domenica 11 settembre 2011

MARTEDI' 11 SETTEMBRE 1973, L'UNICO 11 SETTEMBRE DA NON DIMENTICARE


Il golpe cileno dell'11 settembre 1973 fu un evento fondamentale della storia del Cile e della Guerra Fredda. Gli storici come i partigiani hanno da allora discusso su quello che è considerato uno degli avvenimenti più controversi del secolo scorso. Allo stesso modo tali eventi sono diventati un simbolo della guerra fredda come una guerra tra servizi segreti che ha avuto effetti sconvolgenti sulla vita di milioni di persone.
Nelle elezioni presidenziali cilene del 1970, in accordo con la costituzione, il Congresso risolse la situazione creatasi con il risultato del voto — tra Salvador Allende (con il 36,3%), il conservatore (ed ex presidente) Jorge Alessandri Rodríguez (35,8%), e il cristiano-democratico Radomiro Tomic (27,9%) — votando per l'approvazione della maggioranza relativa ottenuta da Allende. Diversi settori della società cilena continuavano ad opporsi alla sua presidenza, così come gli Stati Uniti, che esercitarono una pressione diplomatica ed economica sul governo. L'11 settembre 1973 le forze armate cilene rovesciarono Allende, che morì durante il colpo di Stato. Una giunta guidata da Augusto Pinochet prese il potere
situazione prima del colpo di Stato
Quando Allende salì al potere nel 1970, la società cilena era già afflitta da difficoltà economiche. Problemi come la lenta crescita, l'inflazione, la cattiva distribuzione delle entrate, e la concentrazione dei poteri economici rimanevano ostinati e intrattabili. La maggioranza della popolazione cilena era posta sul gradino più basso della scala socio-economica ed era ormai stanca dei problemi perenni che affliggevano la nazione.
Allende diventa presidente


Esistono essenzialmente due visioni del voto del 1970. Gli oppositori di Salvador Allende rilevano che ottenne solo una maggioranza relativa del 37,8% del voto. Chi lo appoggiava invece faceva notare il fatto che le forze di sinistra avevano ottenuto chiaramente la maggioranza assoluta: in aggiunta ad Allende, candidato della coalizione Unidad Popular (UP, Unità Popolare), il cristiano-democratico Radomiro Tomic ottenne il 27,9% dei voti con una piattaforma molto simile a quella di Allende. L'ex presidente conservatore Jorge Alessandri ricevette poco meno del 35,8% dei voti.


   Candidato  Voti %
Allende1.066.372 36,29% 
 Alessandri 1.050.86335,76%
Tomic821.35027,95%
Tot. votanti   2.943.561   Fonte: PDBA

In base alla costituzione, il Congresso doveva scegliere tra i due candidati che avevano ricevuto più voti. Il precedente, basato sulle tre occasioni dal 1932 in cui era sorta questa situazione, prevedeva che il Congresso scegliesse semplicemente il candidato che aveva ottenuto il più alto numero di voti; tanto è vero che l'ex presidente Alessandri era stato eletto nel 1958 con il 31,6.5% del voto popolare.
In questo caso, comunque, esisteva un'attiva campagna contro la conferma di Allende da parte del Congresso, e la sua presidenza venne ratificata solo dopo che ebbe firmato uno "Statuto di garanzie costituzionali".
Si è sostenuto che dato che meno della maggioranza degli elettori votò per lui, Allende non avesse un chiaro "mandato" per imbarcarsi nell'ampio programma di riforme che voleva attuare. Ma la legalità dell'elezione in sé non è in discussione.

