mercoledì 5 dicembre 2012

LA NOSTRA STORIA NON SI RISCRIVE!




Abbiamo saputo in modo assolutamente casuale che giovedì p.v. ci sarà un convegno storico sull’USI-AIT a Parma, per ricordare il centenario dell’USI stessa. Inutile dire che da parte degli organizzatori (la Fondazione Di Vittorio, emanazione “culturale”della CGIL) ci saremmo aspettati almeno un cenno: di solito, per rispetto ed educazione, funziona così. Non ci vengano a dire che il motivo è perché è un convegno storico, perché allora non si capisce che c’entri Patrizia Maestri della CGIL e Bernazzoli del PD.Comunque, che non ci abbia informati la CGIL…è fin troppo ovvio!Infatti, i rapporti tra noi e la CGIL, sigla “sindacale” a cui si richiama la Fondazione fin dal suo nome, sono assolutamente pessimi, e lo diciamo con orgoglio: vuol dire che stiamo lavorando con coerenza! Ci teniamo anche a precisare che niente di quanto scriviamo è per ortodossia “purista”, essendo noi da sempre realtà molto aperta e dialogante con tutte le componenti antagoniste sul territorio.
Elencare i vari screzi avuti con la CGIL a Parma, sarebbe cosa molto lunga, ci possiamo limitare ad alcuni episodi degli ultimi anni: tentativo, direttamente in questura (!), di impedire il percorso del corteo del sindacalismo di base (indetto dall’USI) qualche anno fa per “motivi di ordine pubblico (e noi lo facemmo comunque, e meglio di loro); impedimento alla sezione USI di partecipare alle elezioni RSU presso una nota ditta alimentare di Parma, con tanto di lungo contenzioso; tentativo (vano) di impedire che la rappresentanza USI (che raccoglieva il consenso del 100% dei lavoratori nel servizio per disabili in questione) trattasse con due coop. sociali provenienti da fuori città al momento del cambio appalto; azione continua per vanificare in una nota “coop.” locale ogni accordo sindacale ottenuto in precedenza, per l’unico scopo di toglierci visibilità a scapito anche di un peggioramento per i lavoratori, mentre era palese la “virtuosa sintonia”, anche con scambi reciproci di personale, tra coop stessa e sindacato; il tentativo di aggressione fisica operato da alcuni loro dirigenti (tra cui l’allora segretario Provinciale) contro alcuni militanti USI che volantinavano ai loro colleghi operanti negli asili; ecc.
Sulle politiche nazionali, poco da dire: ad occhi attenti, è palese la complicità della CGIL, aldilà delle apparenze mass mediatiche, nello sgretolamento delle conquiste dei lavoratori, dei loro diritti, della loro esistenza. CGIL è un ente erogatore di servizi, la lotta di classe è altra cosa.
Come i fascisti di Casa Pound immortalano Che Guevara; come Bersani fa campagna elettorale con manifesti con sfondo di Lotta Continua; come la Camusso celebra lo sciopero agrario del 1908 (mentre in realtà la CGIL lo osteggiò);
come i sindacati istituzionale e i partiti della “sinistra” si fanno belli con gli avvenimenti delle Barricate antifasciste del 1922 (dimenticando che i partiti da cui sono nati ostacolarono gli Arditi del Popolo), oggi abbiamo la CGIL, attraverso il suo braccio culturale, che ricorda il centenario dell’USI!Questa operazione va chiamata col suo nome: revisionismo storico,che è abitudine non solo della destra. In realtà l’USI, storica sigla del sindacalismo rivoluzionario che arrivò a contare, prima di essere sbaragliata dal fascismo, centinaia di migliaia di aderenti in tutta Italia (e che ebbe proprio in Parma una delle sue roccaforti) nacque proprio dopo un distacco netto dall’allora CGL ritenuta attendista, poco rivoluzionaria (chiediamo scusa, erano altri tempi..) e troppo legata ai partiti di sinistra riformisti. Oggi, proprio CGIL e PD pretendono di ricordare l’USI. Il nostro centenario l’abbiamo festeggiato il primo maggio, con un corteo e una festa che ha richiamato quasi un migliaio di persone, giovani, lavoratori, disoccupati, immigrati; lo abbiamo festeggiato inviando un tir e vari furgoni a Modena per i terremotati; lo abbiamo festeggiato in questi mesi con le nostre
tante lotte e ogni giorno nelle strade e sul lavoro, senza i vantaggi del sindacalismo confederale, ma anche senza le loro ipocrisie, le loro reticenze, i loro compromessi, le loro spartizioni di potere. Da noi non circolano soldi e funzionari, ma solo sudore e passione.
Chiediamo pertanto ai relatori di area libertaria di rifiutarsi di partecipare a questa operazione revisionistica, irrispettosa ed innaturale per l’USI stessa: non basta affermare che è un convegno storico: ci sono occasioni in cui ognuno di noi, per coerenza, deve sapere rifiutare, ed un convegno sull’USI promosso da una Fondazione che si richiama alla CGIL, oggi, proprio a Parma, è una di queste. L’USI è l’unica sigla sindacale libertaria, orizzontale, assembleare, questa
gente nega le nostre idee e ,le nostre pratiche, nega la nostra storia.
La CGIL a Parma negli ultimi anni è stata ostile, sprezzante, penalizzante per quella stessa sigla sindacale che oggi, in locali istituzionali e quindi da noi lontani, tentano di ricordare strumentalmente. Noi contestiamo questa iniziativa che riteniamo una provocazione, e non ci pare casuale che avvenga proprio a Parma.L’USI-AIT non ha bisogno di  celebrazioni, seppure spacciate per storiche,promosse da chi spartisce il potere. Se hanno rispetto per le nostre idee, i nostri metodi e la nostra storia, lo dimostrino quotidianamente. Noi non contestiamo un convegno storico, se fosse puramente tale, ma la manipolazione della storia ad uso e consumo.
Rispetto per noi che ci siamo, rispetto per chi cerca a fatica di costruire autorganizzazione sul posto di lavoro, rispetto per chi non si piega ai complici dei padroni.
USI-AIT PARMA

lunedì 19 novembre 2012

Mille bandiere rossonere per l’addio a Raffaella Scomparsa improvvisamente a 47 anni


Casa Anarchica rende omaggio a Raffaelli Ruberti, scomparsa prematuramente; in noi la tua forza! 
Ciao Raffaella.

fonte: articolo LA NAZIONE di Massa Carrara, http://www.lanazione.it/massa_carrara/cronaca/2012/11/18/804338-morte-anarchica-raffaella-ruberti-funerale.shtml
per visionare le foto: http://multimedia.quotidiano.net/?tipo=photo&media=47743




Carrara, 18 novembre 2012 - «NOI PORTIAMO un mondo nuovo qui, nei nostri cuori. Quel mondo sta crescendo in questo istante». Con questa citazione del sindacalista e rivoluzionario spagnolo Buenaventura Durruti i compagni anarchici hanno voluto ricordare Raffaelli Ruberti, improvvisamentescomparsa mercoledì scorso a soli 47 anni. Per l’ultimo saluto a Raffaella ieri pomeriggio circa un migliaio di persone tra amici, parenti e compagni di tante battaglie si sono radunate all’obitorio di Monterosso e hanno poi percorso tutto il centro storico sulle note delle canzoni della tradizione libertaria.

