giovedì 1 dicembre 2011

42° anniversario della morte di Giuseppe Pinelli

Fonti: -"Lotta di Classe"  periodico anarco-sindacalista n. 122 periodo ottobre-dicembre;
            - http://www.centrostudilibertari.it/index.php/pinelli.html
            - http://ita.anarchopedia.org/Giuseppe_Pinelli




Ferroviere anarchico iscritto all'USI, "pino" viene ucciso all'interno della questura di Milano il 12 dicembre 1969.


 Giuseppe (Pino) Pinelli, anarchico milanese, nato il 21 ottobre del 1928 e morto il 15 dicembre del 1969 precipitando dal quarto piano della Questura di Milano durante un interrogatorio. Terminate le scuole elementari Pino Pinelli dovette andare a lavorare, prima come garzone poi come magazziniere. Tuttavia la conclusione degli «studi ufficiali» non lo allontanò dai libri e dagli interessi culturali: lesse centinaia di volumi divenendo appassionato autodidatta. È del periodo della Resistenza l'inizio della sua militanza politica: fu giovane staffetta partigiana nella formazione socialista «Franco» (delle Brigate «Matteotti»). Si avvicinò all'anarchismo nel 1952, frequentando una scuola di esperanto. Fu in quell'occasione che Giuseppe incontrò Licia Rognini, che dopo pochi anni sposò. Pino e Licia ebbero due bambine di nome Silvia e Claudia. Nel 1954 Pino vinse un concorso ed entrò nelle ferrovie come manovratore. Nei primi anni Sessanta alcuni giovani crearono il gruppo Gioventù libertaria; Pino, nonostante avesse una quindicina di anni in più dei fondatori del gruppo, condivise l'esperienza con grande entusiasmo rappresentando un punto di contatto fra i nuovi arrivati all'anarchismo e i vecchi militanti. Nel 1965 è fra i promotori del Circolo Sacco e Vanzetti di viale Murillo, circolo che, nel 1968, si trasferì in piazzale Lugano prendendo il nome di Circolo anarchico Ponte della Ghisolfa. In questa atmosfera ricca di stimoli e slanci Pinelli si impegnò con grande generosità e capacità promuovendo diverse iniziative (tra cui la Croce nera anarchica e la sezione Bovisa dell'Unione sindacale italiana – USI) e creando occasioni di confronto fra lavoratori e studenti. Poi giunse il dicembre del 1969, con la «strage di Stato» di piazza Fontana, la montatura contro Valpreda e altri anarchici, il fermo «per accertamenti» di Pinelli, la sua uccisione. La immediata e forte campagna di contro-informazione, che coinvolse oltre agli anarchici anche parte della sinistra extra-parlamentare e parlamentare, fece sì che larghi settori dell'opinione pubblica non presero mai sul serio le versioni ufficiali (tra loro per altro contraddittorie) del «suicidio» (polizia) e del «malore attivo» (magistratura). La tragica morte di Pino diede luogo a vari libri e ispirò vari artisti, dal premio Nobel (1997) Dario Fo, con la sua opera teatrale Morte accidentale di un anarchico, al pittore Enrico Baj, con i suoi Funerali dell'anarchico Pinelli.


Il 12 dicembre 1969 a Milano nella sede della banca nazionale dell'agricoltura in piazza Fontana alle 16,37 scoppia una bomba che causa la morte di 16 persone e il ferimento di altre 88. Nella stessa ora a Roma scoppiano altre bombe. Infine, nella banca Commerciale di Milano viene trovata una borsa contenente una bomba che in tutta fretta, viene fatta esplodere eliminando una prova preziosa per le indagini. Immediatamente, a dimostrazione di un disegno già preordinato, le indagini senza alcun indizio seguono la pista anarchica. Il commissario Luigi Calabresi già alle 19,30 (3 ore dopo la strage) ferma alcuni anarchici davanti al circolo di via Scaldasole.
Nella notte del 12/12/1969 sono illegalmente fermate circa 84 persone quasi tutte anarchiche, tra cui Giuseppe Pinelli. Il lunedi 15/12 viene arrestato con l'accusa di starge Pietro Valpreda, anarchico. Dopo più di tre anni di galera, innocente, sarà completamente assolto. I giornali partono con una campagna stampa di calunnia e denigrazioni sposando le tesi della questura.
La sera del 15 dopo 3 giorni di continui interrogatori muore, volando dal 4° piano della questura, Giuseppe Pinelli. Aldo Palumbo, cronista dell'Unità, mentre cammina sul piazzale della questura sente un tonfo poi altri 2 ed è un corpo che cade dall'alto, che batte sul primo cornicione del muro, rimbalza su quello sottostante e infine si schianta al suolo per metà sul selciato del cortile per metà sulla terra soffice dell'aiuola.
Nella stanza dell'interrogatorio sono presenti il commissario Luigi Calabresi, i brigadieri Panessa, Mucilli, Mainardi, Caracutta e il tenente dei carabinieri Lograno che saranno tutti per "meriti" elevati di grado. Il questore Marcello Guida, nel 1942 uomo di fiducia di Benito Mussolini e direttore del confino politico di Ventotene, già 20 minuti dopo, dichiara che il Pinelli si è suicidato e che il suicidio è una ammisione di colpevolezza perché "l'alibi era crollato".
Nel primo mese vengono fornite 3 versioni contrastanti di come sarebbe venuto il suicidio. Gli anarchici accusano subito la polizia di assassinio e i fascisti e lo Stato di essere gli autori delle stargi. Parte una campagna di controinformazione con assemblee, cortei, libri, fino ad arrivare ad un processo allo Stato.