Gli anni di Allende

Durante il suo ufficio, Salvador Allende perseguì una politica che egli chiamava "La vía cilena al socialismo". Questa comprendeva la nazionalizzazione di determinate grandi imprese (soprattutto quella del rame), la riforma del sistema sanitario, una continuazione delle riforme del suo predecessore Eduardo Frei Montalva riguardanti il sistema scolastico, un programma per la distribuzione di latte gratis per i bambini, e un tentativo di riforma agraria[1]. Il precedente governo di Eduardo Frei aveva già parzialmente nazionalizzato il rame, acquisendo il 51% delle miniere di proprietà straniera. Allende espropriò la percentuale restante senza ricompensare le compagnie statunitensi che possedevano le miniere.
I presidenti cileni avevano un mandato massimo di sei anni, il che può spiegare la fretta di Allende nel ristrutturare l'economia. Non solo Allende aveva organizzato un significativo programma di riforme, ma questo doveva anche essere un successo perché venisse eletto un successore ad Allende.
Gli sforzi del governo nel portare avanti queste riforme condussero ad una forte opposizione da parte dei proprietari terrieri, di alcuni settori del ceto medio, della destra rappresentata dal Partito Nazionale, della Chiesa Cattolica Romana (che era scontenta della direzione cui puntava la riforma scolastica[2]), ed eventualmente dei cristiano democratici.
La riforma della terra che Allende evidenziò come una delle politiche centrali del suo governo aveva già avuto inizio con il suo predecessore Eduardo Frei Montalva, che aveva espropriato tra un quinto ed un quarto di tutte le proprietà soggette ad esproprio[3]. L'intenzione del governo Allende era di prendere tutte le proprietà di più di ottanta ettari irrigati[4]. Allende intendeva inoltre migliorare il benessere socio-economico dei cileni più poveri. Un elemento chiave era quello di fornire occupazione, sia tramite le nuove imprese nazionalizzate, che con progetti di lavori pubblici.
Nel primo anno del mandato di Allende, i risultati a breve termine dell'impressionante politica monetaria del Ministro dell'Economia Pedro Vuskovic, furono senza ombra di dubbio favorevoli: 12% di crescita industriale e 8,6% di incremento del PIL, accompagnati da un considerevole declino dell'inflazione (in discesa dal 34,9% al 22,1%) e della disoccupazione (scesa al 3,8%). Comunque, questi risultati non vennero mantenuti e nel 1972 l'escudo cileno aveva un'inflazione galoppante al 140%. La combinazione di inflazione e calmieramento dei prezzi ordinato dal governo, diede vita al mercato nero di riso, fagioli, zucchero e farina, e alla "scomparsa" di questi beni di prima necessità dagli scaffali dei supermercati.
Verso la fine del 1971, Fidel Castro girò il Cile in lungo e in largo nel corso di una visita di quattro settimane[5]. Questo diede credito al convincimento della destra che la "Via cilena al socialismo" era un tentativo di mettere il Cile sullo stesso binario di Cuba.
L'ottobre del 1972 vide la prima di quella che sarebbe stata un'ondata di scioperi da parte di alcuni settori della società cilena. Ad uno sciopero dei camionisti si aggiunsero quelli dei piccoli imprenditori, di alcuni sindacati (principalmente di professionisti), e di alcuni gruppi studenteschi. Oltre all'inevitabile danno all'economia, l'effetto principale dello sciopero di 24 ore fu di portare il capo dell'esercito, generale Carlos Prats, all'interno dell'esecutivo come Ministro degli Interni.
In aggiunta alle condizioni per favorire l'impiego discusse in precedenza, Allende alzò i salari in diverse occasioni durante il 1970 e il 1971. Questi aumenti venivano annullati dai continui rialzi nel prezzo degli alimentari. Anche se la crescita dei prezzi aveva avuto inizio sotto Frei (27% all'anno tra il 1967 e il 1970), un paniere base di beni di consumo crebbe del 120%, da 190 a 421 escudos, in un solo mese, nell'agosto 1972. Nel periodo 1970-72, mentre Allende era al governo, le esportazioni calarono del 24% e le importazioni crebbero del 26%, con l'importazione di alimentari stimata in crescita del 149%[6]. Anche se i salari nominali crescevano, gli aumenti non corrispondevano ad un commisurato aumento nello standard di vita della popolazione cilena.
Il crollo delle esportazioni era dovuto principalmente al crollo del prezzo del rame. Il Cile era alla mercé delle fluttuazioni nel valore del suo più importante prodotto da esportazione. Come per quasi la metà dei paesi in via di sviluppo, più del 50 percento degli introiti delle esportazioni del Cile derivava da una singola materia prima[7]. Le fluttuazioni avverse nel prezzo internazionale del rame ebbero un'influenza negativa sull'economia cilena durante il 1971-2. Il prezzo del rame cadde da un massimo di 66$ a tonnellata nel 1970 a solo 48-9$ nel 1971 e 1972 [Nove, 1986]. Questo crollo nel valore del rame si sarebbe combinato ad una mancanza di aiuto economico, per creare le condizioni economiche che avrebbero in seguito portato agli eventi del 1973.
Nonostante gli indicatori economici in declino, la coalizione "Unità Popolare" di Allende aumentò leggermente i suoi voti (al 43 percento) nelle elezioni parlamentari di inizio 1973. Comunque, a questo punto, quella che era iniziata come un'alleanza informale con i Cristiano-Democratici[8] era ormai scomparsa: I Cristiano-Democratici ora si schieravano con la destra rappresentata dal Partito Nazionale per opporsi al governo Allende: i due partiti si fecero chiamare Confederación Democrática (CODE). Il conflitto tra esecutivo e legislatura paralizzò le iniziative di entrambe le parti.
Il 29 giugno 1973, un reggimento corazzato al comando del colonnello Roberto Souper circondò il palazzo presidenziale (la Moneda) in un violento ma infruttuoso tentativo di golpe[9]. Quel colpo fallito venne seguito da un ulteriore attacco alla fine di luglio, cui questa volta si aggiunsero anche i minatori di rame di El Teniente. Il 9 agosto, il generale Prats venne nominato Ministro della Difesa, ma questa decisione si rivelò così impopolare presso i militari che il 22 agosto fu costretto a dimettersi, non solo da quell'incarico, ma anche da quello di comandante in capo dell'esercito; venne sostituito in quest'ultimo ruolo da Pinochet.
La protesta popolare era canalizzata dal movimento gremialista. Ormai da alcuni mesi il governo temeva il dover mobilitare la polizia nazionale, nota come carabineros, per paura della sua mancanza di lealtà. Nell'agosto 1973, una crisi costituzionale era chiaramente alle porte: la Corte Suprema si lamentò pubblicamente dell'incapacità del governo di far rispettare la legge e il 22 agosto la Camera dei deputati (con i Cristiano-Democratici ora fermamente uniti al Partito Nazionale) accusò il governo Allende di atti incostituzionali e fece appello ai ministri militari per assicurare l'ordine costituzionale.
All'inizio di settembre del 1973, Allende ventilò l'ipotesi di risolvere la crisi con un plebiscito.