In testa al corteo decine di bandiere rossonere provenienti da circoli anarchici di tutta Italia, a testimoniare come Raffella non era solo una militante, ma una parte importante dell’anima stessa del movimento. La triste sfilata è passata in via San Piero, dove Raffaella viveva e dove viene stampato il settimanale libertario Umanità nova, per poi terminare davanti al palazzo del Politeama, luogo simbolo del anarchia carrarese, in difesa del quale la Ruberti si è sempre battuta senza alcun risparmio di energie. Da qui il corteo è proseguito poi fino a Turigliano dove il feretro è stato tumulato. Raffaella Rubertilascia una figlia di 15 anni, la madre e due fratelli.



CON RAFFAELLA se ne è andata una grande protagonista del movimento anarchico cittadino e non solo, la sua assenza ha lasciato un vuoto che sarà difficile da colmare nei tanti che le volevano bene. Molto toccante il ricordo degli amici e compagni della Biblioteca archivio Germinal. «Figlia di Paola Nicolazzi e nipote di Alfonso, ha iniziato a soli 16 anni la sua i militanza nei gruppi anarchici cittadini, un’attività che è durata ininterrottamente per 30 anni — scrivono gli anarchici —. Raffaella era sempre pronta a impegnarsi in tutte le iniziative di solidarietà e di lotta. Ha lavorato con passione accanto allo zio nella tipografia ‘Il seme’, poi cooperativa Tipolitografica dove ha collaborato per molti anni alla stampa e alla diffusione di pubblicazioni del movimento libertario, tra cui ‘Umanità nova’. Innumerevoli i suoi contributi a comitati sia locali che nazionali — continuano —: sui temi ambientalisti, contro la repressione, nel coordinamento contro gli omicidi di stato e in particolare nel comitato per la verità e la giustizia per Mastrogiovanni, a cui ha preso parte attivamente fino all’ultimo nonostante la malattia, presenziando alla sentenza del 30 ottobre a Vallo della Lucania. Per la salvaguardia dei beni comuni come l’acqua pubblica, il palazzo Politeama e contro il traforo della Tambura. Grande passione e impegno — aggiungono — ha profuso negli ultimi cinque anni nella Biblioteca archivio Germinal, di cui era insostituibile anima e cuore, dando il suo contributo attivo non solo per le iniziative culturali o per la raccolta e catalogazione del materiale librario e archivistico, ma soprattutto per la memoria storica di cui era portatrice. Vogliamo ricordarla per la sua forza, il suo coraggio, la sua determinazione e la grinta accompagnati da una grande sensibilità ed empatia verso gli altri. Il suo impegno sarà d’esempio a tutti i compagni e le compagne che porteranno avanti il suo lavoro e che faranno crescere il mondo nuovo che sognava».

giovedì 15 novembre 2012

CIAO RAFFAELLA






Ci ha lasciato Raffaella, anima e cuore di questo archivio, lasciando un vuoto incolmabile per tutti noi.

Per darle l'ultimo saluto i funerali si svolgeranno sabato 17 novembre 
alle ore 14:30 all'obitorio di Carrara

martedì 23 ottobre 2012

... a proposito di PD



Se in Italia non ci fossero i poteri forti, istituzionali, i partiti, i politici, i manager, i banchieri, i petrolieri, il Vaticano, si starebbe veramente bene. I ladroni di destra e di sinistra stanno scaldando i motori per la grande farsa delle elezioni politiche dell'anno prossimo. Si rottamano i vecchi orsi per crearne di nuovi. Così anche Renzi, passato dalla "ruota della fortuna" di Mike Buongiorno a sindaco di Firenze, adesso nelle mani del suo guru, quello del grande fratello, si è creato una nuova verginità per blissare Bersani. Il letame che ripulisce se stesso. Le elezioni sono un’illusione di libertà, per tanti motivi. Perché la maggioranza vince e le minoranze sono destinate a soccombere; perché in ogni caso il meccanismo della delega conferisce il potere a una minoranza di individui che decidono per tutti; perché consolidano un sistema gerarchico nel quale la libertà è ridotta al simulacro della rappresentanza istituzionale; perché giustificano il disordine sociale in cui c’è chi ha tutto e chi non ha niente; perché alimentano una casta parassitaria e autoreferenziale di burocrati. E allora? Noi anarchici invitiamo all’astensione, al rifiuto della delega, all’assunzione di responsabilità da parte di ciascuno. L’organizzazione sociale, la produzione e la distribuzione della ricchezza, la cura delle nostre città, l’esercizio delle libertà individuali e collettive, il rispetto dell’ambiente, sono cose troppo importanti per essere delegate a poche persone. Quello che proponiamo non è il disinteresse di chi diserta le urne per qualunquismo o sterile disaffezione. Il nostro astensionismo è attivo e rivoluzionario perché fa parte integrante di un approccio alternativo alla cura del bene comune, basato sull’autorganizzazione e la gestione diretta delle risorse da parte delle comunità che si autogovernano. Questo è possibile anche partendo dalle cose semplici: dalle assemblee di quartiere all’autoproduzione, dall’erogazione allo scambio solidale di beni e servizi, dalla costruzione di reti di mutuo appoggio alla creazione di organismi di base e di lotta nei quartieri e nei posti di lavoro. E tanto altro ancora. Noi non promettiamo niente, e non chiediamo voti. Il nostro programma è quello di sempre, e presuppone l’impegno di ciascuno: costruire libertà e uguaglianza nella solidarietà.

Ma chi sono gli amichetti di Matteo Renzi?

