giovedì 16 agosto 2012

AZIENDA OSPEDALE CONTI IN ORDINE? LAVORATORI NEL CAOS!





Sulla NewsLetter dell’Azienda Ospedaliera di Parma di venerdì 27 luglio 2012, si può leggere l’articolo “conti in ordine: “La Conferenza Territoriale Sociale e Sanitaria (CTSS) della Provincia di Parma ha espresso parere positivo sul Bilancio di esercizio 2011, il preventivo 2012, il pluriennale di previsione 2012-2014 e il Piano programmatico 2012-2014 dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma.
La sintesi dei conti sulle principali manovre economiche dell’Ospedale Maggiore è stata presentata all’inizio del mese di luglio, durante l’incontro dell’Ufficio di Presidenza, dal Direttore Generale Leonida Grisendi.
Nel 2011 l’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma ha raggiunto l’obiettivo di equilibrio economico-finanziario indi-cato dalla Regione e ha conseguito, grazie alla razionalizzazione degli investimenti e ad un’efficiente gestione, gli impe-gni assunti. Il contenimento dei costi ha permesso di costruire bilanci in ordine senza incidere sui livelli di assistenza.
Il quadro che ne è emerso è quindi quello di un’Azienda in salute, in grado di fornire servizi di qualità e capace di gestire le risorse in modo appropriato; garanzia questa delle prospettive e degli investimenti futuri.
I risultati sono stati ottenuti grazie anche alla programmazione effettuata nell’ultimo triennio con il PAL (Piano Attuativo Locale) che ha assicurato maggiori livelli di appropriatezza al sistema e più qualità”
Tutti soddisfatti, la cittadinanza può stare tranquilla, sulla carta, in realtà rimane di assoluta incertezza e caos la situazione lavorativa dei dipendenti.
I carichi di lavoro sono divenuti insostenibili, grazie alla cronica mancanza di personale: così, mentre si enfatizza la quadratura dei conti, nulla trapela sulle condizioni critiche lavorative di infermieri ed OSS, o del come mai, per coprire turni infermieristici, si è dovuti arrivare ad attingere personale in difetto da cooperative, con il silenzio assenso dei sindacati maggiormente rappresentativi, aggravando ancor di più le spese.
La Spending Review anche a Parma fa sentire il suo negativo influsso: materiali di minore qualità, approvvigionamento dei farmaci al limite, se non al di sotto del minimo di magazzino.
In questo marasma, se non bastasse, si moltiplicano voci, nel periodo estivo difficili da approfondire, di altri tagli sia di personale come il 10% dei famigerati esodati, di ben 400 posti letto (che su poco più di 1000 sono una cifra considerevole), voci che vogliamo sottolineare di corridoio, ma che aumentano, se fosse necessario, la preoccupazione e la rabbia di chi sta subendo ingiustizie, cioè i lavoratori.
Come ultima notizia, il 31 luglio u.s. la direzione aziendale ha indetto una riunione trattante ( Azienda – sindacati) urgente proponendo in diverse unità operative la rimodulazione della presenza oraria degli OSS per garantire la copertura dei turni di servizio. Anche in questo caso si brancola nel buio e le notizie, sempre non confermate, parlano di una diminuzione dell’orario di lavoro a sette ore per guadagnare un giorno lavorativo alla settimana da poter gestire unità  la dove vi siano mancanze di personale.
Le Organizzazioni Sindacali presenti alla riunione hanno posto indicazione negativa, ma non hanno dato alcuna rassicurazione e notizia ai lavoratori, i quali alla luce dei fatti non sanno nulla di ciò che il futuro ha in serbo per loro.
L’USIS (Unione Sindacale Italiana – Sanità),  vista l’incertezza e l’assoluta precarietà del futuro lavorativo dei dipendenti dell’Azienda Ospedaliera di Parma, chiede che sia fatta luce sulle decisioni che si vorrebbero prendere.
Per ciò che riguarda in maniera specifica gli OSS vorremo sapere che fine ha fatto la graduatoria concorsuale a tempo determinato, la quale potrebbe essere usata per la copertura dei posti vacanti oggi, per fronte ad una situazione d’emergenza, piuttosto che dopo il periodo estivo come da direttive.

