Antonio Cieri (Vasto, 11 novembre 1898 - Huesca, Spagna, 7 (o 8) aprile 1937) è stato anarchico e un combattente-comandante antifascista degli Arditi del Popolo e delle Brigate Internazionali nella rivoluzione spagnola.
La vita
Antonio Cieri nacque a Vasto (Abruzzo) l'11 novembre 1898 e si avvicinò giovanissimo alle idee libertarie. Durante la prima guerra mondiale ebbe il grado di ufficiale e fu più volte decorato.
Dirigente del movimento anarchico di Ancona [1], in cui era impiegato presso le Ferrovie dello Stato come disegnatore tecnico (talvolta gli viene attribuito, a torto, il titolo di architetto), nel 1921, a causa della sua attività politica, fu trasferito a Parma. Qui, nell'agosto 1922 insieme a Guido Picelli - che dirigeva l’intera formazione - fu comandante degli Arditi del Popolo a difesa del Naviglio, rione popolare di Parma, durante gli assalti degli squadristi fascisti di Italo Balbo.
Andò in esilio nel 1923 quando fu licenziato dalle Ferrovie. A Parigi nel 1925 riprese la sua attività di anarchico militante collaborando alla pubblicazione del numero unico di <<Polemiche Nostre>> (Parigi, 22 agosto 1925), fondando, insieme a Camillo Berneri, il periodico <<Umanità Nova>> (da non confondere con l'allora quotidiano dell'Unione Anarchica Italiana <<Umanità Nova>>), <<La Protesta>> e collaborando ad un numero di <<La Vecchia Umanita Nova>> (15 aprile 1933).
L'1-2 novembre 1935 partecipò al congresso italiano di Sartrouville, dove venne fondato il Comitato Anarchico d’Azione Rivoluzionaria.
Nel 1936 fu uno dei comandanti delle Brigate Internazionali nella rivoluzione spagnola; in particolare fu a capo della squadra dei bomberos, da lui appositamente addestrata per l’assalto. Nell’aprile 1937 (il 7 aprile o l'8) cadde in combattimento durante l’assalto per la presa di Huesca, poi conquistata dalle formazioni antifasciste. I suoi figli furono allevati dalla moglie di Camillo Berneri.
Cieri durante le barricate di Parma (1922)
Riportiamo uno stralcio di Oltretorrente, di Pino Cacucci:
Su un tavolo d’osteria Antonio Cieri e Guido Picelli studiano le mappe della città e le linee difensive contro gli attacchi fascisti:
<<Abbiamo un punto debole: il Naviglio>>, dice Picelli. <<L’Oltretorrente è più facile da difendere, ci sono i ponti da superare, e la struttura stessa della città vecchia ci è d’aiuto. Ma al Naviglio, sarà dura. Lì non abbiamo il fiume e gli orti ad aiutarci, mi preoccupa soprattutto viale Mentana: qui possono attaccare in forze, hanno molto spazio a disposizione. E poi, è vulnerabile per la vicinanza della stazione ferroviaria e dello scalo merci, senza contare la stazione dei tram a vapore...>>.
Picelli e Cieri si guardano negli occhi.
<<Te la senti?>> chiede Picelli.
Cieri non ha un attimo di esitazione.
<<Puoi giurarci. Al Naviglio, non si passa>>.
Picelli gli stringe un braccio, poi si mette a impartire ordini agli Arditi:
<<Compagni! Formate squadre di otto o dieci uomini, come abbiamo previsto nelle esercitazioni! Antonio: quante squadre pensi che ti servano, per resistere al primo impatto?>>.
Cieri ci pensa un istante, scambia uno sguardo con Primo Parisini e con Alberto Puzzarini che gli sono accanto, fucile in spalla e bombe a mano appese al petto, e infine risponde: <<Me ne bastano sei. L’essenziale sarà mantenere i collegamenti. Dobbiamo impedire che ci taglino fuori, tu tieni il grosso delle nostre forze qui, e noi ce la faremo se voi riuscirete a tenervi in contatto>>.
<<Bene. Allora... quattro squadre le mandiamo nel Saffi, e ce ne restano a occhio e croce una ventina per la difesa dell’Oltretorrente. Ora... bisogna organizzare i rifornimenti e la logistica per una resistenza di lunga durata!>>
Una ragazza si affaccia alla finestra brandendo un’accetta, ed esclama alla gente sottostante: <<Che vengano pure! Io son pronta!".
Negli androni delle case, gli insorti preparano bombe rudimentali e bottiglie di petrolio munite di stoppaccio. I negozianti mettono a disposizione cibarie e bevande per i difensori delle barricate, le donne dispongono un servizio di approvvigionamento. Sui campanili, i ragazzi si appostano di vedetta, e così anche sugli abbaini dei tetti. Picelli è con un falegname, che ha intagliato dei rozzi fucili di legno.
