Biografia
Louise Michel fu la figlia, non legittimata, di Laurent Demahis, il notabile del castello di
Vroncourt-la-Côte, e della sua serva Marianne Michel. Fu allevata dai nonni paterni, nobili ma illuministi e liberali: «ascoltavo sia la mia zia cattolica, che i miei nonni, che erano seguaci di Voltaire. Confusa da strani sogni, ero come l'ago di una bussola che, sconvolto da una tempesta, cerca il nord. Il mio nord era la rivoluzione».
Cominciò presto a scrivere poesie, e continuò a scriverle per tutta la vita, senza pretese letterarie ma per dare una voce nobile al suo amore per la natura, prima, e al suo impegno politico poi. Del resto, il suo amore per la letteratura la portò a studiare nella scuola di
Chaumont per conseguire il massimo titolo di studio concesso allora a una donna, cui era interdetta la frequenza universitaria: il
1º settembre 1851 si diplomò maestra e conseguì l'abilitazione all'insegnamento il
25 marzo 1852. Ma per insegnare nelle scuole pubbliche occorreva prestare giuramento all'Imperatore e questo Louise non poteva accettarlo e allora, in settembre aprì una scuola privata a
Audeloncourt insegnandovi per un anno, poi due anni dopo, insegnò per un altro anno a
Clefmont.
Il suo rifiuto del Regime, così presto manifestato, e i suoi articoli pubblicati nei giornali di Chaumont, nei quali scriveva di storia antica alludendo alla Francia contemporanea, pur cercando di sfuggire alla censura napoleonica, non rimanevano ignorati dalle autorità: «Regnava Domiziano, aveva scacciato i filosofi e i saggi capitolini da Roma, aumentato il soldo ai pretoriani, reintrodotto i giochi sul Campidoglio e la gente onorava il clemente imperatore nella speranza che arrivasse qualcuno a pugnalarlo».
Alla morte del nonno ricevette un'eredità cospicua, 40.000 franchi, che distribuì tra i poveri, con scandalo dei benpensanti: Louise ritenne che era tempo di sottrarsi alla vita di provincia e nel
1856 si trasferì a
Parigi.
A Parigi
Qui si procurò da vivere insegnando nell'Istituto di madame Voillier, con la quale intrattenne rapporti quasi filiali. L'attività che svolse in questi anni fu particolarmente intensa. Nel
1865, aprì una scuola in rue Houdon, nel
1868 un'altra in rue Oudot e presentò progetti avanzati per l'epoca, come la creazione di scuole professionali e orfanotrofi gestiti da laici.
Non trascurò il suo interesse per la letteratura: scrisse poesie con lo pseudonimo di «
Enjolras», il nome del personaggio, repubblicano e nobile d'animo, de
I Miserabili di
Victor Hugo, con il quale si tenne in corrispondenza fin dal
1850 e che conobbe personalmente nel
1851. Si è anche sostenuto che abbiano avuto una figlia, Victorine, ma è una supposizione senza certezza. Lei gli mandava sue poesie e Hugo le dedicherà il poema
Viro Major dopo il processo subito da Michel nel
1871:
| « quelli, donna, davanti alla tua indomita maestà,
meditavano, e malgrado la piega amara della tua bocca,
malgrado il maldicente che accanendosi su di te,
ti gettava addosso tutte le grida indignate della legge,
malgrado la tua voce fatale e alta che ti accusa,
vedevano risplendere l'angelo attraverso la medusa » |
| |
S'iscrisse nel
1862 alla
Union des poètes ma soprattutto cominciò a frequentare gli ambienti rivoluzionari, dove incontrò
Jules Vallès,
Eugène Varlin,
Raoul Rigault e
Émile Eudes, nel
1869 divenne segretaria della
Société démocratique de moralisation, un'associazione di assistenza che combatteva la prostituzione offrendo lavoro alle operaie: politicamente Louise era vicina al movimento repubblicano-socialista guidato da
Auguste Blanqui. Il
12 gennaio 1870 partecipò, vestita da uomo e armata di un pugnale, alla veglia funebre di
Victor Noir, il giornalista ucciso da
Pierre Bonaparte, il cugino di
Napoleone III scandalosamente assolto dalla magistratura compiacente all'imperatore.