La Camera dei deputati si appella ai militari

Come menzionato, il 22 agosto 1973 i membri Cristiano-Democratici e del Partito Nazionale, della Camera dei deputati si appellarono ai militari per "porre fine immediata" a quello che descrivevano come "infrangimento della Costituzione... con lo scopo di reindirizzare l'attività del governo sul percorso della Legge ed assicurare l'ordine costituzionale della nostra Nazione e le basi essenziali della coesistenza democratica tra i cileni."
Anche se questo documento venne invocato per giustificare il colpo dell'11 settembre, è chiaro che il programma del colpo era qualcosa di differente dal ripristino dell'ordine costituzionale.
Il documento[10] accusava il governo Allende di cercare "...di conquistare il potere con l'ovvio scopo di assoggettare tutti i cittadini al più stretto controllo politico ed economico da parte dello Stato... [con] lo scopo di stabilire un sistema totalitario," e sosteneva che avesse compiuto "violazioni della Costituzione" come "sistema permanente di condotta". Molte delle accuse si abbassarono fino all'ignorare la separazione dei poteri e all'arrogarsi le prerogative legislative e giudiziarie all'interno dell'esecutivo.
Tra gli altri particolari il governo venne accusato di:
  • governare per decreto, impedendo così il funzionamento del normale sistema legislativo.
  • rifiutarsi di attuare le decisioni giudiziarie contro i suoi sostenitori e "non eseguire le sentenze e le risoluzioni giudiziarie che contravvengono ai suoi obbiettivi."
  • ignorare i decreti dell'indipendente Ufficio del Controllore Generale.
  • varie offese riferite ai media, tra cui usurpare il controllo della rete televisiva nazionale e "applicare... pressioni economiche contro quegli organi di informazione che non appoggiano incondizionatamente il governo..."
  • permettere ai suoi sostenitori di radunarsi anche quando armati, impedendo al tempo stesso i raduni legali dei suoi oppositori.
  • "...aver appoggiato più di 1.500 'espropri' illegali di fattorie..."
  • repressione illegale dello sciopero di El Teniente.
  • limitazione illegale dell'emigrazione.
Ultimo, ma non meno importante, il governo venne accusato di un "crollo delle regole della Legge per mezzo della creazione e dello sviluppo di gruppi armati protetti dal governo i quali... sono guidati verso il confronto con le forze armate." Gli sforzi di Allende di riorganizzare l'esercito e la polizia (dei quali aveva chiaramente ragione di temere nella loro forma attuale) furono caratterizzati come "espliciti tentativi di usare le forze armate e di polizia per fini di parte, distruggendo la loro gerarchia istituzionale, e infiltrando politicamente le loro file."

La risposta di Allende

Due giorni dopo (24 agosto 1973), Allende rispose[11][12], dipingendo la dichiarazione del Congresso come "destinata a danneggiare il prestigio della nazione all'estero e a creare confusione interna", e predicendo che "Faciliterà le intenzioni sediziose di certi settori". Egli puntualizzò che la dichiarazione non era riuscita ad ottenere la maggioranza dei due terzi richiesta dalla costituzione per muovere le accuse contro il presidente: essenzialmente il congresso stava "invocando l'intervento delle forze armate e dell'ordine contro un governo democraticamente eletto" e "subordinando la rappresentazione politica della sovranità nazionale alle istituzioni armate, che non possono né devono assumere le funzioni politiche o la rappresentanza della volontà popolare."
Allende sostenne di aver seguito mezzi costituzionali nel portare membri dell'esercito nel gabinetto "al servizio della pace civica e della sicurezza nazionale, difendendo le istituzioni repubblicane contro l'insurrezione e il terrorismo." Per contro, egli disse che il Congresso stava promuovendo un colpo di Stato e una guerra civile, usando una dichiarazione "piena di affermazioni che sono state già confutate in precedenza" e che, nella sostanza e nei fatti (consegnandola direttamente a diversi ministri invece che presentarla al presidente) violava una dozzina di articoli della costituzione in vigore. Inoltre sostenne anche che la legislatura stava cercando di usurpare il ruolo dell'esecutivo.
"La democrazia cilena," scrisse, "è una conquista di tutto il popolo. Non è né l'opera né il dono delle classi sfruttatrici, e verrà difesa da coloro i quali, coi sacrifici accumulati nelle generazioni, l'hanno imposta... Con una coscienza tranquilla... Io sostengo che mai prima d'ora il Cile ha avuto un governo più democratico di quello che io ho l'onore di presiedere... Reitero solennemente la mia decisione di sviluppare la democrazia e lo Stato di diritto fino alle conseguenze ultime... Il Parlamento si è fatto bastione contro i cambiamenti... e ha fatto tutto ciò che poteva per perturbare il funzionamento delle finanze e delle istituzioni, rendendo sterili tutte le iniziative creative."
Allende continuò sostenendo che i parlamentari usavano l'espressione "Estado de Derecho" ("Stato di diritto", ma anche "Stato di giustezza") per riferirsi ad "una situazione che presuppone l'ingiustizia economica e sociale... che il nostro popolo ha rigettato." Forti mezzi economici e politici, disse, sarebbero necessari per portare la nazione fuori dalla sua attuale crisi, e il Congresso stava ostacolando questi mezzi; avendo già "paralizzato" lo Stato, stavano ora cercando di "distruggerlo".
Allende concluse appellandosi "ai lavoratori, a tutti i democratici e i patrioti" perché si unissero a lui nella difesa della costituzione e del "processo rivoluzionario".