Torniamo un po' indietro e impariamo a conoscere questo giovane che avanza. La prima cosa che ogni cittadino dovrebbe fare prima di gridare “è lui l'alternativa” dovrebbe informarsi un po' e informarsi su Renzi non è così difficile. Renzi è figlio di un Democristiano, Tiziano Renzi, ex consigliere comunale che ha sempre spianato la strada al figlio per fargli raggiungere sempre più ampi poteri. Il padre di Renzi è definito gran signore della Margherita e della Massoneria in Toscana. Il feudo incontrastato della famiglia Renzi è il Valdarno, dal quale si stanno allargando a macchia d'olio. Il padre di Matteo controlla dalla metà degli anni '90 la distribuzione di giornali e di pubblicità in Toscana. Questo, unito agli affari con la Baldassini-Tognozzi, la società un po' edile e un po' finanziaria che controlla tutti gli appalti della Regione, spiega l'ascesa di Matteo Renzi. l'israeliano Yoram Gutgeld, senior partner e direttore di McKinsey, una delle più famose società di consulenza al mondo. Non uno qualunque. L’autore è infatti l’israeliano Yoram Gutgeld, senior partner e direttore di McKinsey, una delle più famose società di consulenza al mondo, quella di Roger Abravanel tanto per intenderci. Un colosso che sforna top manager uno dopo l’altro. Solo per fare due nomi: Corrado Passera, ex amministratore delegato di Banca Intesa oggi ministro per le infrastrutture; e Alessandro Profumo, già numero uno di Unicredit oggi presidente del Monte dei Paschi . E ancora: Guru di Renzi è Gori, uomo già di Rete Quattro, di Fininvest e direttore di Canale 5 nella prima metà degli anni '90, successivamente fonda la casa di produzione Televisiva Magnolia famosa per aver importato in Italia format quali il Grande Fratello o l'Isola dei Famosi e ultimamente di X Factor. Si può dire il perfetto esempio di quella cultura berlusconiana. La vostra è l'Italia che non vogliamo, perchè Renzi è una marionetta dei poteri forti. Per ultimo voglio sottolineare i punti disfattisti del programma, testo tratto dalla commedia dell'arte berlusconiana a montiana: .... "40. Completa riorganizzazione della medicina sul territorio: radicale cambiamento del ruolo della medicina di base. Abolizione dell’attuale ruolo del medico di medicina generale. Creazione di ambulatori polispecialistici sul territorio. Consorzio dei medici di Medicina generale." "42. Chiudere tutti gli ospedali con meno di 100 posti letto e che non abbiano un servizio di anestesia e rianimazione aperto 24 ore su 24. Questi dovrebbero essere ospedali per pazienti cronici a lunga degenza a bassa intensità di cure ma a basso costo. Dovrebbero essere di supporto agli Ospedali ad alta complessità e alto costo, i quali dovrebbero esclusivamente gestire la fase acuta e poi inviare a strutture con costi ridotti. Ne consegue anche la necessità di un’assistenza domiciliare efficace e ben coordinata. Nei grandi ospedali bisogna cancellare i doppioni, la moltiplicazione dei reparti ad alto costo e ad alta tecnologia creati solo per moltiplicare i ruoli direttivi." .... "71. Scegliere le grandi opere che servono davvero Rivedere il piano delle infrastrutture alla luce di criteri di valutazione economica. Puntare sulle (poche) grandi opere che servono e soprattutto sulle tante piccole e medie opere delle quali il Paese ha davvero bisogno." Ovvero come dire nulla usando paroloni complessi? Poi non può mancare il classico punto sull'istruzione che sembra non poter mancare dagli anni '80 in poi: "82. Abolizione del “valore legale” del titolo di studio. Introdurre nei concorsi della Pubblica Amministrazione criteri di valutazione dei titoli di studio legati all’effettiva qualità del percorso formativo dei candidati." E le pecorelle lo voteranno, che schifo!!!!!


martedì 16 ottobre 2012

Apre l'osteria «L'è maiala» dove paghi col baratto

fonte: http://corrierefiorentino.corriere.it/firenze/notizie/cronaca/2012/5-settembre-2012/apre-osteria-l-maiala-dove-paghi-col-baratto-2111704528659.shtml


Chi vorrà, invece di saldare il conto in modo classico, cioè mettendo mano al portafoglio o alla carta di credito, potrà farlo scambiando la cena con frutta, verdura, pezzi di artigianato


La finanza ha gettato il mondo nel tunnel di una crisi apparentemente senza fine? Per uscirne, si può sempre tornare al baratto. Questa la ricetta economica suggerita da un'osteria di prossima apertura a Firenze, dove chi vorrà, invece di saldare il conto in modo classico, cioè mettendo mano al portafoglio o alla carta di credito, potrà farlo scambiando la cena con frutta, verdura, pezzi di artigianato. Il locale, che avrà 40 posti ed un look da taverna tradizionale ma «con un tocco più chic, e sarà il primo del genere in Italia», garantisce la titolare Donella Faggioli, avvierà le attività alla fine di settembre e si chiamerà «L'è maiala», espressione toscana che chic proprio non è ma che indica, con efficacia, una situazione molto difficile da affrontare.
«Come la crisi che tutti oggi stanno vivendo - spiega Donella - e che noi, per venire incontro a chi, in tempi di ristrettezze non vuole comunque rinunciare a qualche cena fuori, combattiamo offrendo la possibilità di pagare in beni reali anziché con i soldi». Potrà trattarsi di prodotti della terra, ma anche di manufatti d'antiquariato, modernariato, «cose concrete insomma, e possibilmente legate alla tradizioni e ai costumi toscani: non vogliamo certo diventare un incrocio tra un'osteria e un robivecchi». Chi intenderà barattare, anziché saldare il conto in moneta, dovrà però farlo per telefono, al momento della prenotazione. «A quel punto - spiega ancora la titolare - si aprirà una trattativa di scambio da cui verrà fuori, in caso di accordo, il menù offerto a fronte di un paniere di cose che accetteremo in pagamento». Nel locale, nato da un'idea dell'agenzia Stranomondo (la stessa che ha ideato il Circo Nero) si servirà rigorosamente cucina tradizionale toscana. «Quella della nonna, tanto per intendersi - conclude Faggioli - A prezzi, ovviamente, popolari e anticrisi».


