CASA ANARCHICA si prefigge di essere parte dell'espressione libertaria in Parma e Provincia, redatto dai compagni del Gruppo Anarchico Antonio Cieri. "L’Anarchia, al pari del socialismo, ha per base, per punto di partenza, per ambiente necessario, l’eguaglianza di condizioni; ha per farlo la solidarietà; e per metodo la libertà". (Errico Malatesta)
lunedì 3 agosto 2015
È scomparso l’anarchico Angelo Dolci detto il Taro
fonte: http://iltirreno.gelocal.it/massa/cronaca/2015/07/15/news/e-scomparso-l-anarchico-angelo-dolci-il-taro-1.11780282
Carrara, lutto nel mondo dell’anarchia carrarese: è morto a 86 anni a seguito di una lunga malattia Angelo Dolci, detto Taro
A darne notizia una nota del circolo Fiaschi di Carrara.«Purtroppo, dopo 8 mesi di agonia, è venuto a mancare il nostro compagno Angelo Dolci, conosciuto in città come Taro- si legge nella nota - Militante nel movimento fin da ragazzo, durante la resistenza era partigiano nella Formazione Lucetti, poi attivo con il gruppo Bruno Filippi».
«Nel 1989, e per tutto il periodo, partecipò all'occupazione del Germinal con grande energia, essendo stato uno dei primi ad entrarci, come partigiano, subito dopo la fine della guerra - continua la nota che ricostruisce la storia personale, che si interseca con quella dell’anarchia - Fin poco prima che la malattia lo costringesse a letto, era uno dei compagni attivi nella gestione del Circolo Culturale Anarchico di Carrara»
«Angelo Dolci - prosegue la nota del circolo Fiaschi - era nato a Carrara il 19 dicembre 1929. I funerali si terranno giovedì 15 luglio alle ore 16 dall'obitorio dell'Istituto Don Gnocchi, a Marina di Massa, dove attualmente si trova, si giungerà in macchina fino davanti al Circolo».
«Lì il feretro verrà preso a spalla da alcuni compagni che lo accompagneranno fino a piazza Alberica (già piazza Gino Lucetti) - si chiude la nota degli anarchici - dove gli verrà dato l'ultimo saluto».
Angelo Dolci è stato uno dei grandi protagonisti della storia libertaria di Carrara: uno dei volti e delle voci dell’anarchia apuana. Insieme ad Alfonso Nicolazzi, Gigi Di Lembo, Donato Landini, Dominique Stroobant, Massimiliano Giorgi fu protagonista del film documentario di Antonio Morabito uscito nel giugno 2007 “Non sono l’uno per cento”, girato interamente a Carrara.
Un lavoro complesso in cui si ricostruisce la storia dell’anarchia italiana.
Alternando le interviste a numerose immagini d'epoca, frutto di un'attenta ricerca storica, il film si interroga infine sulla relazione tra anarchia e violenza, tra anarchia e società, tra anarchia e utopia.
Il “Taro”, come lo conoscevano gli amici, inoltre è anche una delle “voci” del libro di Marco Rovelli “Il contro in testa. Gente di marmo e di anarchia (Laterza Contromano), dedicato agli anarchici e ai ribelli delle Apuane.
Settima vetrina dell’editoria anarchica e libertaria Firenze, 2-3-4 ottobre 2015
fonte: http://www.cenerentola.info/index.php/firenze
L’Ateneo Libertario di Firenze organizza la 7ª edizione della “Vetrina dell’editoria anarchica e libertaria” a Firenze, per i giorni 2-3-4 ottobre 2015, al Teatro Obihall (ex Teatro Tenda) Via Fabrizio De André (angolo Lungarno Aldo Moro).
