«La parata militare del 2 giugno, quest'anno, non si
svolgerà. Lo ha comunicato il ministro della difesa Arnaldo Forlani, con una
nota ufficiale. La decisione è stata presa a seguito della grave sciagura del
Friuli e per far sì che i militari e i mezzi di stanza al nord siano utilizzati
per aiutare i terremotati anziché per sfilare a via dei Fori imperiali».
Questo
accadeva nel 1976 all’indomani della terremoto del Friuli del quale molti di
noi portano sensazioni e paure ancora oggi.
Di
tutt’altro tono il proclama che arriva da Napolitano e della classe politica
istituzionale, giustificando lo sperpero di denaro per un evento futile in
questo momento, negandolo alle zone terremotate, giustificando questo delirio con
il senso di una unità nazionale (a parte Lega Nord per lo spirito secessionista
non certo per sensibilità umana; i padani doc non sanno, probabilmente, che
l’Italia appartiene all’estremo nord della placca africana la quale, a sua
volta, spinge contro quella europea ed il confine geologico sono le alpi), in
antitesi, di fatto, a ciò che la Nazione intera (cittadini, giornalisti,
intellettuali) chiede, cioè di annullarla.
L’inutilità
della Parata del 2 giugno è da tempo messa in discussione da più parti,
soprattutto non si capisce perché, nel 2012, più che festa della Repubblica,
cioè della cosa pubblica , rimanga nei fatti la festa dell’Esercito, ossia la
minima parte del tessuto sociale italiano, residuato della cultura fascista.
Si
farà e sarà, dicono, dedicata ai morti dell’Emilia; operai morti per colpa di
costruttori avidi che hanno cercato più il guadagno che la sicurezza delle
strutture, sulle vittime di persone rimaste intrappolate sotto le macerie delle
proprie case e di sacerdoti nelle loro parrocchie, al di la di come la si pensi, vittime innocenti.
Come mai terremoti in pianura padana? Come mai tante
vittime? Tante cascine sono crollate, uccidendo non solo esseri umani, ma che
animali, ma come mai strutture moderne sono cadute per la furia della natura?
Ci hanno detto sempre che questa parte d’Italia era
sicura, tranquilla dal punto di vista tellurico. Poi si scopre che nel 1500
nella stessa zona vi fu un devastante terremoto e che lo sciame sismico durò un
anno; si scopre che la pianura fu scrupolosamente mappata nelle sue viscere
nell’età d’oro delle ricerche petrolifere, cioè anni ’50-60, e che si conoscono
dettagliatamente tutti i sgreti degli stati profondi comprese le faglie. Forse
si dimentica che i Colli Euganei in Provincia di Padova sono di origine
vulcanica ed i paesi da quelle parti sono noti per le Terme, che la terra fuma
indice di attività.
Eppure le mappe ufficiali dell’Istituto Nazionale di
Geofisica e Vulcanologia ci hanno classificato di basso rischio.
A me sembra di rivivere il dramma del Vajont, tutti
sapevano, nessuno ha fatto nulla per evitare il dramma.
Da queste considerazioni, dalle evidenti molteplici colpe
(costruttori, profitti individuali, ragion di stato) mi chiedo se è giusto ancora una volta inchinarci di fronte alla ragion di
stato. Lancio un appello a tutte le
persone sensibili: boicottiamo i festeggiamenti del 2 giugno, impegnandoci in
prima persona per le popolazioni che hanno subito la negligenza dello Stato,
consapevoli che in ogni momento tutti noi possiamo essere al loro posto.
Chiedo al nuovo Sindaco, sig. Pizzarotti, che Parma non
aderisca ad una festa inutile, in segno di solidarietà e vicinanza alle persone
in difficoltà nelle zone terremotate.
Fabio Malandra (A)