giovedì 11 ottobre 2012

DISASTRO AD-PERSONAM, FUTURO INCERTO PER I LAVORATORI




In riferimento al presidio di protesta, organizzato da CGIL CISL UIL Pubblica Amministrazione, in Piazzale Fiume, contro i tagli delle proprietà immobiliari e contro un futuro lavorativo incerto e più volte denunciato, ma mai ascoltati, l’USIS (Unione Sindacale Italiana Sanità) di Parma è solidale ed al  fianco delle lavoratrici e lavoratori delle strutture AD-PERSONAM, seppur in disaccordo nei riguardi dei organizzazioni sindacali confederali in quanto colpevoli di aver tardato anni prima di farsi sentire.
Ribadiamo oggi, come ieri, che la situazione odierna è il frutto di anni di mal gestione delle risorse perpetrata gli anni scorsi, a discapito degli ospiti ed operatori.
Un debito, quello dell’ASP, che assomiglia ad una voragine di milioni di euro: complessivamente, partendo dal 2010 ad oggi il buco da un passivo di 2.553.572,18 euro, si sommano  a quello 2011 di 2.150.048,00, ai quali dobbiamo sommare il preventivo passivo 2012 ed arriviamo alla bellezza di 5.438.923,00 (dati tratti da fonte ASP e Associazione Carta Canta).
La prima impressione è quella che se nel 2010 abbiamo già un buco di ben oltre i due milioni di euro, il debito risale a prima della scellerata giunta Vignali, quella degli scandali, ma dobbiamo inevitabilmente aggiungervi anche quella di Ubaldi.
Ecco quindi il via all’asta immobiliare, smembrare per coprire la buca, con magari un po’ di sabbia,
buona abitudine che la nuova giunta a 5 stelle sta adottando, anche se la situazione è stata evidentemente ereditata.
Per avviare il Welfare Community Centre (neanche fossimo a New York) di via Budellungo, si aprirà un bando europeo della durata di 90 giorni per la vendita delle strutture Stuard, Romanini, Villa Parma, operazione votata favorevolmente dal Presidente Giancarlo Cattani, i consiglieri Aldo Maggi e Mauro Cappellazzi, e dalla direttrice dell’ASP Simona Colombo (con qualche riserva).
In tutta questa operazione si è evitata la consultazione della Conferenza Socio Sanitaria guidata da Vincenzo Bernazzoli (direttiva Regionale 624 del 2004 che sancisce l’obbligo di parere della Conferenza), fatto grave, ma il comune ha lanciato una nota pubblica, cioè che secondo loro non era obbligatoria, quindi hanno proceduto senza, insomma come si suole dire per una legge c’è sempre una scorciatoia.
Siamo fin troppo abituati a queste operazioni, ma ciò che si dimentica è che in tutta questa brutta vicenda, chi ne paga le conseguenze siano i dipendenti, cioè coloro che in pratica lavorano, in uno stato precario, con mancanza di fondi indispensabili per l’approvvigionamento dei presidi, per le cure e di tutela degli ospiti.
Ora capiamo come mai gli operatori OSA, dopo l’aggiornamento obbligatoria per legge ad OSS terminato nel 2008, non vedono ancora riconosciuto il loro nuovo titolo ne a livello amministrativo, ne come aggiornamento in busta paga; ecco perché il loro numero non è mai cresciuto in questi anni, anzi per far fronte alla carenza, non essendoci i soldi per attingerne dall’esterno, hanno reimmesso in turno coloro che, per patologie gravi e documentate a termine di legge e comprovate dal medico della “medicina preventiva”, rientravano in regime di fuori turno; ecco perché non sono mai stati aggiornati i parametri dei vari reparti che negli anni hanno subito, in termini di patologie dei nuovi ingressi e relativo aumento dei carichi di lavoro; ecco perché a fine anno scadrà il contratto con la cooperativa che attualmente gestisce gli infermieri e non si sa se verranno riconfermati.
L’USIS  denuncia questo grave stato di abbandono e incertezza per il futuro di tutti i lavoratori dell’ASP, si unisce alla protesta chiedendo che sia fatta luce sul futuro, opponendosi allo smembramento ed alla svendita delle strutture, affermando che la sanità deve rimanere pubblica non merce di scambio per la quadratura dei conti.
L’Unione Sindacale Italiana Sanità di Parma, inoltre, chiede l’aggiornamento ad OSS della figura professionale ora denominata OSA.



USIS PARMA                                                           Malandra Fabio Giovanni

lunedì 1 ottobre 2012

La strage del pane, Palermo 19 ottobre 1944






19 ottobre 1944 – Palermo: “La strage del pane”, 24 i morti.Il 1944 è un anno terribile per Italia, al Nord martoriata dai rastrellamenti nazisti, al Sud ferita dai recenti bombardamenti e senza pane, senza vestiti, con pochi mezzi di prima necessità.
Nel settentrione si compiono i gravi eccidi nazisti (il 12 agosto Sant’Anna di Stazzema), nel meridione avvengono stragi di inermi cittadini per “fuoco amico”.
A Palermo oggi sono pochi quelli che ricordano gli eventi del 19 ottobre del ’44, una luttuosa giornata sulla quale non esistono pubblicazioni ufficiali, testimonianze, fotografie, testi.
È merito dell’Amm.ne Provinciale averne ricordato almeno i nomi delle vittime con una lapide apposta cinquant’anni dopo, il 19 ottobre 1994, nell’atrio di Palazzo Comitini, all’epoca della strage sede della Prefettura e dell’Alto Commissario per la Sicilia.
Comincia la mattina del 19 ottobre, giovedì: gli uffici comunali rimangono deserti, per l’astensione dal lavoro dei dipendenti.
Neppure i postelegrafonici e i ferrovieri si recano al lavoro.
È sciopero contro il carovita, come in tante altre parti del paese, è la rabbia di chi soffre gli stenti della ripresa, mentre i “baroni” ed i padroni del “mercato nero” mantengono i privilegi ed aumentano le loro ricchezze.