La manifestazione avrà carattere internazionale e si svilupperà attorno ad una serie di eventi artistici e culturali. Si sollecita la presentazione di opere, pubblicazioni e produzioni che siano espressione del movimento anarchico e di area libertaria, senza limitazioni. L’invito è esteso a produzioni multimediali che documentino la storia, la cultura o l’attualità di eventi che esprimano aspirazioni e pratiche di autogestione e libertarie.
Queste presentazioni, con i dibattiti che seguiranno, faranno da supporto culturale, durante i tre giorni della manifestazione, alla mostra di libri, periodici, stampa in tutte le forme, materiali audio/video arte, grafica. Altri spazi saranno aperti alle performances di autori musicali e teatrali, auspicando che molti siano i nuovi titoli, le ricerche e le nuove proposte, con la presenza attiva di autori, curatori /editori e artisti per presentare o agire le novità più significative.
Chiediamo a tutti gli interessati di rispondere in tempi rapidi, definendo nei dettagli le modalità pratiche di adesione e presenza, per poter così preventivare senza problemi adeguati spazi e tempi per ogni partecipante, per la migliore riuscita dell’evento.
Chi non potesse essere presente nel proprio stand o settore, può inviare i propri libri o altri materiali, per i quali sono previste aree miste curate dall’Ate-neo Libertario di Firenze.
Il teatro Obihall (ex Teatro Tenda), con i suoi spazi attrezzati, è facilmente raggiungibile con mezzi pubblici e propri. L’Ateneo Libertario metterà a disposizione tutta la logistica necessaria.
È gradita ogni autonoma attività tesa a informare, veicolare, amplificare la conoscenza della prossima Vetrina, anche attraverso la circolazione della presente su siti web, mailing-list o con altri mezzi.
Vi invitiamo altresì a sollecitare amici, conoscenti e potenziali visitatori esterni al movimento.
Per comunicare le vostre adesioni che, ricordiamo ancora, dovranno corrispondere a realtà di area anarchica e libertaria, vi preghiamo di compilare l’apposita scheda (da richiedere a: vetrinalibertaria@inventati.org ) e inviarla entro il 30 Maggio 2015.
Ateneo Libertario di Firenze
QUANDO IL MANDANTE E' LO STATO
Flavia Burroni, "con l'anarchia nel cuore" ed "appassionata di verita', come dovremmo essere tutti", pubblica su Casa Anarchica Parma "fatti di stragi" cercando di sollevare la curiosità e domande nelle coscienze dell'opinione pubblica. Diverse strade che portano ad un'unica firma; lo Stato assassino.
"Faceva troppo caldo per fare matematica, quel due di agosto di 35 anni fa. Caldo pesante, gravoso, gia' di prima mattina. Mia madre aveva suggerito di alzarmi presto, per ripetere e rifare quelle maledette equazioni, che tanto non mi sarebbero venute mai. Rimandata in matematica in V ginnasiale. Ma a cosa mi sarebbe servita, se volevo fare lettere all'universita'? Con questo irrisolvibile quid in atto, facevo finta di studiare sdraiata sull'orrido divano di bouclè bordeaux, che pizzicava la pelle solo guardarlo.
La radio accesa, cercavo le frequenze delle radio libere che trasmettevano le mie note preferite, i Genesis, i Pink Floyd, la disco. A basso volume, per non far affacciare sulla porta del salone ogni tre per due mia madre, che urlava come un disco rotto'' spegni, che quell'accidente non ti fa studiare''.
Ma io tanto, di studiare, avevo fantasia pari a zero.
Rimestavo di continuo le frequenze. La voce che all'improvviso annuncia '' Bomba alla stazione di Bologna, è una strage..............'', usci' come una vampata di un lanciafiamme, colpendomi in piena faccia.
Tv accesa: le immagini che scorrono parlano di sangue, di fumo, di macerie, di corpi fatti a pezzi, di urla, di dolore.