Nella Comune
Nell'agosto del
1870, a
guerra in corso tra Francia e
Prussia, Louise manifestò contro l'arresto dei blanquisti Eudes et
Brideau e, dopo la caduta dell'Impero, venne eletta presidente del
Comitato di vigilanza dei cittadini del XVIII arrondissement di Parigi: «il Comitato di vigilanza di Montmartre non lasciava nessuno senza tetto, nessuno senza pane; la sera dividevamo un'aringa in quattro o cinque, ma quando si trattava di bisognosi non s risparmiavano né mezzi pubblici, né la possibilità di operare requisizioni rivoluzionarie. Il XVIII arrondissement era il terrore dei trafficanti e degli accaparratori»; qui era anche
Théophile Ferré (
1846-
1871), del quale s'innamorò. Nella Parigi assediata e affamata, ma nella quale i soldati fraternizzavano con la popolazione e le Guardie nazionali, Louise fu tra i pochi che proposero di lanciare un'offensiva contro
Versailles, dove il governo di
Thiers aveva ancora poche truppe, e si offrì volontaria per andarvi da sola a uccidere Thiers.
Fu molto attiva nelle giornate della
Comune, collaborando ai giornali che sostenevano la rivoluzione, il «Le Cri du peuple» e «La Marseillaise». Il
22 gennaio 1871 avrebbe partecipato all'incendio dell'Hôtel de Ville, in marzo, con la divisa di guardia nazionale, combatté a
Montmartre e nei due mesi successivi, quando le truppe governative attaccarono Parigi, combatté a Clamart, a Issy-les-Moulineaux, dove fu ferita,
a Neuilly e si trovò sulle barricate di Clignancourt.
Quando i versagliesi di Thiers ebbero il sopravvento e cominciarono i massacri, Louise riuscì a sfuggire alle loro ricerche ma, quando sua madre venne arrestata al suo posto, Louise Michel si consegnò prigioniera: vide le esecuzioni sommarie dei comunardi e assistette alla morte dei suoi amici
Louis Rossel e Théophile Ferré al quale fece giungere una poesia d'addio,
Les Œillets rouges.
La stampa la chiamava allora
La lupa assetata di sangue oppure, al contrario,
La buona Louise; nel processo, l'accusa la dipinse come «ambiziosa di elevarsi al livello dell'uomo, superandolo nei vizi» e responsabile di tentato colpo di Stato, istigazione alla guerra civile, complicità nell'esecuzione di ostaggi, uso di armi militari e falsificazione di documenti. La Michel rifiutò di difendersi, dichiarandosi «sostenitrice assoluta della rivoluzione sociale», assumendosi la responsabilità di tutte le sue azioni e chiedendo per sé la condanna a morte: «Se mi lascerete vivere, esorterò incessantemente alla vendetta». Fu condannata alla deportazione a vita e per venti mesi fu reclusa nell'abbazia di di
Auberive, trasformata in prigione.
La deportazione
Imbarcata sulla
Virginie nell'agosto del
1873 per essere deportata nella
Nuova Caledonia, mentre la nave si allontanava dalle coste francesi la Michel cantava con gli altri una delle canzoni simbolo della Comune,
Le temps des cerises di
Jean-Baptiste Clément. A bordo, tra i tanti, erano
Henri Rochefort e
Nathalie Lemel: fu probabilmente grazie ai contatti con quest'ultima che Louise divenne
anarchica.
Nella colonia penale non volle ricevere un trattamento diverso dagli altri detenuti. Nei sette anni passati nell'isola creò in giornale
Petites Affiches de la Nouvelle-Calédonie, scrisse le
Légendes et chansons de gestes canaques ed entrò in rapporto solidale con gli autoctoni, i
canachi, che vivevano in forma comunitaria e in una semplicità di condizioni ormai sconosciuta in Europa: quando questi nel
1878 si ribellarono ai colonialisti francesi, ricevettero il suo sostegno, diversamente da altri deportati, che collaborarono a soffocare la rivolta.
Nel
1879 venne autorizzata a trasferirsi a
Nouméa, il capoluogo dell'isola, per insegnare ai figli dei deportati e poi a una scuola femminile. Nel
1880 ottenne la grazia: all'imbarco per la Francia, fu salutata da una folla di nativi, che non l'avrebbero lasciata partire senza la sua promessa di fare ritorno tra loro.