 Il colpo di Stato militare del 1973

Il generale Pinochet, alla guida dell'esercito, prese il potere con un colpo di Stato, l'11 settembre 1973, cingendo d'assedio il Palazzo Presidenziale, attaccandolo via terra e bombardandolo con dei caccia Hawker Hunter di fabbricazione britannica. Allende morì nel corso dell'attacco. Le cause della sua morte sono rimaste controverse: la tesi ufficiale divulgata subito dopo l'attacco fu che Allende si fosse suicidato con un fucile mitragliatore AK-47 che stava utilizzando durante l'assedio (si presume che sia quello che gli era stato regalato personalmente da Fidel Castro) e la stessa autopsia etichettò il suo decesso come suicidio. Tuttavia, soprattutto da parte degli oppositori al nuovo regime, sia in Cile sia all'estero, si sostenne subito la tesi dell'assassinio da parte dalle truppe di Pinochet durante l'irruzione finale all'interno del palazzo che stava difendendo[13][14]. Probabilmente non si saprà mai quel che è accaduto quell'11 settembre 1973 nell'ufficio presidenziale; è comunque certo che un capo delle forze armate ha direttamente causato la morte di un presidente democraticamente eletto che tentava di riformare un paese in forte crisi economica e politica, seppure con notevoli difficoltà.
Alcuni anni dopo il suo medico personale, che era tra quelli che insieme con Allende si trovavano all'interno della Moneda, diede in un'intervista (trasmessa negli anni ottanta dalla trasmissione televisiva Mixer di Giovanni Minoli) una versione dettagliata dell'accaduto. Secondo il suo racconto a seguito del bombardamento aereo e del successivo incendio del palazzo Allende avrebbe detto a quelli che stavano con lui a difendere la Moneda dalle finestre del I piano di uscire dal Palazzo ormai indifendibile e sarebbe rimasto solo nell'ufficio. Tuttavia il medico sarebbe rientrato nell'ufficio nel momento in cui Allende si sarebbe suicidato con una scarica di mitragliatore alla testa dal basso in alto. In particolare il medico disse di aver visto la parte superiore della calotta cranica di Allende volar via per effetto della scarica. L'autenticità di tale racconto rimane comunque incerta, considerando anche la situazione cilena negli anni in cui tali dichiarazioni sono state rilasciate. Nel luglio 2011 una nuova autopsia effettuata sul corpo riesumato di Allende da esperti internazionali e divulgata dal Servizio Sanitario di Santiago ha confermato la tesi del suicidio.
Inizialmente la junta che prese il potere era formata da quattro capi: oltre a Pinochet della fanteria, c'erano Gustavo Leigh Guzmán dell'aviazione, José Toribio Merino Castro della marina, e César Mendoza Durán dei carabineros. I capi del golpe si accordarono subito per una presidenza a rotazione e nominarono Pinochet capo permanente della giunta.
Pinochet si mosse subito per consolidare il suo controllo contro ogni opposizione. Il 13 settembre, la giunta militare sciolse il Congresso. Nel frattempo, progettando l'eliminazione di tutte le forze di opposizione lo Stadio Nazionale venne temporaneamente converito in una immenso campo di concentramento. All'interno dello stadio, in quei mesi, avvenivano torture e interrogatori violentissimi, moltissime donne vennero stuprate dai militari addetti al "campo". Approssimativamente 130.000 individui vennero arrestati nei seguenti tre anni, con il numero di "scomparsi" (desparecidos) che raggiunse le migliaia nel giro di pochi mesi. Moltissime di queste persone sono state uccise, alcune lanciate dagli aerei in stato semicomatoso, spesso accompagnati da sacerdoti che "benedicevano" tali atti, altri ancora sono scomparsi nel nulla, cancellati dai registri da un regime che avrebbe voluto eliminare tutte le opposizioni. Fatto ancora accertato è il rapimento dei bambini degli oppositori che venivano affidati a sostenitori del regime. Gran parte delle persone prese di mira erano stati sostenitori di Allende. Inoltre il "decreto del 13 settembre" mise fuori legge tutti i partiti che avevano fatto parte di Unità Popolare.
Nelle sue memorie, Pinochet afferma che fu l'organizzatore principale del golpe ed usò la sua posizione di comandante dell'esercito per coordinare un piano estensivo, che era stato concordato con altri settori militari. Negli anni recenti, comunque, alti gradi delle forze armate dell'epoca hanno dichiarato che Pinochet si fece coinvolgere con riluttanza nel colpo di Stato, pochi giorni prima della data stabilita. Tale tesi, tutta da accertare, sembra comunque in contrasto con il ruolo di potere immediatamente assunto dal generale, che si assunse immediatmente le maggiori cariche di stato. Infatti quando la giunta raggiunse al potere, Pinochet ne consolidò ben presto il controllo, prima mantenendo la guida solitaria della giunta (che in base agli accordi originali doveva ruotare tra i membri), e poi facendosi proclamare Presidente della Repubblica.