Mausoleo per il criminale di guerra Graziani

fonte: http://anpimirano.it/2012/mausoleo-per-il-criminale-di-guerra-graziani/






Ad Affile il tempo si è fermato. Nel comune, in provincia di Roma, l’amministrazione locale riunisce la comunità per esaltare “l’eroismo del soldato”, il generale mussoliniano e concittadino Rodolfo Graziani, seppellito nel cimitero comunale. Iniziativa pubblica, soldi di tutti per l’inaugurazione di un parco pubblico con sacrario dedicato a Graziani che fu protagonista della guerra di conquista fascista in Etiopia e poi ministro della Difesa nella Repubblica sociale italiana.
Nella Regione Lazio che chiude gli ospedali e sforbicia i servizi, il sindaco Ercole Viri, che guida una giunta di centrodestra, inaugura il sacrario con annesso parco costato 125 mila euro, prelevati da apposito fondo regionale. Una serata di commemorazione con il taglio del nastro alla presenza dell’assessore regionale Francesco Lollobrigida, discorso delle autorità in memoria della patria e di Graziani e cena sociale. Il passato, quello dei vinti, sconfitto dalla resistenza partigiana e dalla Costituzione repubblicana, ritorna celebrato dall’amministrazione comunale alla presenza del parroco don Ennio Innocenti che ha ricordato il maresciallo d’Italia Graziani.
Nessun imbarazzo per gli etiopi gasati nella guerra di conquista del regime fascista, definiti “costi” propri di ogni conflitto, in quella spedizione guidata armi in pugno dal generale. Nessun imbarazzo neanche per il bando di Graziani che condannò alla morte i giovani renitenti che rifiutarono la leva sotto la Repubblica sociale italiana, l’ultima esperienza di quel ventennio, cancellato da alleati e partigiani. “Non devo perdonare nulla al soldato, con la s maiuscola, Graziani – spiega il sindaco al Fatto – oggi abbiamo dimostrato che il nostro concittadino non ha commesso errori. Onoriamo il generale in quanto affilano e degno di rivalutazione rispetto alla storia scritta da chi era mosso da altri intenti”. Per Graziani, alla fine della Seconda guerra mondiale, ci fu la condanna a 19 anni, 17 condonati, prima della morte nel 1955.
Ad Affile ci sono quelli con il drappo al braccio della X Mas, ex militari, la Giovane Italia della provincia di Roma. Durante il corteo, sindaco in testa, quando evochiamo i partigiani, un cittadino si gira, irato: “Quattro ruba galline”. Sul sacrario la scritta: Patria e onore. “Graziani è un esempio per i giovani – continua il sindaco – di attaccamento alla patria. Poteva andare con i vincitori, ma è rimasto leale e coerente con le sue idee per salvare l’Italia”. L’iniziativa è stata criticata dall’Anpi, l’Associazione nazionale partigiani, e anche dal Partito democratico. Il consigliere regionale Esterino Montino ha attaccato: “È una vergogna inaccettabile. Voler ricordare con un monumento un signore come Graziani, che si è macchiato anche di crimini contro l’umanità per la sua feroce repressione a base di gas letali contro i giovani etiopi, è grave e inaccettabile”.
Mentre Mario Monti parla di spending review, ad Affile ci si ritrova per celebrare un protagonista del ventennio fascista a spese dei contribuenti. A maggio era toccato al busto di Giorgio Almirante, scoperto alla presenza dell’immancabile leader della Destra Francesco Storace, di Luca Romagnoli, segretario della Fiamma Tricolore, dell’assessore regionale Francesco Lollobrigida e dei senatori Domenico Gramazio e del pluricondannato Giuseppe Ciarrapico. La statua già c’era, ma era stata danneggiata e pronto è arrivato il nuovo bronzo in onore e ricordo del segretario missino. Sul sito del Comune campeggiano le foto delle celebrazioni e la pagina dedicata ai “figli celeberrimi di Affile” dove troneggia, con foto di profilo nella divisa militare, Graziani. Così viene definito: “II Maresciallo d’Italia, figura tra le più amate e più criticate, a torto o a ragione, fu tra i maggiori protagonisti dei burrascosi eventi che caratterizzarono quasi mezzo secolo della storia italiana”. Da un balcone, mentre il corteo si indirizza verso il parco con sacrario, un ragazzo canta “Bella Ciao”. Un altro cittadino, invece, con il drappo della X Mas, non vuole sentire parlare di apologia del fascismo: “È reato? Non me ne frega un cazzo”.
(Nello Trocchia, da “Il Fatto Quotidiano” del 12 agosto 2012)

martedì 24 luglio 2012

BASTA STARE IN SILENZIO




Chi paga la crisi?
Dopo lo smantellamento dell’articolo 18 dello statuto dei lavoratori, esodati, tasse, stipendi da fame, ora si attaccano due fondamentali diritti: sanità ed istruzione.
Si salvano i ricchi, i manager, le banche, i politici, i petrolieri, le grandi industrie, le grandi lobby, a discapito della gran maggioranza dei cittadini e lavoratori.
Manovre ed aggiustamenti decretati dal governo dei poteri forti del soldatino Monti, vengono approvate apponendo la fiducia.
Si chiama Spending review, rigardano provvedimenti nel settore pubblico; per ciò che riguarda la sanità si traduce con riduzione posti letto negli ospedali, riduzione di infermieri, OSS ed ausiliari, riduzione della quantità e qualità di farmaci e presidi ospedalieri, caos nelle sale d’attesa dei pronto soccorsi, lunghe liste d’attesa per esami e diagnostica.

