La repressione fascista colpì senza pietà tutti gli ambienti antifascisti, compreso i militanti anarchici. Questi furono tra i più accaniti propugnatori della costruzione di un "fronte antifascista", che unisse tutti, al di là delle differenze ideologiche. Ad un generico piano di unitarietà aderì la CGL, USI, UAI, la Federazione dei Portuali, i Ferrovieri autonomi e la UIL. Il progetto restò più che altro sul piano teorico per le solite divisioni ideologiche e per l'assenza rilevante del Partito Comunista Italiano.
Il dibattito interno al movimento si svolse principalemte all'interno di riviste e periodici che nacquero e si svilupparono tra enormi difficoltà- clandestinità, minacce e azioni squadriste, difficoltà a reperire fondi, limitazioni drastiche della libertà di stampa, persecuzioni varie ecc.-. I più importanti giornali dell'epoca furono: «La Verità» (primo periodico anarchico clandestino del 1923), «La voce del Profugo», «Fede! settimanale anarchico clandestino» (pubblicato dal 1923 al 1926), «Pensiero e Libertà» (fondato da Malatesta e pubblicato dal 1924 al 1926), L'adunata dei refrattari (giornale pubblicato a New York, ma che raccolse numerosi articoli di anarchici italiani dal 1928 al 1972).
Nel !926 il governo fascista dichiarò illegale l'USI e la stessa UAI, ciò non fece altro che a riportare in voga l'atto individualista: nel 1926 Gino Lucetti attentò alla vita di Benito Mussolini; Michele Schirru e Angelo Sbardellotto furono condannati a morte per aver solo preparato un piano di attentato.
Purtroppo al movimento anarchico non venne risparmiata la violenza fascista: durante la marcia su Roma la sede di «Umanità nova» venne distrutta; molti anarchici, negli "anni '20", furono trucidati tra cui: Attilio Fellini, segretario della Camera del lavoro di Carrara, Raffaele Virgulti di Imola, Filippetti e Catarsi di Livorno, Cesari Rossi, cassiere della Camera del lavoro di Sestri Ponente, Pietro Ferrero, segretario Fiom a Torino e altri (da segnalare anche la morte, in seguito alle feroci persecuzioni, del comunista Antonio Gramsci e del giovanissimo Pietro Gobetti, fondatore de La Rivoluzione Liberale e fautore dell'iniziativa libera e priva da ogni influenza autoritaria).
Per sfuggire alla repressione, molti anarchici scelsero l'esilio volontario all'estero (per es. Luce Fabbri, Armando Borghi, ecc.), pur mantenendo il contatto con i compagni italiani, molti altri invece vennero condannati al confino (tra cui malatesta), prevalentemente a Ventotene (il direttore delle guardie a Ventotene fu un certo Marcello Guida che nel 1969 diventò questore di Milano, fu lui che mentendo dichiarò suicida il defenestrato Giuseppe Pinelli), ma anche nelle altre isolette del Mediterraneo (Ustica, Tremiti...) adibite a tale scopo; altri furono "costretti" all'esilio (sin dal 1922 l'anarchico Severino Di Giovanni fu costretto ad emigrare in Argentina. Coloro che invece scelsero di spostarsi in Francia si raggrupparono intorno alla Federazione Anarchica dei Profughi Italiani ), riscoprendo l'internaziolismo: durante la Rivoluzione spagnola (1936-39), molti anarchici italiani, tra cui il già citato Berneri che morì nella Barcellona rivoluzionaria per mano probabilmente di un sicario stalinista, aderirono alla resistenza antifranchista.
La caduta del fascismo (8 settembre 1943) aprì un capitolo quasi sconosciuto della storia d'Italia, ovvero quello riguardante anarchici nella resistenza antifascista: durante la resistenza essi agirono sia individualmente, aderendo a formazioni partigiane non anarchiche, e sia nell'ambito di organizzazioni spiccatamente anarchiche (Brigate Bruzzi Malatesta, Brigata Pisacane, Brigata Silvano Fedi... ).
Molti partigiani anarchici divennero figure di spicco della resistenza antifascista, tra questi Bruzzi, Silvano Fedi ed Emilio Canzi (Canzi- nome di battaglia "Ezio Franchi"- nell'estate del 1944 divenne Comandante Unico della zona piacentina della C.L.N. Alta Italia)
Nonostante le difficoltà e la necessità di operare in clandestinità, molti libertari che si trovavano al confino costituirono, nel 1943, la Federazione Comunista Anarchica la quale successivamente confluirà nella FAI.
Nel gennaio 1945, a Ragusa, Maria Occhipinti e Franco Leggio "capeggiarono" la resistenza popolare antimilitarista al richiamo alle armi voluto dal governo dell'Italia liberata.
Nomi di Spicco
- Pasquale Binazzi
- Emilio Canzi
- Umberto Marzocchi
- Lorenzo Parodi
- Armando Borghi
- Pietro Bruzzi
- Alfonso Failla
- Giuseppe Bifolchi
- Gino Lucetti
- Arrigo Cervetto , nella Resistenza su posizioni Libertarie,
Medaglia d'argento al valor militare | |
- Gogliardo Fiaschi
- Silvano Fedi
- Mario Orazio Perelli
- Mario Mantovani
- Ugo Mazzucchelli,comandante Battaglione Lucetti
- Giovanni Mariga medaglia d'oro VM Resistenza rifiutata, per coerenza con ideologia anarchica
Medaglia d'oro al valor militare | |
- Elio Wockievic , disertore di origini Goriziane, comandante della Lunense ,
- Mario Betto, nome di battaglia Spartaco
- Nardo Dunchi,scultore di Carrara
- Augusta Farvo, miliziana delle Brigate Bruzzi Malatesta
- Giovanni Domaschi
- Pietro Bianconi
- Eugenio Maggi
- Umberto Scattoni , assegnatagli postuma
Medaglia d'oro al valor militare | |
- Lanciotto Ballerini
Medaglia d'oro al valor militare | |
Casa Anarchica - Parma