 Ruolo statunitense nel colpo di Stato del 1973


« Non vedo perché dovremmo restare con le mani in mano a guardare mentre un Paese diventa comunista a causa dell'irresponsabilità del suo popolo. La questione è troppo importante perché gli elettori cileni possano essere lasciati a decidere da soli.  »
(Henry Kissinger a proposito dell'elezione di Salvador Allende in Cile)

I contenuti di questo paragrafo sono desunti (o trovano conferma) dal testo del "Rapporto Hinchey" sulle attività della CIA in Cile, recentemente pubblicato dal Dipartimento di Stato americano e reperibile al seguente indirizzo web
Mentre l'ostilità del governo statunitense nei confronti del governo Allende non è messa in discussione, il ruolo degli USA nel colpo di Stato rimane una questione controversa. Documenti declassificati durante l'amministrazione Clinton mostrano che il governo degli Stati Uniti e la CIA avevano cercato di rovesciare Allende nel 1970, immediatamente dopo la sua elezione ("Progetto FUBELT"; gli sforzi statunitensi per impedire l'elezione di Allende sono discussi in elezioni presidenziali cilene del 1970), ma le pretese del loro coinvolgimento diretto nel colpo di Stato non sono né dimostrate né contraddette dalle prove documentali disponibili al pubblico; molti documenti potenzialmente rilevanti rimangono tuttora coperti da segreto. Riguardo all'ascesa al potere di Pinochet, la CIA intraprese un'analisi esaustiva delle sue registrazioni e delle memorie individuali, oltre a condurre interviste di ex agenti, e concluse in un rapporto del 2000 che la CIA "non assistette Pinochet nell'assumere la presidenza"[15].
La CIA venne avvisata da suoi informatori dell'imminente colpo di Pinochet con due giorni di anticipo, ma sostiene di "non aver giocato alcun ruolo diretto" nel golpe. Dopo che Pinochet prese il potere, il Consigliere Nazionale per la Sicurezza Henry Kissinger disse al presidente Richard Nixon che gli Stati Uniti "non lo avevano fatto" (riferendosi al colpo di Stato), ma ne avevano "creato le condizioni il più possibile"[16].
Immediatamente dopo l'insediamento del governo Allende, gli USA cercarono di applicare una pressione economica sul Cile. Documenti del Consiglio Nazionale per la Sicurezza, in seguito declassificati dalla presidenza Clinton[17], comprendono il "decision memorandum no. 93", datato 9 novembre 1970, scritto da Kissinger ed indirizzato ai capi della diplomazia, della difesa e dell'intelligence. Questo documento dichiarava che la pressione doveva essere posta sul governo Allende per impedirne il consolidamento e limitarne la capacità di implementare politiche avverse agli USA e ai suoi interessi nell'emisfero, come la completa nazionalizzazione da parte di Allende di diverse imprese straniere e dell'industria del rame. Nello specifico, Nixon indicò che nessun nuovo aiuto economico bilaterale doveva essere intrapreso con il governo del Cile [Kissinger, 1970].
Tra il 1964 e il 1970 (sotto il governo Frei), oltre un miliardo di dollari in assistenza economica fluì verso il Cile; durante il governo Allende (1970-73) gli esborsi furono inesistenti o trascurabili [Petras & Morley, 1974]. La riduzione negli aiuti, combinata alla caduta del valore del rame da un massimo nel 1970 di 66$ a tonnellata ad un minimo di 48$, minò la ristrutturazione dell'economia cilena proposta da Allende. Essendo il programma dipendente dalle spese governative, questo causò un declino delle condizioni socio-economiche dei cittadini cileni più poveri.
Esponenti del governo statunitense ordinarono misure che arrivavano fino a comprendere il supporto ad un potenziale colpo di Stato per impedire ad Allende di insediarsi alla presidenza, anche se ci sono opinioni contrastanti sul fatto se gli USA si ritirarono successivamente da tale posizione. Che gli USA pianificassero un potenziale colpo di Stato risulta evidente da una comunicazione segreta inviata da Thomas Karamessines, il Vice Direttore delle Operazioni della CIA, alla stazione della CIA di Santiago, datata 16 ottobre 1970, dopo le elezioni ma prima dell'insediamento di Allende. "È politica ferma e in atto che Allende venga rovesciato da un golpe ... è imperativo che queste operazioni vengano intraprese clandestinamente e in sicurezza, in modo tale che la mano americana e dell'USG [Governo degli Stati Uniti] rimanga ben nascosta" [Karamessines, 1970].
Una volta diventato chiaro che Allende aveva vinto con la maggioranza relativa dei voti nel 1970, la CIA propose due piani. Track I era pensato per persuadere il Congresso cileno, attraverso il presidente Cristiano-Democratico uscente Eduardo Frei, a confermare il candidato conservatore Jorge Alessandri come presidente. Alessandri si sarebbe dovuto dimettere poco dopo, rendendo Frei eleggibile per sfidare Allende in nuove votazioni. Comunque, il Track I venne scartato, poiché Frei, nonostante fosse fermamente contro Allende, era anche chiaramente contrario a mettersi contro la lunga tradizione democratica del Cile.
La CIA aveva anche previsto un secondo piano, Track II, nel caso il Track I fosse fallito. L'agenzia avrebbe cercato generali desiderosi di impedire ad Allende di assumere la presidenza, per fornirgli supporto per un golpe. Si presumeva che una giunta militare provvisoria avrebbe potuto indire nuove elezioni nelle quali Allende poteva essere sconfitto.
La CIA venne in contatto con il generale Roberto Viaux, che stava progettando un golpe assieme ad ufficiali a lui fedeli. Una parte importante del piano di Viaux era il rapimento del Capo di Stato Maggiore dell'esercito, generale René Schneider, il quale, da costituzionalista, si opponeva all'idea di un colpo condotto da una classe militare storicamente apolitica. La CIA mantenne i contatti con Viaux, ma alla fine decise di non appoggiare il suo piano, cercando invece altri generali disposti a prendere parte ad un colpo. Circa la situazione di Viaux, Kissinger disse a Nixon, il 15 ottobre 1970, "Questa sembra senza speranza. L'ho abbandonata. Niente sarebbe peggio di un colpo fallito."