Gli scioperanti chiedono salari adeguati, ma soprattutto pane e pasta, da mangiare per tutti, e si uniscono i disoccupati, i muratori, i giovani e si fa il corteo al grido di “Pane! Pane!”, un corteo sempre più lungo, che a mezzogiorno parte dalla storica Piazza Pretoria, chiamata da sempre “Piazza della Vergogna” per la nudità delle statue che adornano la monumentale fontana al centro della piazza e che oggi farà onore al suo nome.
Scende, il corteo, la breve scalinata che immette sulla via fatta costruire a fine ‘500 dal vicerè, duca di Maqueda, per ospitarvi i palazzi della nobiltà, e si dirige, snodandosi nello splendore barocco che scontra la miseria delle plebi affamate, verso il nobile edificio di Palazzo Comitini, opera del celebre Nicolò Palma commissionata da Michele Gravina, “primo principe” dello splendido borgo di Comitini.
Lì, nello storico Palazzo ha sede la Prefettura, presidiata da una trentina fra poliziotti e carabinieri, ma il Prefetto non c’è e nemmeno l’Alto Commissari, così  i manifestanti che chiedevano di essere ricevuti in delegazione dalle autorità cominciano a scalpitare suscitando i timori del vice-prefetto Giuseppe Pampillonia che invoca l’intervento dell’esercito ed ottiene l’invio di 50 soldati del 139° fanteria “Sabaudia” guidati dal sottotenente Calogero Lo Sardo.
I militari sono accolti con lancio di sassi e rispondono con lancio di bombe a mano e spari ad altezza d’uomo provocando 24 morti e 158 feriti, molti assai gravi, tanto che qualcuno ipotizza che le vittime potrebbero essere di più con decesso, per le conseguenze, dopo vari giorni, ipotesi che non si può escludere a causa del silenzio calato sugli eventi dallo stesso Governo che chiude affrettatamente il caso dandone una versione chiaramente falsa (si parla di “elementi estranei” che è provato non ci sono, “colpi di arma da fuoco”, ma gli unici bossoli rinvenuti appartengono all’esercito, “sedici morti”, ma se ne contano 24 subito), versione dalle quale tuttavia nessuno dei partiti antifascisti prende le distanze.
Il 24 febbraio del ’47 ventuno imputati vanno a processo, riconosciuti colpevoli quanto meno di “eccesso colposo nell’uso legittimo ( ! ) delle armi” e tuttavia nessuno va in galera “per sopraggiunta amnistia”.




Nel 2005 lo storico Lino Buscemi , venuto a conoscenza che il console americano a Palermo, Alfred Nester, aveva inviato il 23 ottobre un rapporto sui fatti al Segretario di Stato USA, chiede agli americani di “aprire i cassetti” per dar più luce a eventi di questo tipo ancora avvolti da mistero.
Ancora non ottiene risposta, ma è passato tanto tempo……..Noi vogliamo ricordare i nomi:
Giuseppe Balistreri, 16 anni – Vincenzo Cacciatore, 38 anni – Domenico Cordone, 16 anni – Rosario Corsaro, 30 anni – Michele Damiano, 12 anni – Natale D’Atria, 28 anni – Andrea di Gregorio, 16 anni – Giuseppe Ferrante, 12 anni – Vincenzo Galatà, 19 anni – Carmelo Gandolfo, 25 anni – Francesco Gannotta, 22 anni – Salvatore Grifati, 9 anni – Eugenio Lanzarone, 20 anni – Gioacchino La Spia, 17 anni – Rosario Lo verde, 17 anni – Giuseppe maligno, 22 anni – Erasmo Midolo, 19 anni – Andrea Oliveri, 16 anni – Salvatore Orlando, 17 anni – Cristina Parrinello,61 anni – Anna Pecoraro, 37 anni – Vincenzo Puccio, 22 anni – Giacomo Venturelli, 70 anni – Aldo Volpes, 23 anni.
Per non dimenticare. 


venerdì 28 settembre 2012

Francesco Saverio Merlino

Francesco Saverio Merlino (Napoli, 15 settembre 1856 - Roma, 30 giugno 1930), avvocato, è stato pensatore e propagandista anarchico italiano.




Francesco Saverio Merlino nasce Napoli il 15 settembre 1856. Proprio nel capoluogo campano si laurea in giurisprudenza, quando era già, sin dal 1875, un conosciuto e rispettato militante anarchico.
Per almeno vent'anni Merlino porta avanti parallelamente l'organizzazione rivoluzionaria e l'attività letteraria che gli ha permesso la stesura di importantissime opere a carattere teorico.
Nel 1878, si svolge il processo a carico della Banda del Matese (movimento insurrezionale organizzato da un gruppo di anarchici, tra cui Malatesta). Come avvocato degli anarchici Merlino ottiene l'assoluzione degli imputati.
Dal 1884 è costretto all’esilio in Gran Bretagna, da dove poi frequentemente si sposta in altri paesi europei e negli Stati Uniti. Il 28 giugno 1885è a Parigi per tentare di coordinare i gruppi anarchici italiani e francesi. In questo periodo preconizza l' entrata degli anarchici nelle organizzazioni operaie, opponendosi all’individualismo e agli antiorganizzatori.
All'inizio del gennaio 1891 partecipa al congresso di Capolago, in vista della possibile costituzione di un Partito Anarchico. L’anno successivo fa una tournée di conferenze negli Stati Uniti e fonda due giornali, «Il Grido degli Oppressi» e «Solidarity», prima di rientrare clandestinamente in Italia. Nel 1894 è arrestato a Napoli e condannato a due anni di detenzione per una vecchia pendenza giudiziaria.
All'uscita dal carcere sviluppa una polemica con Malatesta che lo porta ad una sorta di revisione ideologica dell’anarchismo (per esempio sulla questione dell’astensionismo), elaborando una concezione originale del socialismo libertario. Dal 21 al 28 aprile 1898, ad Ancona, è a fianco degli avvocati Pietro Gori ed Enrico Ferri per assumere le difese degli anarchici incolpati delle rivolte di gennaio contro l’aumento del pane (tra cui ancora Malatesta). Dirige, sino al 1899, l’importante «Rivista Critica del Socialismo».
Precursore dei critici del marxismo, fu apprezzato da Eduard Bernstein in Germania e Gorge Sorel in Francia, attirandosi per contro le dure critiche di marxisti ortodossi come Antonio Labriola e Leonida Bissolati. Alla fine del 1899 si iscrive al PSI, rimanendo però alquanto isolato all’interno del partito.
Nel 1900, dopo il regicidio di Monza, assume con coraggio la difesa di Gaetano Bresci, salvandolo dalla condanna a morte. Difende anche i compagni anarchici perseguitati per aver occupato le fabbriche di Torino, quelli del processo Diana di Milano ecc.
Dopo il 1907 decide di ritirarsi a vita privata, dedicandosi alla sua professione di avvocato e considerando l'esperienza dell'anarchismo italiano oramai finita, in quanto assorbita dal socialismo. Nel primo dopoguerra, tuttavia, si riavvicina all'anarchismo, riconoscendo agli anarchici il loro antagonismo tanto al fascismo quanto al bolscevismo, scrivendo numerosi articoli per la stampa anarchica.
Francesco Saverio Merlino muore il 30 giugno 1930 a Roma.


