domenica 16 ottobre 2011

LA VIOLENZA CI ALLONTATA DAL CONSENSO POPOLARE.

Abbiamo assistito ieri  a Roma ad una giornata da un lato aggregante, devastante dall'altra. Non siamo qui a giudicare niente e nessuno, ma restiamo convinti che vi è una strada diversa da quella violenta, strada difficile, ma ritenuta da Casa Anarchica percorribile.


La cagion prima della infelice condizione dell’operaio è la schiavitù; la causa di questa è l’esistenza delle leggi. Ora le leggi poggiano sulla violenza organizzata e non si potrà adunque porre rimedio alla condizione dell’operaio se non con la distruzione della violenza organizzata. Ma la violenza organizzata è il governo; e possiamo noi vivere senza governo? Sarà il caos, l’anarchia, la perdita di tutti i risultati della civiltà, il ritorno dell’umanità, alla barbarie primitiva.
Non toccate l’ordine delle cose stabilite, dicono, non solo colui al quale è proficuo quest’ordine di cose, ma colui al quale è manifestamente sfavorevole, e che però, in seguito a una lunga abitudine, non pensa poter vivere senza di quell’ordine.
La distruzione de’ governi, continuano, apporterà, i più gravi danni, violenze, saccheggi, uccisioni e, per terminare, il regno de’ malvagi e la schiavitù de’ buoni. Si potrebbe obiettare che tutti i flagelli che ne minacciano, noi li abbiam subiti e ancora li subiamo. Io mi limiterò a far risaltare che tutti i tumulti e i disordini che potrebbero esser provocati dalla distruzione dell’organizzazione attuale, non provano che tale sistema debba essere necessariamente venire difeso.[…]
La schiavitù degli uomini è la conseguenza delle leggi, e le leggi sono stabilite dai governi. Per liberare gli uomini non c’è che un mezzo: la distruzione dei governi. Ma come distruggerli? Tutti i tentativi fatti sinora in diversi paesi per rovesciare i governi colla violenza, non sono mai riusciti che a sostituire a quelli un nuovo governo, sovente più crudele del primo.
Senza parlare dei tentativi del passato, la distruzione del regime capitalista, la socializzazione dei mezzi di produzione, e l’aumento di un nuovo ordinamento economico, la rivoluzione insomma che i socialisti ci annunziano come prossima si compierà pure, ci dicono, colla violenza organizzata; e, sempre secondo essi dicono, colla violenza converrà mantenere le nuove forme sociali.
Con il tentativo che si farà domani per abbattere la forza colla forza come nelle antiche imprese, non porrà fine sicuramente al regno della violenza, né per questo alla schiavitù degli uomini.
Non potrebbe essere altrimenti. A meno che non siano spinti da collera o da qualche desiderio di vendetta, gli uomini non usano violenza ai loro simili, se non per imporre la loro volontà. Ora, quando gli uomini sono costretti ad obbedire, loro malgrado, ad una altra volontà, essi sono schiavi; e fino a che regnerà la violenza, siccome questa non può venir impiegata che a sottomettere uomini alla volontà d’altri uomini, la schiavitù non avrà cessato d’esistere.
Cercare di combattere la violenza colla violenza, è volere spegnere il fuoco col fuoco, è inondare un paese per abbassare il livello di un fiume, che straripa, è scavare un buco nel suolo per avere terra da colmare un altro.
Ora, per distruggere la violenza dei governi, gli uomini non hanno che un mezzo;quello di non prendere parte a cotesta violenza. Allora, sia difficile o no per gli uomini di astenersi dal contribuire all’opera dei governi, e si prossimo o lontano il giorno in cui il mondo raccoglierà i frutti di cotesta astensione, tutto ciò sarà di poca importanza. Gli uomini non hanno che un mezzo di affrancarsi; devono servirsene. (Questo brano è stato estrapolato da La moderna schiavitù di Lev Tolstj.)

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