Comunque, il 22 ottobre, Viaux andò avanti con il suo piano, che venne eseguito con incompetenza. Il generale Schneider estrasse una rivoltella per difendersi dagli assalitori, che a loro volta estrassero le loro armi colpendolo in quattro punti vitali; venne dichiarato morto all'ospedale militare di Santiago del Cile. L'evento provocò un'ondata di sdegno nazionale. Per quanto riguarda il coinvolgimento statunitense, il Comitato Church, che investigò il coinvolgimento USA in Cile in quel periodo, determinò che le armi usate in quella debacle "erano, con tutta probabilità, diverse da quelle fornite dalla CIA ai cospiratori."
Non esistono prove che gli USA appoggiarono direttamente il colpo di Stato di Pinochet nel 1973, ma l'amministrazione Nixon fu indubbiamente contenta del suo esito; Nixon aveva parlato con disappunto del colpo fallito in precedenza nello stesso anno. Se Allende fosse riuscito a completare il suo mandato di 6 anni, la CIA avrebbe probabilmente e semplicemente fornito fondi per appoggiare la candidatura di un rivale non marxista, come aveva fatto nel 1964 e nel 1970.
Gli USA fornirono supporto materiale al regime dopo il golpe, anche se lo criticavano in pubblico. Un documento pubblicato dalla CIA nel 2000, intitolato "Le attività della CIA in Cile", rivelò che la CIA appoggiò attivamente la giunta militare dopo il rovesciamento di Allende e che molti degli ufficiali di Pinochet divennero informatori pagati della CIA o dell'esercito statunitense, anche se alcuni erano noti per essere coinvolti in abusi dei diritti umani[18]. Le politiche pubblicamente dichiarate della CIA rispetto agli informatori pagati sono da allora state modificate per escludere soggetti coinvolti in quel tipo di abusi, ma all'epoca venivano valutate caso per caso e misurate rispetto al valore delle informazioni fornite.
I documenti prodotti da varie agenzie statunitensi furono forniti dal Dipartimento di Stato degli Stati Uniti nell'ottobre 1999. La collezione di 1.100 documenti trattava degli anni che portarono al colpo di Stato. Uno di questi documenti stabilisce che l'aiuto militare statunitense venne innalzato notevolmente dopo la salita al potere di Allende nel 1970, quando ammontava ad 800.000 dollari annui, giungendo ai 10,2 milioni di dollari del 1972. Il governo statunitense appoggiò il governo di Pinochet dopo che questi prese il potere.
La Cia inoltre fornì fondi e appoggio propagandistico agli oppositori di Allende durante le elezioni presidenziali cilene del 1964 e del 1970, così come durante l'amministrazione Allende.
Il 10 settembre 2001, venne aperta una causa da parte della famiglia del generale costituzionalista René Schneider, già Capo di Stato Maggiore cileno, che accusava l'ex segretario di Stato statunitense Henry Kissinger di aver organizzato l'assassinio di Schneider nel 1970, perché questi si sarebbe opposto ad un colpo di Stato militare[19]. Comunque, i documenti della CIA indicano che mentre questa aveva discusso possibili piani per il suo rapimento, la sua uccisione, che venne commessa da un gruppo di militari ribelli con contatti CIA, non fu mai prevista. Inoltre, Nixon e Kissinger avevano deciso una settimana prima dell'uccisione, che il generale Viaux, organizzatore del complotto che portò alla morte di Schneider, non era adatto per il colpo.
Il governo statunitense di Richard Nixon non nascose mai l'antipatia per il governo Allende, è dunque difficile che ci si potesse aspettare che gli fornisse un appoggio attivo. Non è chiaro se le politiche statunitensi nei confronti del Cile causarono la crisi economica o aggravarono semplicemente ciò che era già una situazione ingestibile. È realistico far notare che queste politiche ebbero un effetto negativo sulle possibilità di Allende di alleviare la crisi.
Il colpo di Stato, indipendentemente dal grado di coinvolgimento degli USA, fece raggiungere al governo statunitense l'obbiettivo di sradicare la minaccia del socialismo in Cile e portò al potere un regime favorevole agli interessi statunitensi. Nella sua valutazione della politica estera USA attorno al periodo del golpe in Cile, Jeanne Kirkpatrick, futura ambasciatrice statunitense alle Nazioni Unite, sottollineò la mancanza di aggressività dichiarata della sua nazione, nei paesi in via di sviluppo, mentre si svolgevano gli eventi in Cile. "Particolarmente nell'ultimo decennio abbiamo praticato ovunque un notevole attendismo" [Kirkpatrick, 1979]. Mentre questo è vero per le politiche pubbliche degli USA, gravemente limitate dal movimento che era cresciuto in opposizione alla Guerra del Vietnam, cionondimeno, come discusso in precedenza, come minimo le politiche statunitensi circa gli aiuti aiutarono a portare alla caduta di Allende e gli USA in alcuni momenti appoggiarono attivamente la progettazione di colpi di Stato, anche se probabilmente non quello che si svolse realmente.
In un'intervista del 2003 al network televisivo Black Entertainment Television, al Segretario di Stato Colin Powell venne chiesto perché gli USA si vedevano come "moralmente superiori" nel conflitto iracheno, citandogli il golpe del Cile come un esempio di intervento statunitense che andava contro i desideri della popolazione locale. Powell rispose: "Rispetto ai tuoi commenti precedenti sul Cile negli anni settanta e a ciò che successe a Mr. Allende, non è una parte della storia americana di cui siamo fieri". I quotidiani cileni salutarono la notizia come la prima volta che il governo statunitense ammetteva un ruolo nell'affare.