SABATO 27 ottobre 2012, IO STO A CASA. Riflessione di Fabio Malandra






Sabato 27 ottobre 2012 avrà vita la manifestazione No Monti Day, contro il governo delle banche. E' gia statato dichiarato che sarà la più grande manifestazione dal dopo guerra ad oggi.
Organizzata da Usb, Rete 28 aprile-Opposizione Cgil, Cobas, Cub,Unicobas, Usi (gli scissionisti dell'USI-AIT che non aderisce), Sicobas, il Comitato No Debito che è stato un pò il motore di avvio di questa iniziativa, organizzazioni politiche come Prc, RdC,Sc, Pcl, Carc, Alternativa, C-SP, PC.
Dalla pagina sociale di Facebook si motiva la mobilitazione generale contro Monti e le sue politiche di austerità, anti classe operaia, contro l'Europa e la dittatura Tedesca.
In linea di massima molti i ponti sono condivisibili, innegabili.... ma poi? 
Chi è un po navigato politicamente, come il sottoscritto, non riesce più a contare le volte che è sceso in piazza, tornandosene a casa con la consapevolezza di non aver ottenuto nulla. Sopratutto per cosa scendiamo nelle strade, quali gli obbiettivi da raggiungere.
Ho la certezza che se utopicamente si vincesse la battaglia, anche non violenta, la conseguenza sarebbe la caduta di un governo, per eleggerne un'altro.
Sconfiggere un premier e la sua giunta, per averne un'altro succube del capitalismo e della brama di potere che porta lo sfruttamento di gran parte del popolo. Avrebbero dovuto già insegnare le esperienze della Lega Nord e Movimento 5 stelle, nate dalla protesta, finite a governare. 
Semplicemente non ci sarebbe quell'atto rivoluzionario collettivo e popolare spontaneo, anche non violento, grazie al quale tutto ciò che oggi è considerato utopico, diventerebbe normale sistema di convivenza. 
Io credo ci sia bisogno prima della presa di coscenza che passa nella rivoluzione culturale e il consenso della gente, acculturarla, poi il processo rivoluzionario si innescherebbe naturalmente, non per forza in maniera violenta.
Non sono disposto, da anarchico, a sfilare per le strade di Roma, rafforzando solo gli apparati di quei partiti che rappresentano i papabili alle prossime elezioni. 
Per cui me ne starò a casa, magari leggendo un buon libro di ispirazione libertaria.

Fabio Malandra

giovedì 23 agosto 2012

IMBRATTATA ANCORA LA LAPIDE IN VIA PO

Parma 23 agosto 2012



Di nuovo imbrattata la lapide commemorativa dei morti a seguito dello scoppio di una bomba alleata dopo la fine della guerra.


La lapide fu posta dai partigiani in memoria della morte di cittadini innocenti e come monito alle future generazioni a non ripetere gli errori della storia, contro ogni forma di totalitarismo che porti la privazione della libertà, contro ogni forma di razzismo, contro la guerra.


La scritta dice "ZONA ANTIFA", ma si ha il forte sospetto che sia una becera provocazione di sostenitori di Casa Pound vista la forte tensione che ultimamente in quartiere montanara sta crescendo con i fascisti indesiderati. Nessun antifascista è così sciocco da imbrattare un simbolo dell'antifascismo proprio della nostra città.



Già imbrattata mesi fa, ora è tornata l'ombra nera del rigurgito fascista che, con provocazioni vigliacche, per conquistarsi un posto nella storia non ha nessun timore o scrupolo a calpestare il ricordo, il sentimento di riverenza che la città ha per quelle vittime.

                                   


Come antifascisti condanniamo il gesto vile di persone indegne di essere considerate esseri umani. Esortiamo tutti gli antifascisti a sdegnarsi di fronte all'ennesimo tentativo di sminuire e criminalizzare il movimento Antifascista che da anni si batte, subendo anche aggressioni, contro Casa Pound ed ogni forma di fascismo.



Casa Anarchica - Parma

mercoledì 22 agosto 2012

IN RICORDO DI FRANCESCO MASTROGIOVANNI (FRANCO)


4 agosto 2009 – Vallo della Lucania: Francesco Mastrogiovanni.


Questa è una storia senza scontri né lotte di piazza, poco conosciuta perché racconta solo come muore un povero cristo.
È una storia di persecuzione, protagonisti un giovane maestro elementare e le “Autorità”, quelle che decidono del destino di un uomo, senza vedere, senza sentire e senza capire.
Non l’ha scritta né De Amicis né Kafka, sta scritta negli aridi rapporti che poliziotti, carabinieri, sindaci, assistenti sociali e psichiatri hanno cominciato a stilare da un maledetto giorno di luglio del 1972, il sette, quando sul lungomare di Salerno Francesco si trova a passeggiare con un compagno anarchico come lui, ma più noto, Giovanni Marini, conosciuto per una indagine di “controinformazione” sulla sospetta morte, a causa di uno strano incidente sulla Roma-Napoli, di cinque giovani anarchici calabresi diretti a Roma per consegnare i risultati di una inchiesta su alcune “stragi fasciste”.
Scomparsi i documenti in possesso dei giovani calabresi, l’indagine di Marini ricostruisce l’ipotesi delle trame sulle quali avevano lavorato i suoi compagni, mettendo in luce pesanti indizi contro esponenti dell’estrema destra locale e nazionale, che sguinzagliano quindi i loro picchiatori per fargliela pagare ed intimorirlo onde bloccare le sue indagini.
Aperta la caccia all’uomo, Francesco e Giovanni vengono intercettati sul lungomare da due giovani di estrema destra, armati di coltelli.
Vista l’aria di burrasca Francesco cerca di fare da paciere, ma la rissa esplode ed uno dei due giovani aggressori rimane ucciso dalla sua stessa arma della quale Giovanni, come risulta dal processo, riesce a disarmarlo.
Francesco, ferito ad una coscia, è sottoposto comunque ad indagine e deve subire il processo nel quale viene assolto.
Da questo momento inizia la persecuzione: telefonate minatorie, ostacoli nella vita quotidiana della città nella quale l’esistenza gli viene resa impossibile da continue ritorsioni, controlli di polizia ingiustificati, menzogne sulla sua vita.
Non potendone più si trasferisce in un paese del bergamasco dove trova lavoro come insegnante elementare, non trova però pace la sua privacy vulnerata dalla segnalazione delle forze dell’ordine salernitane a quelle di Bergamo che quindi iniziano zelantemente a “tenerlo d’occhio”.
L’apparire di una divisa ormai per Francesco è un incubo, torna nel Cilento, ma non lo mollano, e un giorno, il 5 ottobre del ’99, lo beccano in fallo: ferma l’auto in sosta vietata ed una pattuglia tempestivamente intervenuta gli eleva una multa, prova a contestare, come in genere molti fanno, ma a lui lo portano al commissariato con le manette ai polsi e l’accusa di “resistenza aggravata e continuata” che lo porta agli arresti domiciliari.
Al processo viene assolto con formula piena per non aver commesso i reati addebitategli, ma ne viene fuori debilitato psicologicamente, stanco di ingiustizie e persecuzioni immeritate, impaurito da un mondo che sembra tutto contro di lui e che lo porta a crisi di panico.
L’aiuto delle “Autorità” si risolve con la richiesta da parte del sindaco di Castelnuovo Cilento, dove risiede la sua famiglia, del trattamento sanitario coatto, per ben due volte.
Con tutte le sue forze Francesco tenta di riprendersi, torna ad insegnare, ben accetto da bambini e genitori, ma i carabinieri continuano a fermarlo, controlli continui sembra solo per lui, e un giorno,il 30 luglio del 2009,  al mare, vede i carabinieri e scappa, non lo trovano, quindi arrivano i rinforzi, i vigili urbani, un medico, addirittura la guardia costiera, infine si arrende e non ha fatto niente, ma ancora un sindaco ha firmato il ricovero coatto e parte così su una autoambulanza, tre punture “per calmarlo”, nell’ultimo suo viaggio verso l’ospedale di Vallo dove il 4 agosto muore.
L’autopsia rileva lividi, segni di lacci a caviglie e polsi, ma nessuno si chiede niente, per le autorità è una morte “normale” e le spiagge del Cilento possono godere di uno svitato in meno.