Dal sito del Ministero della Salute questi i particolari::
  1. condizioni di acquisto e fornitura di beni e servizi;
  2. spesa per farmaci;
  3. spesa per dispositivi medici;
  4. acquisto di prestazioni sanitarie da soggetti privati accreditati.
Il risparmio stimato è di 1 miliardo di euro per il secondo semestre del 2012, 2 miliardi per il 2013 e 2 miliardi per il 2014. Nel decreto è prevista la possibilità di rimodulare entro luglio insieme alle Regioni il tipo di interventi sulla sanità per il 2013 e il 2014, fermo restando il saldo complessivo del risparmio da ricavare, attraverso l’intesa sul Patto per la Salute.
CONDIZIONI DI ACQUISTO E FORNITURA DI BENI E SERVIZI
La misura adottata prevede la rideterminazione degli importi e delle prestazioni previsti nei singoli contratti di fornitura nella misura in riduzione del 5% a decorrere dall'entrata in vigore del decreto legge e per tutta la durata del contratto. Tale misura straordinaria è finalizzata ad anticipare già nel 2012 la manovra sui beni e servizi prevista dal decreto legge 98/2011 la quale esplicherà pienamente i suoi effetti a decorrere dal 2013 e sarà basata sull'obbligo per le centrali di acquisto di tenere conto dei nuovi contratti dei prezzi di riferimento che via via l'Autorità di controllo sui contratti pubblici renderà noti e disponibili. Per i contratti già stipulati è prevista invece una rinegoziazione tra Azienda sanitaria e fornitori, ovvero la possibilità di recesso da parte della struttura pubblica, nel caso di significativi scostamenti (20%) tra i prezzi in vigore e quello di riferimento, e ciò in deroga all'articolo 1171 del Codice civile.
Un ulteriore contributo alla revisione della spesa verrà dall'accelerazione dei processi di razionalizzazione delle reti ospedaliere che le Regioni sono chiamate a realizzare, in modo da evitare duplicazione di funzioni e mantenimento di presidi sottoutilizzati, nei quali comunque oggi si regista oggi un eccesso di consumi per beni e servizi. In tal senso il decreto legge prevede una riduzione dello standard di posti letto portandolo a 3,7 per 1000 abitanti, di cui però lo 0,7 resta vincolato alla lungodegenza e alla riabilitazione.
SPESA PER FARMACI
Per il 2012 è previsto un aumento dello sconto obbligatorio che le farmacie e le aziende farmaceutiche praticano nei confronti del Ssn, che passa per le farmacie da 1,82% a 3,85% per il 2012, 2013 e 2014 e per le aziende farmaceutiche da 1,83% a 6,5% per il solo anno 2012, a partire dall'entrata in vigore del decreto. Per gli anni successivi la revisione della spesa viene operata tramite una ridefinizione delle regole che prevedono un tetto di spesa sia per la farmaceutica convenzionata territoriale che per la farmaceutica ospedaliera. Per la farmaceutica territoriale viene individuato un nuovo tetto di spesa pari all'11,5% rispetto al precedente 13,3%. Per la farmaceutica ospedaliera il nuovo tetto è del 3,2% rispetto al precedente 2,4%.
Nel caso di sfondamento del tetto della farmaceutica territoriale viene confermato il meccanismo di ripiano totalmente a carico della filiera farmaceutica (aziende, grossisti, farmacisti); per lo sfondamento della spesa farmaceutica ospedaliera, che fino ad oggi è stato tutto a carico delle Regioni, viene introdotto un meccanismo di ripiano che pone a carico delle aziende farmaceutiche il 50% di tale sfondamento.
SPESA PER DISPOSITIVI MEDICI
Per il solo secondo semestre 2012 viene previsto un abbattimento del 5% degli importi e dei volumi di fornitura, mentre nel 2013 la revisione della spesa viene realizzata tramite la fissazione di un tetto di spesa pari al 4,8% per tali dispositivi. Le Regioni sono chiamate a garantire tale tetto di spesa sia attraverso l'utilizzo dei prezzi di riferimento, sia attraverso interventi di razionalizzazione nella fase di acquisto, immagazzinamento e utilizzo degli stessi nelle attività assistenziali.
ACQUISTO DI PRESTAZIONI SANITARIE DA SOGGETTI PRIVATI ACCREDITATI
La misura prevista consiste in una riduzione del budget assegnato alle singole strutture pari all'1% per il 2012 e del 2% per il 2013 rispetto al budget 2011.