 L'influenza nel mondo del colpo di Stato cileno

Il golpe di Pinochet ebbe un'influenza politica enorme in tutto il mondo, e l'eco di questo avvenimento si farà sentire significamente anche in Italia negli anni settanta. Salvador Allende rimane tuttora uno dei pochi presidenti che, eletti democraticamente, abbiano tentato la costruzione di una società socialista. Con l'appoggio a Pinochet, gli USA vollero preventivamente stroncare sul nascere la via democratica al socialismo, mandando un inquietante segnale di avvertimento a tutti i partiti socialisti e comunisti che in maniera democratica stavano rafforzandosi in vari paesi del mondo.
In Italia, in particolare, il Partito Comunista Italiano visse gli anni settanta con una sorta di "paura di vincere" e di subire una sorte analoga a quella di Allende (peraltro giustificata a posteriori dalla scoperta di organizzazioni segrete come Operazione Gladio e P2), e dall'altra parte le frange più estreme e violente si diedero definitivamente alla lotta armata e al terrorismo, ritenendo impossibile la costruzione di una società socialista in Occidente con metodi democratici. Questo evento rappresentò quindi uno spartiacque per la storia non soltanto cilena


domenica 4 settembre 2011

NO PASARAN, NO AL GIRO DELLA PADANIA




L'iniziativa, proposta da Bossi lo scorso anno, si terrà questo settembre. L'ex campione Bettini: "Una gara in più fa bene a questo sport". L'organizzatore dell'evento prima dice: "Non mi affiancherei a un evento politico". Poi corregge il tiro: "Se non hai un appoggio istituzionale non fai nulla".


È un’iniziativa tutta leghista che nasce dalla volontà del Senatùr, Umberto Bossi. Ne aveva parlato nel settembre del 2010, a Venezia, quando aveva detto che: “il ciclismo è più popolare del calcio e fa conoscere alle persone la propria terra”, raccogliendo il plauso di tanti cicloamatori del Carroccio. La Lega conosce bene l’importanza dello sport e degli eventi mondani e da tempo ha imparato a sfruttarne i vantaggi (vedi nazionale padana di calcio, Miss Padania). E ora arriva anche il Giro di Padania. Si tratta di una mini corsa a tappe che si disputerà sulle strade delle regioni del nord.

L’annuncio è stato fatto dal leghista Michelino Davico, sottosegretario all’Interno, in occasione della presentazione della Tre Valli Varesine, dove era presente in qualità di presidente dell’associazione sportiva Monviso Venezia: “In pentola bollono grandi iniziative – ha detto -, un nuovo giro, un giro delle regioni del nord, una nuova occasione di sport e di ciclismo”. Nella stessa occasione l’ex campione Paolo Bettini ha commentato positivamente la notizia: “Mi fa piacere, negli ultimi anni ci si lamentava delle carenze del calendario italiano nel mese di settembre, importante per tutti i corridori che devono farsi vedere e hanno voglia di vincere per conquistare una maglia azzurra per il mondiale”.