Manifesto dell'USI-AIT in occasione del quarantennale della strage di Piazza Fontana e dell'uccisione di Giuseppe Pinelli, anarchico e militante USI
Si scopre che a mezzanotte meno due secondi (2 minuti e 2 secondi prima della caduta di Pinelli) venne chiamata l'autoambulanza. La stanza dell'interrogatorio larga m.3,56x4,40 e contenente vari armadi e scrivania e la presenza di 6 persone rende impossibile uno scatto di Pinelli verso la finestra. La stranezza è che la finestra fosse aperta, trattandosi di dicembre e di notte. Pinelli cade scivolando lungo i cornicioni. Non si è dato quindi nessuno slancio. Egli cade senza un grido e senza portare le mani a protezione della testa, come se fosse già inanimato.
«Noi accusiamo la polizia di essere responsabile della morte di Giuseppe Pinelli, arrestato violando per ben due volte gli stessi regolamenti del codice fascista. Accusiamo il questore e i dirigenti della polizia di Milano di aver dichiarato alla stampa che il suicidio di Pinelli era la prova della sua colpevolezza, e di aver volontariamente nascosto il suo alibi dichiarando che "era caduto". Gli stessi inquisitori hanno dichiarato di non aver redatto alcun verbale edi interrogatorio di Pinelli, pertanto ogni eventuale verbale che venisse in seguito tirato fuori è da considerarsi falso. Accusiamo la polizia italiana di aver deliberatamente impedito che l'inchiesta si svolgesse sotto il controllo di un magistrato con la partecipazione degli avvocati della difesa. Accusiamo i magistrati e la polizia di aver ripetutamente violato il segreto istruttorio diffondendo voci e accuse tendenti a diffamare di fronte all'opinione pubblica un uomo assolutamente innocente, ma per loro colpevole di essere anarchico. Noi accusiamo lo Stato Italiano di cospirazione criminale nei confronti dell'anarchico Pietro Valpreda, da mesi sottoposto ad un feroce linciaggio morale e fisico, mentre le prove che gli inquirenti credono di avere contro di lui, si smantellano da sole una per una.»
Con queste parole gli anarchici sintetizzavano la loro accusa nei confronti dello Stato e dei suoi apparati, la cui natura intrinsecamente criminale e violenta appariva evidente.





Sentenza del Giudice                                                Pr.Nr. 3192/71-A-G-I.       Istruttore                                                                         Sezione 8
dr. Gerardo D'Ambrosio
                    TRIBUNALE CIVILE E PENALE DI MILANO
                         IN NOME DEL POPOLO ITALIANO
Il Giudice Istruttore presso il Tribunale Civile e Penale di Milano he pronunciato la seguente SENTENZA nel procedimento.
                                                                               contro
1) CALABRESI LUIGI, nato a Roma il 14-11-1937.Elett.dom. pr.st.avv.
    Michele Lener, Galleria del Corso, 1 Milano
2)LOGRANO SAVINO, nato a Sinazzola (BA) il 16-1-1940, res. a Torino
   Via Padova N. 33.
    Elett. dom. pr-st,avv. Armando Cillario, Corso Porta Vittoria 31 Milano
3)PANESSA Vito Donato Antonio, nato a Gioia del Colle (BA), IL
   20-04-1927dom. a Milano in via Fatebene Fratelli n. 11 Elett. dom pr.st.
   avv Vincenzo Garofalo, Corso Matteotti n. 1 Milano
4)CARACUTA Vincenzo Antonio, nato a Martano. (LE) L' 1-5-1935, res a
 Bari in Via Cagnazzi n. 53. Elett,dom.pr.st.avv. Vincenzo Garofalo, Corso
 Matteotti n. 1 Milano
5) Mainardi Carlo Mario nato a Rosasco (PV) il 26-12-1922, dom. a Milano
    in via Fatebene Fratelli  n. 11. Elett.dom.pr.st.avv. Vincenzo Garofalo,
    Corso Matteotti n. 1 Milano
6)MUCILLI Pietro, nato a castiglione Messer Marino (CH) il 6-10-1927,
   res. a Milano in via delle Genziane n. 5. Elett.dom.pr.st.avv. Vincenzo
   Garofalo, Corso Matteotti n. 1 Milano
7) ALLEGRA Antonino nato a S, Teresa in Riva (ME) il 21-11.1924 res.
    in Milano in via delle Ande n. 14. Elett.dom.pr.st.avv.prof. Alberto Crespi
    Via Verga n. 14 Milano
8)SMURAGLIA Carlo, nato ad Ancona il 12-08-1923 res. a Milano
   in Piazza Belgioioso n. 1