E’ ora di dire basta, il silenzio non paga.
Ribelliamoci e scendiamo in piazza a contrastare lo smantellamento dei diritti conquistati con lotte sindacali, contro chi vorrebbe salvare il sistema capitalistico impoverendo la massa lavoratrice ed i cittadini.
I ricchi sono sempre più ricchi, la maggioranza soffre!
Cittadini, lavoratori, studenti, famiglie, uniti lottiamo.

martedì 17 luglio 2012

La salute non è più un diritto

UNIONE SINDACALE ITALIANA -SANITÀ
Sezione Italiana dell’Association Internationale des Travailleurs (A.I.T.)
FEDERAZIONE NAZIONALE SANITÀ          
Borgo Pinti 50 rosso -  50100 Firenze
Per info e contatti Tel 331 6329028 – FAX  05579447116


A tutti i cittadini

La salute non è più un diritto


Il Governo Monti taglia ulteriori 5 miliardi al sistema sanitario nazionale,i quali si vanno ad aggiungere a quanto previsto dalle manovre precedenti del Governo Berlusconi e alla prima manovra del Governo Monti (2011) per un totale di 15 miliardi nei prossimi 2 anni. Questa devastazione si abbatte su un sistema sanitario indebolito da 20 anni di riduzioni e ristrutturazioni attuate sulla pelle di tutti i cittadini dai Governi che si sono succeduti. Oggi tagliano ancora sulla qualità e sulla efficacia dei farmaci, sulla quantità delle prestazioni,sul numero dei posti letto, sulle forniture, sulla strumentazione di lavoro e sui presidi necessari a garantire l'assistenza e sul numero del personale addetto all’assistenza. Questo significa determinare l’impossibilità a mantenere un servizio con standard di qualità accettabili e sicuri nell’assistenza. La crisi,invocata sempre a giustificazione per ogni azione di aggressione alle tutele giuridiche e sociali dei cittadini, è utilizzata come deterrente ogni qual volta si deve far passare le peggiori nefandezze. Il Governo finanzia le banche e le imprese, detassa industriali e corporazioni, spreca a favore dei grandi
costruttori in grandi opere inutili, mantiene missioni militari indegne e costosissime e si accolla folli previsioni di spesa per nuovi armamenti. Siamo al massacro. Siamo ad un vero e proprio delirio ideologico. Hanno descritto i lavoratori pubblici come dei fannulloni per giustificare l’attacco ai diritti in favore della speculazione privata. Carissimi cittadini e pazienti,quando sarete nel caos delle sale d'attesa, quando i tempi di attesa vi renderanno irraggiungibili le prestazioni costringendo a rivolgervi alla speculazione privata, quando per vedere un medico dovrete pagarlo in libera professione, quando troverete lavoratori intrattabili a causa di condizioni di lavoro impossibili, quando vi verranno dati farmaci inadeguati, quando vedrete utilizzati ausili e presidi degradati o scadenti, quando resterete giorni parcheggiati in un pronto soccorso per mancanza di posti letto,quando vivrete il degrado generale al quale stanno conducendo il servizio sanitario pubblico ricordatevi chi sono i diretti responsabili di questo scempio sociale. Sotto la spinta dell’azione governativa anche le aziende procedono a tagli e riorganizzazioni che indeboliscono i servizi dei cittadini e dei loro diritti. La sanità non è una piazza di mercato fatta per arricchire speculatori ma un luogo decisivo per la vita o la morte delle persone. La condizione dei lavoratori è legata a quella degli utenti Ribelliamoci e lottiamo uniti tutti insieme.

venerdì 29 giugno 2012

CHIUDERE CASA POUND! MANIFESTAZIONE ANTIFASCISTA





Il 12 maggio scorso il gruppo fascista CasaPound ha assaltato il Circolo Arci Minerva armato di bastoni catene e armi da taglio. L'azione di contrasto gestita dagli antifascisti lì presenti e dai soci del circolo ha evitato il peggio. I venti fascisti non sono riusciti nel loro intento di devastare il circolo e provocare gravi danni fisici alle persone.
Non è la prima volta che CasaPound compie azioni di questo tipo. Da anni, in tutta Italia questo gruppo si rende protagonista di una condotta tipicamente squadrista e violenta che tramite aggressioni fisiche cerca di guadagnarsi spazio e visibilità. CasaPound si dichiara "non conforme", ribelle e dalla parte degli italiani, ma i fatti dimostrano quanta distanza ci sia tra i loro slogan e la realtà. Più volte si sono candidati nelle file del PDL, da sempre favorevoli al nucleare, sono arrivati ad ospitare Dell'Utri, a rivalutare Craxi o a farsi patrocinare alla Camera da Scilipoti pur di prendersi un posticino ai piani alti.
Ma non è solo CasaPound il fascismo che ci deve preoccupare. Le scelte politiche imposte dal governo, gli operai caricati davanti alle fabbriche, l'isolamento e la repressione che riceve chiunque cerchi di opporsi a questo sistema di poteri hanno ben poco da spartire con la democrazia. Un contesto di crisi economica e politiche autoritarie simili in tutta Europa che favorisce l'emergere di gruppi neonazisti come avvenuto in Grecia. Per questo un gruppo fascista come CasaPound non deve essere sottovalutato, ignorato o accettato, per questo non va dimenticata l'aggressione del 12 Maggio. Parma è da sempre antifascista e non può accettare la sua presenza.