La gravità istituzionale consiste nel fatto che la FCI che organizza la corsa, non è una struttura privata, ma è parte del CONI cioè della struttura che ufficialmente lo Stato italiano riconosce come propria per l’organizzazione dello sport a tutti i livelli. Struttura dotata di una propria autonomia appunto per garantire l’indipendenza della gestione sportiva dalla politica.






Esprimiamo, oltre la perplessità dell'organizzazione di un evento politico-sportivo in un momento nel quale la preoccupazione della gente è quella di non saper come fare ad arrivare a fine mese, anche quella che questa manifestazione sia l'ennesima provocazione di una destra fascista, xenofoba, omofobica, legalizzata e sostenuta da un governo libertino e liberticida.
Accettare significa appoggiare una politica tesa ad un regime, rimanere in silenzio significa esserene complici.

Urge una risposta forte e decisa tesa a boiccotare la manifestazione, disturbarne il percorso, bloccare gli atleti negli alberghi.
Facciamo leva sulla coscenza di tutti i compagni, anche di quelle regioni non interessate dalla manifestazione, per appoggiare e partecipare ad una 4 giorni di opposizione ad una politica fascista. E' un appello a tutte le forze antifasciste affinchè si costituisca un fronte unitario.

NO PASARAN



fabio malandra

venerdì 2 settembre 2011

Gemellaggio con COLLETTIVO ANARCHICO TIGULLIO


Oggi il Gruppo Anarchico Casa Anarchica Parma si è gemellato con il Collettivo Anarchico Tigullio. Questo è il risultato finale di una condivisione di idee, della voglia comune di rinforzare il movimento anarchico oltrepassando i confini regionali.
Riteniamo questo un primo importantissimo passo in avanti e che sia l'inizio di una collaborazione fruttuosa, che porti altri gruppi a seguire l'esmpio e condividere la strada verso l'anarchia.
I compagni di Casa Anarchica - Parma

Indignarsi non basta!:Autorganizziamoci e lottiamo (come sempre) fuori dalle istituzioni

Comunicato del
Gruppo Anarchico A.Cieri-FAI Parma



Indignarsi non basta!:Autorganizziamoci e lottiamo (come sempre) fuori dalle istituzioni
Gli avvenimenti di questi ultimi mesi hanno portato in piazza centinaia di persone indignate, persone stanche di essere prese in giro, persone che hanno trovato nella piazza un luogo dove dare sfogo ad una rabbia istantanea e probabilmente e per vari motivi frustrata e repressa. Come in alcuni casi anche recenti, italiani e non, la piazza non ha espresso un vero e proprio profilo politico che la caratterizzasse. Come in alcuni casi accade ci sono e ci saranno gruppi e partiti politici che cercheranno di sfruttare la “disgrazia” degli avversari per avvantaggiarsi e cavalcare le prossime elezioni politiche. Non saranno le elezioni a risolvere i problemi, né qui né altrove. È stato proprio tramite le elezioni che è stata nominata questa giunta, non solo di maggioranza ma anche di opposizione, opposizione che con la sua presenza ha avvallato il sistema 'democratico'ma non è riuscita ad evitare nulla di tutto ciò che è avvenuto. A cosa serve un'opposizione se deve rimanere mera testimone di una situazione? Forse solo a rassicurare le nostre coscienze e farci credere che grazie alla propria presenza il peggio non può accadere. È evidente che il sistema elettorale è di per se'una trappola, che con la delega del voto attribuisce ad una persona un potere che deve per forza di cosa mediare un po' di volte gli interessi di alcuni e altre volte gli interessi di altri, rimanendo comunque nel campo di chi è in grado di farli pesare i propri interessi. Chi come noi lotta da anni per le strade, fuori dalle stanze del potere, sa che solo autorganizzandosi si riesce ad ottenere qualcosa. Le lotte per la casa, contro la precarizzazione del lavoro, contro la privatizzazione dei servizi e la svendita del patrimonio pubblico, si sono svolte e si svolgeranno sia che le giunte siano di destra che di sinistra, sia contro Vignali che contro Lavagetto. La differenza tra oggi e il passato sembra che consista nell'entità del danno e della corruzione. Questo è il momento di tornare per le strade e riprenderci la città, creare un nuovo tessuto sociale che sappia rispondere colpo su colpo ai fatti attuali, costruendo risposte collettive senza cedere a ricatti politici di nessun colore. Le lotte si fanno fuori dalle stanze dei bottoni! Autorganizziamoci e lottiamo.
Gruppo Anarchico A.Cieri-FAI Parma

Festa antifascista 20 ottobre 2018 via Testi 2 ore 18.30

Non è solo una grande festa antifascista, è una chiamata a tutte le forze antifasciste, quelle che si unirono attorno al più alto significa...