«Ti prego, per piacere, blocca la proiezione di questo video… Ma questa è una tortura… Poveraccio, tenta di divincolarsi,tenta di liberarsi dall’atroce letto di contenzione,mai fili di plastica durissima gli segano polsi e caviglie ora sanguinanti…


"Mura che occultate
L’infamia contro l’umanità
Mura omertose
Mura impregnate di violenza e di terrore
Di grida e di dolore
Che siate di pietra viva o di cemento
Non ascoltate nessun lamento
Sordi ad ogni implorazione
Ad ogni preghiera
Ostinate nel vostro silenzio
Guardate indifferenti
Oltre la sofferenza

Sabatino Catapano"

domenica 19 agosto 2012

22 ANNI DOPO LA TRAGEDIA DEL VENTASSO

fonte: http://usisanitaparma.blogspot.it/2012/08/22-anni-dopo-la-tragedia-del-ventasso.html






Il 18 agosto 1990 alle 8:17, in località Ventasso sulle colline reggiane, in condizioni metereologiche avverse per presenza di nebbia, si interrompevano le comunicazioni con l'equipaggio dell'elisoccorso Charly Alpha, chiamato per soccorrere un cacciatore ferito. Così, nel tempo di un respiro, persero la vita il pilota Claudio Marchini, il medico anestesista Annamaria Giorgio, gli infermieri Corrado Dondi e Angelo Maffei.



Quell'equipaggio, veri pionieri di ciò che divenì in futuro il servizio essenziale del soccorso celere e punta di diamante dell'odierno servizio, è stato ricordato con una cerimonia breve, ma toccante, al cippo presso il CRAL in via confalonieri, con la presenza delle rappresentanze dell'Azienda Ospedaliera di Parma, del Comune, di Parma Soccorso ed i colleghi dei sanitari scomparsi.


L'USIS si associa al ricordo rendendo omaggio sincero e commosso a chi non è più con noi, ma presente sempre nei nostri ricordi.

Fabio Malandra

giovedì 16 agosto 2012

AZIENDA OSPEDALE CONTI IN ORDINE? LAVORATORI NEL CAOS!





Sulla NewsLetter dell’Azienda Ospedaliera di Parma di venerdì 27 luglio 2012, si può leggere l’articolo “conti in ordine: “La Conferenza Territoriale Sociale e Sanitaria (CTSS) della Provincia di Parma ha espresso parere positivo sul Bilancio di esercizio 2011, il preventivo 2012, il pluriennale di previsione 2012-2014 e il Piano programmatico 2012-2014 dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma.
La sintesi dei conti sulle principali manovre economiche dell’Ospedale Maggiore è stata presentata all’inizio del mese di luglio, durante l’incontro dell’Ufficio di Presidenza, dal Direttore Generale Leonida Grisendi.
Nel 2011 l’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma ha raggiunto l’obiettivo di equilibrio economico-finanziario indi-cato dalla Regione e ha conseguito, grazie alla razionalizzazione degli investimenti e ad un’efficiente gestione, gli impe-gni assunti. Il contenimento dei costi ha permesso di costruire bilanci in ordine senza incidere sui livelli di assistenza.
Il quadro che ne è emerso è quindi quello di un’Azienda in salute, in grado di fornire servizi di qualità e capace di gestire le risorse in modo appropriato; garanzia questa delle prospettive e degli investimenti futuri.
I risultati sono stati ottenuti grazie anche alla programmazione effettuata nell’ultimo triennio con il PAL (Piano Attuativo Locale) che ha assicurato maggiori livelli di appropriatezza al sistema e più qualità”
Tutti soddisfatti, la cittadinanza può stare tranquilla, sulla carta, in realtà rimane di assoluta incertezza e caos la situazione lavorativa dei dipendenti.
I carichi di lavoro sono divenuti insostenibili, grazie alla cronica mancanza di personale: così, mentre si enfatizza la quadratura dei conti, nulla trapela sulle condizioni critiche lavorative di infermieri ed OSS, o del come mai, per coprire turni infermieristici, si è dovuti arrivare ad attingere personale in difetto da cooperative, con il silenzio assenso dei sindacati maggiormente rappresentativi, aggravando ancor di più le spese.
La Spending Review anche a Parma fa sentire il suo negativo influsso: materiali di minore qualità, approvvigionamento dei farmaci al limite, se non al di sotto del minimo di magazzino.
In questo marasma, se non bastasse, si moltiplicano voci, nel periodo estivo difficili da approfondire, di altri tagli sia di personale come il 10% dei famigerati esodati, di ben 400 posti letto (che su poco più di 1000 sono una cifra considerevole), voci che vogliamo sottolineare di corridoio, ma che aumentano, se fosse necessario, la preoccupazione e la rabbia di chi sta subendo ingiustizie, cioè i lavoratori.
Come ultima notizia, il 31 luglio u.s. la direzione aziendale ha indetto una riunione trattante ( Azienda – sindacati) urgente proponendo in diverse unità operative la rimodulazione della presenza oraria degli OSS per garantire la copertura dei turni di servizio. Anche in questo caso si brancola nel buio e le notizie, sempre non confermate, parlano di una diminuzione dell’orario di lavoro a sette ore per guadagnare un giorno lavorativo alla settimana da poter gestire unità  la dove vi siano mancanze di personale.
Le Organizzazioni Sindacali presenti alla riunione hanno posto indicazione negativa, ma non hanno dato alcuna rassicurazione e notizia ai lavoratori, i quali alla luce dei fatti non sanno nulla di ciò che il futuro ha in serbo per loro.
L’USIS (Unione Sindacale Italiana – Sanità),  vista l’incertezza e l’assoluta precarietà del futuro lavorativo dei dipendenti dell’Azienda Ospedaliera di Parma, chiede che sia fatta luce sulle decisioni che si vorrebbero prendere.
Per ciò che riguarda in maniera specifica gli OSS vorremo sapere che fine ha fatto la graduatoria concorsuale a tempo determinato, la quale potrebbe essere usata per la copertura dei posti vacanti oggi, per fronte ad una situazione d’emergenza, piuttosto che dopo il periodo estivo come da direttive.