Promuove il Comitato Antifascista Montanara. Aderiscono:
-Le associazioni partigiane ed antifasciste: ANPPIA (ass.ne nazionale perseguitati politici ed antifascisti); ANED (ass.ne nazionale ex deportati); ALPI (ass.ne liberi partigiani italiani); APC (ass.ne partigiani cristiani); ANPI (ass.ne nazionale partigiani italiani); ANPI Pedemontana
-I gruppi antifascisti: RAF (Rete Antifascista - Parma); Insurgent City; Gruppo Anarchico A.Cieri; Art Lab; Casa Cantoniera occupata; Rete Diritti in Casa; GAP (Gruppo Azione per la Palestina); Battaglia Comunista; Comitato antifascista per la memoria storica; Comitato antifascista quartiere S.Leonardo-Cortile San Martino;La Paz! Antirazzista; Centro Studi Movimenti
-Sindacati: FIOM-CGIL; USI (Unione Sindacale Italiana); USB (Unione Sindacale di Base)
-Partiti: PCL (Partito Comunista dei Lavoratori); Rifondazione Comunista; PDCI (Partito dei Comunisti Italiani); SEL (Sinistra Ecologia Libertà); CSP-PC (Comunisti Sinistra Popolare); Parma Bene Comune – ALBA
-Associazionismo: Circolo ARCI Minerva; Ass.ne Italia-Cuba; Ass.ne Libera cittadinanza; Comitato di promozione culturale calabrese; Popolo Viola

sabato 9 giugno 2012

Della lotta armata e di alcuni imbecilli




ARTICOLO DI "UMANITA' NOVA" N.19 ANNO 2012

Nel nostro paese la situazione politica e sociale mostra chiari segni di 
un’involuzione autoritaria su scala globale. Il dispiegarsi di politiche 
disciplinari in risposta alle questioni sociali è segno che il tempo dei 
compromessi, delle socialdemocrazie sta tramontando. Potremmo dover fare 
i conti con il rischio che si impongano regimi decisamente autoritari. 
La criminalizzazione dei movimenti sociali e degli anarchici, prepara il 
terreno e nuovi dispositivi repressivi: nuove leggi, nuovi procedimenti 
penali, una sempre più forte torsione delle normative vigenti, un sempre 
maggior controllo militare del territorio.

L'immediata gestione mediatica del mostruoso attentato di Brindisi la 
dice lunga su quali sono le intenzioni dell'oligarchia al potere. Un 
atto vile, di terrorismo indiscriminato, contro delle giovani donne, 
antisociale e criminale, viene tranquillamente assimilato ad episodi di 
lotta armata, magari con origini greche o con contorno mafioso, con 
l'obiettivo palese della realizzazione dell'unità di tutti gli 
schieramenti in difesa dello Stato, un'unità che abbiamo visto all'opera 
negli anni della solidarietà nazionale, delle leggi speciali, 
dell'arretramento sociale e culturale del paese.

Anche il ferimento dell’AD di Ansaldo nucleare e la rivendicazione 
inviata al Corsera dal nucleo “Olga” della FAInformale dimostrano come 
azione e comunicazione si intreccino e si confondano in un gioco di 
specchi infinito e deformante. Occorre osservare con attenzione per 
coglierne l’intima trama.
I media, gli stessi che minimizzano da sempre la ferocia della guerra 
che l’esercito italiano combatte in Afganistan, hanno sparato a zero 
contro il movimento anarchico, quel movimento che non si sottrae alle 
lotte sociali, che è in prima fila nei movimenti per la difesa 
ambientale, contro la guerra e il militarismo, contro le leggi razziste 
e le politiche securitarie nel nostro paese.
Giornali, radio e televisioni, che nell’immediato non avevano alzato i 
toni, si scatenano dopo la rivendicazione.