IMPUTATI
CALABRESI LUIGI - LOGRANO SAVINO - PANESSA VITO - CARACUTA GIUSEPPE - MAINARDI CARLO -MUCILLI PIETRO:
A) Del reato previsto e punito dagli articoli 110, 112, n. 1, 575, 61 C.P. per
   per avere in Milano in concorso tra di loro e, cioè, in numero di persone
   superriore a 5, con abuso dei poteri e violazione dei doveri inerenti alla loro
   qualifica di Ufficiali di Polizia Giudiziaria, cagionato la morte di PINELLI
   Giuseppe, avvenuta alle ore 1,50  del 16 dicembre 1969 a seguito di
   precipitazione da una finestra del 4° piano della Questura di Milano.
ALLEGRA ANTONINO:
B) del reato previsto e punito dall'art c.p. perchè, nella sua qualità di
     Commissario Capo di P.S. dirigente l'Ufficio politico della Questura
     di Milano, con abuso dei poteri inerenti alle sue funzioni, procedeva allo
     arresto illegale dell'anarchico PINELLI Giuseppe, trattenendo lo stesso
     nei locali della questura in istato di fermo dalla sera del 12 fino alla notte
     tra il 15 e il 16 dicembre 1969 e. cioè per un tempo ben superiore a quello
     strettamente necessario per il suo interrogatorio, omettendo di farlo
     tradurre immediatamente nelle carceri giudiziarie a disposizione del
     Procuratore della Repubblica e comunicando a quest'ultimo la notizia
     dell'avvenuto fermo con notevole ritardo rispetto al momento in cui
     il fermo di Polizia Giudiziaria si era effettivamente verificato.
SMURAGLIA CARLO:
C) del reato previsto e punito dall'articolo 368, I° e II° comma c.p.
     per avere, con denunzia da lui sottoscritta e presentata al Procuratore
     Generale di Milano il 23 giugno 1971, incolpato dei delitti di omicidio
     volontario, violenza privata, sequestro di persona, abuso di ufficio
     e abuso di autorità, pur sapendolo innocenti, Allegra Antonino,
     Calabresi luigi,, Mainardi Carlo,, Panessa Vito, Caracuta Giuseppe,
      Mucilli Pietro, e Lograno Savino.
CALABRESI LUIGI:
 inoltre, in alternativa al reato di cui alla lettera A):
D) del reato previsto e punito dagli articoli 41 p.p 589 p.p C.P.
     perchè, in Milano, concorreva a causare per colpa la morte di PINELLI
    Giuseppe, avvenuta in seguito di lesioni da precipitazione alle ore 1,50
    del 16 dicembre 1969, in quanto nella sua qualità di funzionario addetto
    Ufficio politico della Questura di Milano, che aveva ricevuto dal dirigente
    dell'Ufficio stesso l'incarico di interrogare la persona sopra indicata,
    custodita in stato di fermo nei locali della Questura stessa, circa i rapporti
    intrattenuti con Valpreda Pietro (indiziato come autore della strage
    verificatasi in Milano il 12-12-1969 nella sede della Banca Nazionale
    dell'Agricoltura) e dopo che nel corso del lungo interrogatorio erano
    state rivolte al Pinelli, da lui e dal dirigente dell'Ufficio, domande e
    contestazioni ad "effetto" dalle quali avrebbe potuto derivare
    all'interrogato il convincimento che la Polizia era a conoscenza di gravi
    elementi a suo carico in ordine a sue eventuali responsabilità per la
    strage di cui sopra o per precedenti attentati dinamitardi o, comunque,
    in ordine alle responsabilità di elementi anarchici in relazione alla strage
    predetta, ometteva, a interrogatorio ultimato, di impartire le opportune
   disposizione per la vigilanza e la custodia del fermato e, in paricolare,
   ometteva di disporre che lo stesso venisse adeguatamente custodito
   in un locale interno dell'edificio a tal uopo adibito o venisse,
   quanto meno, strettamente sorvegliato a vista da personale
   specificatamente incaricato, cosicchè il Pinelli rimasto in sua momentanea
   assenza in condizioni di relativa libertà di movimento nella stanza con
   finestra a balcone dove lìinterrogatorio si era svolto, poteva, con mossa
   improvvisa e tale da prevenire il possibile intervento delle altre persone
   casualmente presenti nell'ufficio stesso, precipitarsi dalla finestra sita
al quarto piano dell'edificio.