Ho ancora la visione della faccia di mia madre, appoggiata sullo stipite della porta del salone: mummificata, la bocca semiaperta, le lacrime che le scorrono sul viso senza piangere. Ricordo di aver guardato fuori dalla finestra, c'era il sole, una magnifica giornata, il mare, la spiaggia, lo stabilimento con il suo flipper ed il suo juke-box mi aspettavano come sempre. Il pensiero stupido, che attraverso' la mia mente di non ancora sedicenne fu.....banale. Perchè? Non riuscivo a capire la connessione fra vacanze e strage. Quella gente stava andando al mare, a fare le ferie dopo un anno di lavoro, esattamente come la nostra famiglia. Avevano il mare, la montagna, la villeggiatura che ormai erano li', prese, un attimo per la felicita'. E l'attimo dopo non c'erano piu'.
Questione di un attimo, tanto ci ha messo quella maledetta bomba a far svanire vita e sogni.
Cresciuta com'ero negli anni di piombo, gli anni della strategia del terrore, l'idea dell'attentato era gia' pronta, confezionata. Solo due anni prima le BR avevano sequestrato ed ucciso Aldo Moro, prima stata la strage dell'Italicus, di Piazza Fontana. La mia generazione, quella degli anni 60, pagava pegno di sangue, sulle orme dei nostri genitori che invece erano figli di un'altra generazione dalle mani macchiate di sangue, quella della guerra.
Anche questa era una guerra, ma di altro tipo, ben piu' maledetta, ben piu' di strategia della destabilizzazione.
L'eversione rossa differiva sostanzialmente da quella nera, questo era il primo segnale di Bologna. Raffinata e con bersagli istituzionali ben identificati la prima, di massa e stragistica la seconda.
Ma questo la mia mente di ragazzina ancora non lo afferrava. Tre, sette, otto, diciotto, venti: non erano numeri, erano le eta' di gran parte delle vittime.
Bambini, ragazzi, giovani adulti che non vedranno mai piu' treni passare, vacanze arrivare, valigie da trasportare.
Un orologio fermo alle 10, 25. Lancette inchiodate, vetri infranti, come i loro sogni.
Come i nostri sogni, di ragazzi senza pensieri fino a due minuti prima, costretti a farsi carico di una strategia blasfema e senza senso due minuti dopo.
Siamo tutti macchiati di quel sangue, in un modo o nell'altro. Perchè quel sangue poteva essere mio, vostro, di tutti. Tutti noi potevamo essere fermi alla stazione di Bologna, quel due di agosto del 1980.
Fioravanti e la Mambro sono liberi. Liberi per lo stato, ma non per le nostre coscienze. Hanno sulle spalle il sangue di 85 morti e 200 feriti. La piu' giovane vittima, Angela, aveva 3 anni, la piu anziana, Antonio, 86.
E io sono ancora li', con la mia di coscienza, ferma sul divano di boucle' bordeaux, con il libro di algebra aperto sulle ginocchia, e con il viso muto di mia madre rigato di lacrime.
A 35 anni di distanza ho capito. Capito la strategia, capito chi sono i colpevoli, capito che quella pagina di storia nera pesa su tutti noi. Continuo a non capire perchè, cosa spinge una mente a concepire la barbarie, lo sterminio di massa, la freddezza del concepire tutto questo, ma soprattutto perchè i colpevoli non espiino le loro colpe. Perchè uno stato che condanna non sia anche uno stato che faccia scontare, perchè chi uccide 85 persone, ne ferisce 200, e stermina , incidendo piaghe irreversibili sulla loro anima, cambiando inesorabilmente e per sempre, le vite di 85 famiglie, dopo pochi anni torni libero di essere arbitro e protagonista della propria esistenza, come se niente fosse mai accaduto.
Quel '' niente'', quel muro ancora aperto della sala aspetto della stazione di Bologna, quell'orologio con le lancette inchiodate alle 10,25 da 35 anni, sono ancora li', ad aspettare risposte che ormai, non arriveranno piu' ".
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