Nelle crisi sono sempre ricercati dei capri espiatori, su cui 
indirizzare l'attenzione della cosiddetta pubblica opinione. Come sono 
riusciti negli anni '80 a svuotare di segno e di contenuto la ricchezza 
dei movimenti del decennio precedente, rovesciandogli addosso, a tutti 
ed indistintamente, la responsabilità del lottarmatismo, facendo di ogni 
erba un fascio, comminando carcere a pioggia, provocando divisioni e 
contrapposizioni, così oggi c'è chi intende rispolverare i vecchi arnesi 
della criminalizzazione preventiva.
D'altronde la situazione per governi e padroni non è facile: devono far 
digerire misure sempre più indigeste e in loro cresce la paura di una 
ribellione sociale.
Il ferimento di Adinolfi è stato colto al volo per rilanciare, dopo le 
varie informative dei servizi segreti sul pericolo 
“anarco-insurrezionalista”, l'incombenza della minaccia terroristica di 
matrice anarchica, collegandolo al malcontento sociale crescente, al 
movimento NoTav e, in generale, contro ogni forma di opposizione sociale.
Se l'operazione in corso è questa, è evidente che bisogna aspettarsi 
sempre nuove operazioni repressive.
In una situazione dove l'aggressione alla qualità della vita della 
popolazione si sta intensificando, soprattutto nel settore del lavoro 
dipendente, del precariato, del piccolo artigianato e commercio, e dove 
ci sarebbe bisogno di tutta la partecipazione, di tutta l'intelligenza e 
della capacità collettiva per organizzare risposte incisive, promuovere 
lotte, sviluppare iniziative di solidarietà sociale, dare ossigeno alle 
forme autogestionarie di risposta concreta alla crisi, appare 
inevitabile doversi misurare con chi pensa che un gruppo, 
un'organizzazione, dura, combattente, clandestina, possa ottenere 
risultati efficaci, con chi pensa di avere la risposta in tasca. Come il 
gruppo che ha firmato l'attentato al dirigente di Ansaldo Nucleare 
rivendicando la sua appartenenza alla federazione anarchica informale. 
Soprattutto se l'enfasi mediatica con il quale vengono riportate queste 
azioni è funzionale al coinvolgimento di tutto il movimento anarchico in 
un processo di criminalizzazione generale, che ha investito pesantemente 
anche la Federazione Anarchica Italiana.
Non per caso il testo del nucleo “Olga” viene pubblicato integralmente 
dal Corriere della sera, che decide in tal modo di fare da megafono alla 
FAInformale. Viene da chiedersi il perché. La risposta non è difficile.
Il comunicato, dopo le prime righe sulla questione nucleare, è dedicato 
alla propaganda: buona parte del documento è un attacco violentissimo al 
movimento anarchico nelle sue tante componenti.
Tutti i quotidiani, i GR e i telegiornali dedicano ampio spazio ad un 
testo in cui si sostiene che gran parte del movimento anarchico fa 
proprio un anarchismo “ideologico e cinico, svuotato da ogni alito di 
vita”. Non solo. Secondo gli informali gli anarchici impegnati nelle 
lotte sociali “lavorerebbero per il rafforzamento della democrazia”. 
Ossia per il mantenimento dell’ordine gerarchico.
Chi legge ha l’impressione che lo scopo reale dell’azione non fosse 
tanto un monito ai signori dell’atomo, quanto l’ottenere l’audience 
adatta a far sapere a tutti la propria opinione sul movimento anarchico.
L’azione degli anarchici è descritta come mera attività ludica, >
“ascoltare musica alternativa” mentre il “nuovo anarchismo” nasce dal 
gesto di “impugnare la pistola”, dalla scelta della “lotta armata”.
Il mezzo annebbia a tal punto il fine che i supereroi da cartone 
animato, che non amano “la retorica violentista ma con piacere” hanno 
“armato” le proprie mani non si rendono conto che nel nostro paese il 
nucleare è al momento uscito di scena, grazie alle lotte e ai movimenti 
popolari.
Azioni dirette, senza delega, concrete e capaci di mostrare che è 
possibile prendere in mano il proprio destino, lottare contro i giganti 
dell’atomo e sconfiggerli, come a Scanzano Jonico e nei blocchi dei 
trasporti nucleari tra l’Italia e la Francia, dove gli anarchici erano 
in prima fila.
Ogni giorno gli anarchici partecipano alle lotte per difesa del 
territorio e per l’autogoverno, contro i padroni per la realizzazione di 
margini di autonomia dei lavoratori dalla schiavitù salariata, contro la 
guerra e le produzioni militari, per una società senza eserciti e 
frontiere, contro il razzismo, il sessimo, la guerra ai poveri e alle 
donne.
Gli anarchici, che subiscono lo sfruttamento e l’oppressione come tutti, 
a fianco di ogni altro sfruttato ed oppresso, si battono contro lo stato 
e il capitalismo per creare le condizioni per abbatterli, mirando a 
spezzare l’ordine materiale e, insieme, quello simbolico, consapevoli 
che non basta distruggere ma occorre saper costruire. Costruire senza 
timore che la casa venga abbattuta, sapendo che ogni spazio liberato, 
anche per pochi momenti, diviene luogo di sperimentazioni dove tanti 
assaporano il gusto di una libertà che non è astrazione poetica ma 
concreta edificazione di un ambito politico non statale.
Azioni che prefigurano sin da ora relazioni politiche e sociali di segno 
diverso, che non si limitano al “sogno di un’umanità libera dalla 
schiavitù” perché il percorso di libertà non è un “sogno” ma la 
scommessa quotidiana dentro le realtà sociali in cui siamo forzati a 
vivere e che vogliamo contribuire a cambiare. Non da soli. Mai da soli, 
perché l’umanità è fatta di persone in carne ed ossa, perché agire in 
nome di un’astratta “umanità” è tipico degli stati, delle religioni, 
persino del capitalismo che promette senza mantenere benessere e 
felicità. Non degli anarchici.
La pratica della libertà attraverso la libertà può essere contagiosa ma 
non si può certo imporre.
Gli estensori del comunicato rifuggono il “consenso” e cercano 
“complicità”. Se ne infischiano del fine e pensano solo al mezzo, di 
fatto rinunciando ad ogni prospettiva di rivoluzione sociale anarchica. 
Il loro linguaggio e la loro pratica sono un cocktail di pratica 
avanguardista e retorica estetizzante.
Inevitabile che i media dessero loro ampio spazio, seguendo linee 
interpretative a volte divaricate, altre volte intrecciate. La maggior 
parte degli organi di informazione ha imbastito teoremi per mettere in 
relazione le lotte sociali e la FAI informale, in un rapporto quasi 
simbiotico.
Gli anarchici sono serrati in una morsa interpretativa: da un lato 
descritti come “terroristi” o loro tifosi, dall’altro come burocrati 
inoffensivi.
Una morsa che probabilmente sarà gradita a chi si compiace del gesto, vi 
si appaga in un’estasi esistenziale in cui il bagliore di un attimo 
compensa il grigiore di una quotidianità spesa nel silenzio e 
nell’attesa di un’altra occasione per far salire l’adrenalina. “Per 
quanto lieve sia questo bagliore – scrivono – la qualità della vita ne 
sarà sempre arricchita”. Tra un pacco postale e una pallottola alle 
gambe potranno crogiolarsi nella fama di carta che i media pagati da 
padroni e partiti vorranno regalare loro.