<<In mancanza d’altro, procurate altri bastoni, passateci sopra il nerofumo, e impugnateli come se fossero fucili veri. Devono credere che tutta Parma trabocca di armi!"
Arriva un gruppo di uomini al seguito di un giovanotto dall’aria bonaria ma risoluta: è il consigliere comunale Ulisse Corazza, del Partito Popolare, che ha un fucile da caccia in spalla e si guarda intorno con aria preoccupata finché, individuato Picelli, fa un cenno ai suoi e quindi gli va incontro tendendo la mano. Picelli, vedendolo, sembra stupito e raggiante al tempo stesso: <<Consigliere Corazza! Che piacere vedervi qui!>>.
I due si stringono la mano.
<<Un conto sono le direttive di partito>> dice Corazza, <<e un conto è stare a guardare mentre quegli sciacalli invadono la nostra città. Siamo con voi, Picelli!>>
I due si abbracciano. I militanti del Partito Popolare si uniscono agli Arditi del Popolo e agli abitanti insorti, piazzandosi dove viene loro ordinato dai capisquadra.
Nel pomeriggio vengono sparati i primi colpi: alle revolverate di alcuni fascisti che avanzano in ordine sparso, si risponde con sporadiche fucilate che ottengono il risultato di tenerli a debita distanza. Il commissario di pubblica sicurezza Di Seri, che con un gruppo di agenti interviene in viale Mentana', cerca di far arretrare i fascisti appostati dietro gli alberi, ma quando pretende di disarmarne alcuni, viene colpito da una bastonata alla testa. I poliziotti si ritirano, portando via il commissario semistordito.
Mentre i combattenti di Cieri, Parisini e Puzzarini, in Borgo del Naviglio, raccolgono materiali per tirar su barricate, arriva un prete in bicicletta, con la tonaca che svolazza al vento. Scende al volo, getta la bicicletta contro un muro nei pressi della chiesa e si dirige verso Antonio Cieri.
<<Oh Cristo...>>, si lascia sfuggire l’anarchico.
Il sacerdote lo redarguisce: <<Non nominare il nome di Dio invano, figliolo!>>.
<<Invano? Senti, prete: guarda che Gesù Cristo aveva molto più da spartire con la gente come noi che con i tuoi papi e cardinali>>.
<<Ohé, ross, ti pare questa la giornata adatta per le disquisizioni teologiche?" sbotta il sacerdote.
<<Forza, vieni a darmi una mano, muoviti!>>.
Cieri, spiazzato, lo segue in chiesa. Una volta entrati, il prete si inginocchia e si fa il segno della croce; l’anarchico non mette piede in chiesa da quando era bambino e quindi resta imbambolato, gli occhi incollati a un grande crocefisso che si leva, fra luce e ombra, in una cappella laterale. Il prete afferra una panca da un lato, e gli dice: <<Allora, mi aiuti o no? Che aspetti?>>.
Cieri lo aiuta a portare fuori la prima panca. Mentre la sistemano sulla barricata in costruzione, Cieri ordina agli altri Arditi del Popolo: <<Portatele tutte qui, due alla volta, senza intralciarvi e a turno per non lasciare sguarnita la difesa. Dieci uomini restino appostati, e senza perdere di vista il nemico>>. In breve, decine di panche si accatastano sulla barricata. Dal portone della chiesa spuntano quattro Arditi bagnati di sudore, che trascinano sbuffando e imprecando il confessionale.
<<Eh, no! Quello no!>>, fa il prete.
<<E perché quello no?>>, gli domanda Cieri.
Il prete alza il dito indice con espressione severa: <<Perché nei prossimi giorni mi servirà là dentro>>. Getta un’occhiata oltre la barricata, e aggiunge: <<Saranno anche fascisti e se lo meritano, ma c’è pur sempre il quinto, non uccidere. E comunque dovrete confessarvi. Tutti!>>.
Oh, come no... Puoi contarci senz’altro>> fa Cieri, con aria sorniona.
La targa in suo ricordo a Parma
Il 22 marzo 2006 è stata collocata, a Parma, una targa in ricordo del suo contributo alla difese di Parma dagli attacchi fascisti.L'atto è stato presentato da Massimo Franzoni, che ha spiegato la importanza dell'iniziativa tesa al ricordo della memoria storica dei libertari. Massimo Ortalli è intervenuto per ricordare le gesta di Antonio Cieri, dei libertari e degli antifascisti di Parma. Alla commemorazione era presente anche una delegazione di Vasto (paese natale di Cieri).
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