originali, gli alieni di cui vaneggiava Moine in un triste intervento di qualche settimana fa in consiglio comunale.
Invece siamo persone vere, lavoriamo, viviamo in città ci potete incrociare per strada, a far spesa, alla sera. Non siamo fantasmi. Ci siamo e siamo capaci prendere decisioni autonome. Forse Vignali non riesce a pensare a una cittadinanza diversa da quella edonistica che ha frequentato nelle sfarzose feste al castello di Felino o in pregiati privè di discoteche per cui faceva il pierre. Eppure c’è. Sappiamo dove andare e cosa fare anche senza pilota. Il vero pilotato è lui. Pilotato dal ras Villani, pilotato dagli industriali per i quali –e sono parole sue al Corsera- ha costruito le opere pubbliche che ritenevano necessarie. E questo noi l’avevamo chiaro da un pezzo, Metro, Inceneritore, Ponti d’oro, non servono ai cittadini, servono a chi li costruisce, che può beneficiare di soldi pubblici in un periodo di crisi.
Martedì sera partiremo simbolicamente da Piazzale Rondani, dove il monumento alle barricate giace quasi abbandonato, ma ancora capace di trasmettere la forza di quelle eroiche giornate d’agosto che hanno scritto la pagine più bella della storia recente della nostra città. Da lì partiremo per arrivare ai Portici del grano, ancora per chiedere le dimissioni. Una scelta difficile, perchè a fine Luglio fare una manifestazione è rischioso. Però è doveroso farla, doveroso per dare una risposta a chi dovrebbe rimandare le vacanze davanti a impegni più importanti come i consiglieri comunali, doveroso per dare un’opportunità alla città di far vedere che è diversa da chi finora li ha rappresentati e amministrati. Una città migliore di quella dei cantieri inquinati, della polizia municipale armata fino ai denti ma debole coi forti e forte coi deboli, migliore della città delle mazzette, dei debiti per arricchire gli imprenditori amici, della Parma da bere tutta apparenza, che nasconde il rudo sotto un bel tappeto colorato.
Un tappeto ormai troppo piccolo per nascondere la verità.
Una verità che vogliamo contribuire a far venire fuori, senza sconti a nessuno. Senza sconti agli industriali che adesso criticano Vignali dopo avercelo pubblicizzato, dopo averlo difeso e sostenuto anche quando era impossibile, dopo aver approfittato e lucrato sull’operato della giunta. Senza sconti alle opposizioni che hanno la responsabilità di aver denunciato solo tardivamente e sempre e rigorosamente dentro i palazzi le nefandezze che adesso stiamo scoprendo. Non abbiamo padrini, non abbiamo padroni. Noi siamo il terzo incomodo tra le macerie della città cantiere.
La Piazza
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