Al di là dell’uso mediatico dell’attentato ad Adinolfi, resta il dato 
politico del riproporsi di un avanguardismo armato, che oltre le 
seduzioni semantiche, ricalca una parabola da partitino autoritario, che 
culla l’illusione di potersi ergere a guida di quanti giudicano 
intollerabile il mondo dove viviamo. Non a caso al processo per le 
cosiddette “nuove BR”, persone lontanissime dall’anarchismo hanno 
manifestato entusiasmo per l’attentato di Genova. È l’apoteosi del 
mezzo, che non si cura del fine. Una sorta di trasversalità dell’agire 
colma l’apparente distanza dei progetti. In realtà questa distanza si 
dissolve allorché questa pratica si sviluppa in opposizione alle lotte 
sociali, inevitabilmente costrette in quello che il nucleo “Olga” chiama 
“cittadinismo”. Con questo termine bollano le lotte popolari che in 
questi anni, con crescente radicalità organizzativa hanno più volte 
messo in difficoltà i governi che si sono succeduti, ledendo gli 
interessi delle grandi imprese ed inaugurando pratiche di partecipazione 
certo non anarchiche ma sicuramente lontane dalla triste abitudine alla 
delega in bianco elettorale.
Fuori dalle lotte sociali cosa resta? Il partito, null’altro che il 
partito. Non a caso i fautori della federazione informale si sono dotati 
di una sigla-contenitore, riducendo il percorso di affinità alla pratica 
di azioni violente. Prescindiamo dal fatto banale – anche se grave - che 
in tal modo si offre una sponda ad infinite operazioni repressive basate 
su reati associativi. Andiamo oltre anche al rischio palese che un 
giorno o l’altro Stato o fascisti possano usare la sigla per scopi 
propri, utilizzando la sponda loro ingenuamente offerta.
Se l’esito è il partito, l’organizzazione che agisce dove altri non 
agirebbero, l’organizzazione che si pone in lotta privata con lo Stato e 
i padroni, allora quest’esito conduce direttamente fuori dall’anarchismo.
L’anarchismo è altrove. L’anarchismo non si impone, ma si propone. Ogni 
giorno, giorno dopo giorno, nell’auspicio che si fa agire concreto 
perché gli sfruttati, se vogliono, possono creare le condizioni per fare 
a meno di chi li sfrutta, perché gli oppressi, se vogliono, possono 
lottare per liberarsi da chi li opprime. È questione di pratica, di 
ginnastica della rivoluzione, di sperimentazione del possibile e del 
desiderabile, di messa in gioco quotidiana.
Nell’estasi superomista del gesto che appaga, scrivono con disprezzo che 
per gli anarchici sociali “unica bussola è il codice penale”. Scrivono 
“costi quel che costi”, gli anarchici il prezzo lo pagano ogni giorno. 
Anche, ma non è né un vanto né una lamentela, di fronte ai tribunali, 
che ci presentano il conto per le lotte cui partecipiamo.