3 commenti:

  1. LETTERAAPERTA A PAOLO CUCCHIARELLI

    diJoe Fallisi

    SuPinelli

    In questo caso preferisco, piuttosto che contestare la tua, darti direttamente la versione che ritengo io più verosimile. Per sapere da una fonte non poliziesca cosa possa essere successo verso la mezzanotte del 15 dicembre 1969 al quarto piano della Questura milanese, disponiamo di una sola testimonianza utile, le dichiarazioni di Pasquale “Lello” Valitutti, che si trovava in stato di fermo nella stanza accanto a quella in cui avvenne la tragedia. A mio parere non l’hai tenuta nella considerazione che indubbiamente merita. Lello affermò ai magistrati che lo interrogarono di aver visto uscire Calabresi dal suo ufficio una sola volta e di lì entrare e rimanere per tutto il tempo nella stanza dell’interrogatorio. Dunque non è vero, stando alle sue parole di cui mi fido, che al momento della caduta di Pino Calabresi fosse altrove, come invece, ad usum Delphini, stabilì la sentenza del giudice D’Ambrosio. Che davvero non so con quale faccia di palta sepolcrale poté concludere che “L’istruttoria lascia tranquillamente ritenere che il commissario Calabresi non era nel suo ufficio al momento della morte di Pinelli” (http://it.wikipedia.org/wiki/Giuseppe_Pinelli). Ma, a parte la presenza o meno di Calabresi, sono i tempi indicati da Valitutti ad essere di estremo rilievo per la comprensione di quel che poté accadere. Egli ha sempre sostenuto che circa 15 minuti prima di udire il tonfo del corpo di Pinelli precipitato nel cortile, sentì un netto trambusto provenire dalla stanza in cui si trovava Pino. Poi silenzio, fatale. Nessun grido, nessuna esclamazione, neanche una parola. E neppure in contemporanea o subito dopo quel rumore sordo. Questo è quello che penso io: Pinelli, durante gli interrogatori, deve aver capito dell’esistenza, all’interno del Ponte della Ghisolfa e del suo stesso gruppo, Bandiera Nera, di una lurida spia che informava puntualmente la questura, Enrico Rovelli, alias “Anna Bolena” per lo Stato. I poliziotti sapevano troppe cose dell’attività per la resistenza greca di Pinelli e dei suoi compagni più intimi. E quello era proprio il cavallo di Troia e il ricatto con cui tentavano di incastrare sia lui sia Valpreda… Non escludo abbia compreso anche il vero ruolo di Sottosanti, un individuo di cui si fidava troppo generosamente, e come in realtà era avvenuta la strage… avrà detto qualcosa di troppo all’indirizzo degli sbirri e di Calabresi… Il suo stato di salute, dopo tutti quei giorni di fermo illegale, già non era buono… una percossa brutale deve avergli tolto la conoscenza… a quel punto fu presa la decisione, non immediata, di sbarazzarsi del corpo, evitando così autoambulanze, ricovero in ospedale, inchieste e scandalo sui maltrattamenti. Questo fu il “balzo felino” di cui parlò lo svergognato Allegra (ibid.), in realtà la defenestrazione e caduta quasi in verticale di un corpo già privo di sensi e con addosso entrambe le scarpe – mentre la terza rimase nella mano, anzi era la mano, dei suoi assassini.

    Pietro, Pino… riposate in pace, amici miei, compagni. Sarete ancora, ci posso scommettere, in qualche stanzetta magica, su tra le nuvole, a giocare a scopa con l’Augusta, un bicchiere di vino sul tavolo.

    Milano, 15 dicembre 2010

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    Risposte
    1. Davvero grazie del contributo. Siamo vicini al tuo dolore, che è il dolore di tutto il movimento Anarchico. W l'Anarchia!

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