mercoledì 22 agosto 2012

IN RICORDO DI FRANCESCO MASTROGIOVANNI (FRANCO)


4 agosto 2009 – Vallo della Lucania: Francesco Mastrogiovanni.


Questa è una storia senza scontri né lotte di piazza, poco conosciuta perché racconta solo come muore un povero cristo.
È una storia di persecuzione, protagonisti un giovane maestro elementare e le “Autorità”, quelle che decidono del destino di un uomo, senza vedere, senza sentire e senza capire.
Non l’ha scritta né De Amicis né Kafka, sta scritta negli aridi rapporti che poliziotti, carabinieri, sindaci, assistenti sociali e psichiatri hanno cominciato a stilare da un maledetto giorno di luglio del 1972, il sette, quando sul lungomare di Salerno Francesco si trova a passeggiare con un compagno anarchico come lui, ma più noto, Giovanni Marini, conosciuto per una indagine di “controinformazione” sulla sospetta morte, a causa di uno strano incidente sulla Roma-Napoli, di cinque giovani anarchici calabresi diretti a Roma per consegnare i risultati di una inchiesta su alcune “stragi fasciste”.
Scomparsi i documenti in possesso dei giovani calabresi, l’indagine di Marini ricostruisce l’ipotesi delle trame sulle quali avevano lavorato i suoi compagni, mettendo in luce pesanti indizi contro esponenti dell’estrema destra locale e nazionale, che sguinzagliano quindi i loro picchiatori per fargliela pagare ed intimorirlo onde bloccare le sue indagini.
Aperta la caccia all’uomo, Francesco e Giovanni vengono intercettati sul lungomare da due giovani di estrema destra, armati di coltelli.
Vista l’aria di burrasca Francesco cerca di fare da paciere, ma la rissa esplode ed uno dei due giovani aggressori rimane ucciso dalla sua stessa arma della quale Giovanni, come risulta dal processo, riesce a disarmarlo.
Francesco, ferito ad una coscia, è sottoposto comunque ad indagine e deve subire il processo nel quale viene assolto.
Da questo momento inizia la persecuzione: telefonate minatorie, ostacoli nella vita quotidiana della città nella quale l’esistenza gli viene resa impossibile da continue ritorsioni, controlli di polizia ingiustificati, menzogne sulla sua vita.
Non potendone più si trasferisce in un paese del bergamasco dove trova lavoro come insegnante elementare, non trova però pace la sua privacy vulnerata dalla segnalazione delle forze dell’ordine salernitane a quelle di Bergamo che quindi iniziano zelantemente a “tenerlo d’occhio”.
L’apparire di una divisa ormai per Francesco è un incubo, torna nel Cilento, ma non lo mollano, e un giorno, il 5 ottobre del ’99, lo beccano in fallo: ferma l’auto in sosta vietata ed una pattuglia tempestivamente intervenuta gli eleva una multa, prova a contestare, come in genere molti fanno, ma a lui lo portano al commissariato con le manette ai polsi e l’accusa di “resistenza aggravata e continuata” che lo porta agli arresti domiciliari.
Al processo viene assolto con formula piena per non aver commesso i reati addebitategli, ma ne viene fuori debilitato psicologicamente, stanco di ingiustizie e persecuzioni immeritate, impaurito da un mondo che sembra tutto contro di lui e che lo porta a crisi di panico.
L’aiuto delle “Autorità” si risolve con la richiesta da parte del sindaco di Castelnuovo Cilento, dove risiede la sua famiglia, del trattamento sanitario coatto, per ben due volte.
Con tutte le sue forze Francesco tenta di riprendersi, torna ad insegnare, ben accetto da bambini e genitori, ma i carabinieri continuano a fermarlo, controlli continui sembra solo per lui, e un giorno,il 30 luglio del 2009,  al mare, vede i carabinieri e scappa, non lo trovano, quindi arrivano i rinforzi, i vigili urbani, un medico, addirittura la guardia costiera, infine si arrende e non ha fatto niente, ma ancora un sindaco ha firmato il ricovero coatto e parte così su una autoambulanza, tre punture “per calmarlo”, nell’ultimo suo viaggio verso l’ospedale di Vallo dove il 4 agosto muore.
L’autopsia rileva lividi, segni di lacci a caviglie e polsi, ma nessuno si chiede niente, per le autorità è una morte “normale” e le spiagge del Cilento possono godere di uno svitato in meno.


«Ti prego, per piacere, blocca la proiezione di questo video… Ma questa è una tortura… Poveraccio, tenta di divincolarsi,tenta di liberarsi dall’atroce letto di contenzione,mai fili di plastica durissima gli segano polsi e caviglie ora sanguinanti…


"Mura che occultate
L’infamia contro l’umanità
Mura omertose
Mura impregnate di violenza e di terrore
Di grida e di dolore
Che siate di pietra viva o di cemento
Non ascoltate nessun lamento
Sordi ad ogni implorazione
Ad ogni preghiera
Ostinate nel vostro silenzio
Guardate indifferenti
Oltre la sofferenza

Sabatino Catapano"

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