Mausoleo per il criminale di guerra Graziani

fonte: http://anpimirano.it/2012/mausoleo-per-il-criminale-di-guerra-graziani/






Ad Affile il tempo si è fermato. Nel comune, in provincia di Roma, l’amministrazione locale riunisce la comunità per esaltare “l’eroismo del soldato”, il generale mussoliniano e concittadino Rodolfo Graziani, seppellito nel cimitero comunale. Iniziativa pubblica, soldi di tutti per l’inaugurazione di un parco pubblico con sacrario dedicato a Graziani che fu protagonista della guerra di conquista fascista in Etiopia e poi ministro della Difesa nella Repubblica sociale italiana.
Nella Regione Lazio che chiude gli ospedali e sforbicia i servizi, il sindaco Ercole Viri, che guida una giunta di centrodestra, inaugura il sacrario con annesso parco costato 125 mila euro, prelevati da apposito fondo regionale. Una serata di commemorazione con il taglio del nastro alla presenza dell’assessore regionale Francesco Lollobrigida, discorso delle autorità in memoria della patria e di Graziani e cena sociale. Il passato, quello dei vinti, sconfitto dalla resistenza partigiana e dalla Costituzione repubblicana, ritorna celebrato dall’amministrazione comunale alla presenza del parroco don Ennio Innocenti che ha ricordato il maresciallo d’Italia Graziani.
Nessun imbarazzo per gli etiopi gasati nella guerra di conquista del regime fascista, definiti “costi” propri di ogni conflitto, in quella spedizione guidata armi in pugno dal generale. Nessun imbarazzo neanche per il bando di Graziani che condannò alla morte i giovani renitenti che rifiutarono la leva sotto la Repubblica sociale italiana, l’ultima esperienza di quel ventennio, cancellato da alleati e partigiani. “Non devo perdonare nulla al soldato, con la s maiuscola, Graziani – spiega il sindaco al Fatto – oggi abbiamo dimostrato che il nostro concittadino non ha commesso errori. Onoriamo il generale in quanto affilano e degno di rivalutazione rispetto alla storia scritta da chi era mosso da altri intenti”. Per Graziani, alla fine della Seconda guerra mondiale, ci fu la condanna a 19 anni, 17 condonati, prima della morte nel 1955.
Ad Affile ci sono quelli con il drappo al braccio della X Mas, ex militari, la Giovane Italia della provincia di Roma. Durante il corteo, sindaco in testa, quando evochiamo i partigiani, un cittadino si gira, irato: “Quattro ruba galline”. Sul sacrario la scritta: Patria e onore. “Graziani è un esempio per i giovani – continua il sindaco – di attaccamento alla patria. Poteva andare con i vincitori, ma è rimasto leale e coerente con le sue idee per salvare l’Italia”. L’iniziativa è stata criticata dall’Anpi, l’Associazione nazionale partigiani, e anche dal Partito democratico. Il consigliere regionale Esterino Montino ha attaccato: “È una vergogna inaccettabile. Voler ricordare con un monumento un signore come Graziani, che si è macchiato anche di crimini contro l’umanità per la sua feroce repressione a base di gas letali contro i giovani etiopi, è grave e inaccettabile”.
Mentre Mario Monti parla di spending review, ad Affile ci si ritrova per celebrare un protagonista del ventennio fascista a spese dei contribuenti. A maggio era toccato al busto di Giorgio Almirante, scoperto alla presenza dell’immancabile leader della Destra Francesco Storace, di Luca Romagnoli, segretario della Fiamma Tricolore, dell’assessore regionale Francesco Lollobrigida e dei senatori Domenico Gramazio e del pluricondannato Giuseppe Ciarrapico. La statua già c’era, ma era stata danneggiata e pronto è arrivato il nuovo bronzo in onore e ricordo del segretario missino. Sul sito del Comune campeggiano le foto delle celebrazioni e la pagina dedicata ai “figli celeberrimi di Affile” dove troneggia, con foto di profilo nella divisa militare, Graziani. Così viene definito: “II Maresciallo d’Italia, figura tra le più amate e più criticate, a torto o a ragione, fu tra i maggiori protagonisti dei burrascosi eventi che caratterizzarono quasi mezzo secolo della storia italiana”. Da un balcone, mentre il corteo si indirizza verso il parco con sacrario, un ragazzo canta “Bella Ciao”. Un altro cittadino, invece, con il drappo della X Mas, non vuole sentire parlare di apologia del fascismo: “È reato? Non me ne frega un cazzo”.
(Nello Trocchia, da “Il Fatto Quotidiano” del 12 agosto 2012)

Festa antifascista 20 ottobre 2018 via Testi 2 ore 18.30

Non è solo una grande festa antifascista, è una chiamata a tutte le forze antifasciste, quelle che si unirono attorno al più alto significa...