Gli autori del comunicato usano il termine “federazione” ma riducono il 
federalismo alla relazione intangibile tra chi si riconosce nella 
pistola che spara o nel pacco che deflagra, non certo nella volontà di 
costruire un ambito di relazioni che si impegni a coniugare libertà ed 
organizzazione.
I detrattori dell’anarchismo sostengono che è impossibile coniugare 
libertà e organizzazione, anarchia e organizzazione, poiché identificano 
l’organizzazione con la gerarchia, con lo Stato, con l’imposizione 
violenta di un ordine sociale che limita la libertà e trasforma 
l’uguaglianza in uno scheletro formale senza base materiale.
I sostenitori della democrazia parlamentare ritengono che la libertà 
vada limitata, perché, al di là della retorica sul potere popolare, non 
vedono la libertà come il segno distintivo di un’umanità che si emancipa 
dalla sottomissione ad un qualsivoglia ordine gerarchico, ma come 
pericolo da ingabbiare. Per i democratici l’unico modo di regolare i 
conflitti, la giungla sociale, è nell’imposizione violenta di regole 
fissate in base al principio di maggioranza.
Gli esponenti del nucleo Olga adottano la giungla sociale con cui gli 
Stati giustificano la loro esistenza, come puntello ad un agire per il 
gusto d’agire, un agire che rifugge con sdegno ogni riflessione 
sull’etica della responsabilità, sulla necessità morale e politica di 
costruire strade che tutti possano e vogliano percorrere. Un agire che 
basta a se stesso, senza alcuna attenzione a coloro, senza i quali, 
piaccia o non piaccia, si fa la guerra privata allo Stato, non la 
rivoluzione. Nel loro scritto proclamano “il piacere di aver realizzato 
pienamente e aver vissuto qui e oggi la ‘nostra’ rivoluzione”. In questo 
modo la rivoluzione sociale si riduce ad una pratica autoerotica in club 
privé.

L'anarchismo si è sempre basato sulla consapevolezza nello scegliersi 
azioni ed obiettivi, e sulla responsabilità personale nel perseguirle: 
esso rimanda sempre alla coscienza degli individui e alla 
interpretazione del momento storico in cui essi vivono.
L'efficacia dell'azione diretta non viene espressa dal grado di violenza 
in essa contenuta, quanto piuttosto dalla capacità di indicare una 
strada praticabile da tutti, di costruire una forza collettiva in grado 
di ridurre la violenza al minimo livello possibile all'interno del 
processo di trasformazione rivoluzionaria.
La violenza se eretta a sistema rigenera lo Stato.

La scommessa degli anarchici organizzatori è quella di costruire ambiti 
di relazione politica e sociale, che, con il loro stesso esistere, 
prefigurino relazioni sociali libere, dove il legame organizzativo 
amplifica la libertà del singolo. L’anarchismo sociale non è permeato da 
alcuna pretesa che esista la formula definitiva per la società 
anarchica, ma si interroga e interrogandosi prova a praticare una 
relazione tra diversi che miri alla sintesi possibile, nel rispetto 
delle differenze di ciascuno e ciascuna. Siamo consapevoli che solo una 
società omologata e, quindi, intrinsecamente autoritaria se non 
totalitaria, può immaginare di espungere il conflitto dalle relazioni 
sociali: per questa ragione consideriamo l’anarchia un orizzonte 
costantemente in costruzione, dove la rivoluzione sociale che abolisce 
la proprietà privata ed elimina il governo, è il primo passo non 
l’ultimo di un percorso di sperimentazione sociale, che è nostro sin da ora.

La Commissione di Corrispondenza

Commissione di Corrispondenza
Federazione Anarchica Italiana
Corso Palermo, 46 - 10152 Torino
www.federazioneanarchica.org

lunedì 4 giugno 2012

Seconda raccolta per aiutare i terremotati emiliani



Considerato l'aumentare delle necessità delle migliaia di sfollati,stiamo attivando una seconda raccolta nel prossimo week end. Vi faremo sapere entro domani data e ora precisi.

Abbiamo appena avuto indicazioni da Modena rispetto a ciò che serve.

L'obiettivo è quello di rendere la vita degli sfollati il più dignotosa e autonoma possibile e considerando che le scosse continuano e l'emergenza non accenna a diminuire, si rendono necessari i seguenti beni:

- tende, materassini, fornellini per cucinare, zampironi, autan

- camper o roulotte ( anche vecchi)

- gazebi

- permane la necessità di cibo, acqua e prodotti per l'igiene.

Segnaliamo inoltre che:

- non è possibile, come qualcuno ci aveva chiesto, acquistare le forme di formaggio cadute perchè gli stabilimenti sono inagibili e non è possibile, quindi,recuperarle.

- non è necessaria manodopera a modena, in quanto la modalità adottata è quella di consegnare i beni con i furgoni, andando casa per casa, strada per strada, direttamente alle persone; il fine è quello di renderle autonome nella gestione della vita quotidiana, senza la necessità di dipendere da veri e propri campi.

Vi ringraziamo per la solidarietà dimostrata fino ad ora e vi chiediamo di divulgare a quante più persone potete questo comunicato.

Festa antifascista 20 ottobre 2018 via Testi 2 ore 18.30

Non è solo una grande festa antifascista, è una chiamata a tutte le forze antifasciste, quelle che si unirono attorno al più alto significa...