Il ritorno in Francia [modifica]
L'attentato a Louise Michel
Giunse a
Parigi il
9 novembre 1880 e riprese la sua attività di militante politica: tiene riunioni e conferenze e pubblica a puntate il romanzo
La Misère. Il clamore provocato dall’
affare Dreyfus non la vide protagonista. Ora si dedicava al movimento anarchico, partecipando nel luglio
1881 al Congresso londinese dell'Internazionale anarchica, presieduto da
Pëtr Kropotkin e da
Edwin Dun, nel quale fu stabilita la parola d'ordine della «propaganda attraverso l'azione»: Michel preferiva in realtà che fosse l'azione sindacale a costituire un mezzo di penetrazione dell'ideologia anarchica.
Il
18 marzo 1882, durante una riunione nella Salle Favié di Parigi, propose che gli anarchici adottassero a proprio emblema la bandiera nera: «Basta con la bandiera rossa bagnata del sangue dei nostri soldati. Io inalbererò la bandiera nera, che porta il lutto dei nostri morti e delle nostre illusioni».
Con
Émile Pouget organizzò il
9 marzo 1883 una manifestazione di disoccupati durante la quale tre panetterie furono saccheggiate e alcune decine di manifestanti furono arrestati: Louise si sottrasse all'arresto ma, ricercata, si costituì alcune settimane dopo. Processata, fu condannata a sei anni di reclusione per «istigazione al saccheggio». Nel gennaio
1886 ottenne la grazia dal presidente della Repubblica
Jules Grévy, una grazia da lei non richiesta, ma già nel successivo agosto torna in prigione, condannata a quattro mesi per un discorso pronunciato a favore dei minatori di
Decazeville, durante una manifestazione tenuta insieme con
Jules Guesde,
Paul Lafargue e
Paul de Susini.
Nel 1886
Paul Verlaine le dedicò una
ballade:
Monumento a Levallois-Perret
| « Lei ama il Povero aspro e franco
o il timido; lei è la falce
nel grano maturo per il pane bianco
del Povero, e la santa Cecilia,
la Musa rauca e gracile
del Povero e l'angelo custode
a questo semplice, a quest'indocile.
Louise Michel è molto buona » |
| |
Il
22 gennaio 1888, a
Havre, dove aveva pronunciato un discorso, lo «chouan»
. Pierre Lucas le sparò due colpi di pistola che la ferirono leggermente a un orecchio e Louise non si costituì nemmeno parte civile e al processo volle attenuare le responsabilità dell'imputato.
Nell'aprile del
1890, la Michel fu nuovamente arrestata dopo un discorso pronunciato a
Saint-Étienne e la partecipazione a una manifestazione a
Vienne. Rifiutò la libertà provvisoria, fintanto che i suoi compagni rimanevano in prigione, e diede in escandescenze nella sua cella, tanto che il medico della prigione propose il suo internamento in un ospedale psichiatrico. Non se ne fece nulla e fu liberata, lasciando Vienne per Parigi il
4 giugno.
A luglio, Louise decise di trasferirsi a
Londra per gestire una scuola anarchica: ritornò a Parigi il
13 novembre 1895, accolta dai suoi compagni con una grande manifestazione alla stazione
Saint-Lazare.
In quello stesso anno fondò con
Sébastien Faure il giornale «Le Libertaire» e il
27 luglio 1896 tornò a Londra per assistere al Congresso dell'Internazionale socialista, nel quale avviene la separazione definitiva tra socialisti e anarchici. A Londra tornò più volte, trattenendosi per lunghi periodi: ritornò definitivamente in Francia nel
1904, sempre percorrendola per tenervi lunghi giri di conferenze. Nell'ottobre fu per tre mesi in
Algeria con
Ernest Girault.
Fu ancora dopo aver tenuto delle conferenze a
Marsiglia che Louise Michel morì il
9 gennaio 1905: i funerali, senza cerimonie religiose, si svolsero a Parigi il
25 gennaio con la partecipazione di una grande folla e, secondo le sue volontà, fu sepolta accanto alla madre nel cimitero di
Levallois-Perret.